Business coaching, la necessità di una professionalità certificata

Dopo il boom negli Usa, la figura del business coach comincia a farsi strada anche in Italia, e per ragioni specifiche. 

In seguito alla crisi pandemica del 2020, sempre più imprese e figure manageriali avvertono la necessità di ottimizzare le procedure aziendali per migliorare l’efficacia interna e l’intera gestione economica. L’importanza di un sostegno da parte di professionisti attivi nel mondo del coaching è confermata dai dati.

Secondo una ricerca pubblicata dalla società di consulenza Metrix Global, la presenza di un esperto in aziende “Fortune 500” ha generato rendimenti pari al 529%.

La necessità di garantire professionalità accreditate, un solido codice etico e una connessione tra coach e aziende è la mission di ICF (International Coaching Federation), organizzazione internazionale senza scopo di lucro e che conta, nel nostro Paese, più di 800 coach affiliati.

L’attuale presidente ICF Italia 2023, da 12 anni impegnata con ruoli attivi da volontaria in associazione, è Annalisa Bardi, executive coach, Professional Certified Coach (PCC ICF). Laureata in scienze matematiche e con una lunga esperienza come manager ed executive, Social Up Magazine l’ha intervistata per scoprire quali saranno il focus, gli obiettivi e le prospettive per il 2023.  

Annalisa Bardi, quali sono i punti cardine che verranno portati avanti durante il suo incarico?

Il tema che ho identificato per quest’anno è la partecipazione. I punti cardine che danno un senso al mio concetto di partecipazione sono 4.

Il primo è il significato di essere associati ICF Italia. Questo vuol dire accrescere ulteriormente i benefici offerti da ICF Italia rendendoli anche sempre più visibili. Vuol dire anche incrementare le opportunità di scambio e di conoscenza tra i coach associati, nutrire e stimolare la partecipazione e il senso di appartenenza.

Il secondo è il valore di quello che siamo, così da mostrarlo al mondo e comunicarlo sempre di più. Sarà un modo per cogliere tutte le occasioni di raccontare ICF Italia, come funziona e tutte le attività e progetti che sta portando avanti. E, come fattore strategico della comunicazione, la realizzazione di un nuovo sito web che ci permetta di rappresentare al meglio la nostra immagine e la nostra eccellenza.

Il terzo punto riguarda la ricchezza del respiro internazionale. Siamo parte di qualcosa di più grande e dobbiamo coglierne appieno le opportunità. Ciò significa accrescere ancora di più il dialogo tra ICF Italia e ICF Global e EMEA. Un dialogo che deve essere in entrambe le direzioni, sia per ricevere noi stimoli nuovi ed esperienze dagli altri chapter, sia per valorizzare verso International l’operato del nostro chapter.

L’ultimo punto è dedicato alla bellezza di costruire insieme. L’associazione siamo noi, e dobbiamo quindi incrementare il dialogo con i nostri associati tenendo sempre tutti aggiornati su quanto sta succedendo o stiamo progettando di fare e stimolando nuove idee e proposte. L’ascolto di feedback, idee e progetti è la base per costruire insieme.

Annalisa Bardi

Ci sono dei temi che, a suo avviso, richiedono una particolare attenzione? 

Guardando al nostro interno, ho sentito molto forte il desiderio delle persone, nostri associati, di essere ascoltate e di poter contribuire ma anche di vedere un seguito a quanto segnalato e proposto. 

Stiamo coinvolgendo tanti associati come volontari nelle molteplici attività di ICF Italia ed è nostra responsabilità, come membri del comitato direttivo, accompagnarli nel loro compito ascoltando il loro punto di vista.

Guardando invece all’esterno, credo che un importante punto di attenzione sia l’improprio uso della parola “coach”. Viene usato in pubblicità e spettacoli dando un significato diverso da quello che è per noi ma soprattutto ci sono in giro tanti coach “improvvisati” che, con una scarsa o poco più che nulla preparazione, si spacciano per tali rovinando la nostra immagine professionale sul mercato e la conoscenza vera del coaching. Alcune volte mi è capitato di dialogare con aziende che mi hanno detto “il coaching l’abbiamo provato e non ci interessa più”, per scoprire poi che erano entrati in contatto con uno dei coach improvvisati citati prima. Difficile poi riconquistarsi la fiducia.

L’etica e la competenza sono capisaldi imprescindibili in ogni ambito, e a cui ICF Italia presta particolare attenzione. Ritiene che il mondo del coaching abbia ancora margini per essere meglio compreso e conosciuto?

Sì. La missione di ICF e di ICF Italia è far conoscere il coaching e ICF. Il nostro compito è proprio quello di far comprendere cosa ci differenzia dagli altri e spiegare cos’è il coaching per ICF. 

Un coach ICF aderisce al codice etico e si impegna a rispettarlo sempre. Un coach ICF apprende la professione del coach utilizzando un approccio standard guidato da 8 competenze. Un coach ICF deve sostenere un esame durante il quale si verifica la profonda conoscenza del codice etico e delle nostre competenze. E infine, un coach ICF può ottenere diversi livelli di credenziali (ACC, PCC, MCC) e per ottenerle deve avere fatto (oltre all’esame sopra citato) formazione, ore di coaching e aver ricevuto ore di mentoring. Ogni credenziale ha validità di tre anni e, per rinnovarle, bisogna dimostrare di avere fatto ulteriore formazione durante i tre anni. Questa è un’enorme garanzia della professionalità dei nostri coach. E questo è quello che noi dobbiamo continuare a diffondere.

 Quali sono i vantaggi di essere associati ICF Italia?

Quando sono entrata in ICF Italia, il vantaggio più grande che ho percepito è stato quello di non sentirmi più sola. Credo che questo valga per molti dei nostri associati. La professione del coach è quasi sempre una professione in solitudine, ed essere parte di una comunità è molto importante. Offriamo una grande varietà di opportunità e occasioni di scambio e confronto: i nostri eventi nazionali, gli incontri organizzati dai Local Ambassador, gli stimoli lanciati dal nostro Coaching Tribe e ovviamente la partecipazione come volontari ai tanti nostri progetti e iniziative. Le occasioni di networking e confronto sono molto apprezzate dai nostri associati.

Un altro grande beneficio, riconosciuto dalla maggior parte dei nostri associati, è la formazione. Offriamo infatti una ricchezza di webinar tenuti da relatori di alto livello su una grande varietà di temi a supporto della nostra professione di coach. Ogni evento permette di ottenere dei crediti formativi utili per il rinnovo delle credenziali.

Da ultimo, non certo per importanza, oltre ai valori e alla bellezza da costruire insieme, qual è il valore aggiunto del respiro internazionale che caratterizza ICF?

ICF è stata fondata nel 1995, diventando la più grande organizzazione di coach professionisti nel mondo. Oggi si è organizzata in un ecosistema che rappresenta le varie aree di interesse del mondo del coaching, sei famiglie organizzative che rappresentano la totalità di ICF. Questo permette di avere un focus preciso su ogni tema di interesse per noi, sia di gestione che di sviluppo e di analisi di futuri scenari di mercato.

Abbiamo quindi un’ampiezza di servizi e informazioni unica. Far parte di qualcosa di così grande e ricco ci permette di avere una visione più ampia e di alzare lo sguardo. E il nostro compito è anche quello di aiutare i nostri associati per sfruttare tutte le opportunità che da questo punto di vista ci vengono offerte.

Un paio di esempi. Ogni anno ICF organizza il Global Leaders Forum dedicato a tutti i Chapter Leader del mondo, una grande occasione di incontrare persone con esperienze diverse e vedere nuovi punti di vista. Un altro appuntamento annuale è l’International Coaching Week, una settimana durante la quale tutti i coach del mondo sono invitati ad organizzare eventi o sessioni dimostrative per far conoscere il coaching ICF e farne apprezzare la bellezza.

redazione