Bloody Sunday un capolavoro da non perdere

Bloody Sunday (2002) di Paul Greengrass.
Vincitore al Sundance 2002 e Orso d’Oro al Festival di Berlino, il film che rievoca ‘il giorno dell’infamia britannica’, è diventato ben presto un vero e proprio cult.

Bloody Sunday ricostruisce dettagliatamente, con uno stile vivido e graffiante atto a rievocare nel migliore dei modi per noi spettatori la confusione e l’intensità della tragedia, uno degli episodi meno edificanti della storia inglese.

Per le tecniche di ripresa, per la macchina portata a mano in perenne movimento, per il montaggio, per il modo di portare avanti la vicenda… questo sconvolgente lavoro di Paul Greengrass è paragonabile a un video amatoriale, a un documentario in presa diretta.
Sconvolgente per quanto mostra e perché ci fa riflettere in che tipo di mondo si viveva (e ancor oggi si vive: purtroppo avvenimenti simili continuano ad accadere e sembra che nessuno possa porvi fine).

Una storia difficile da raccontare e da spiegare.
La rappresentazione è secca, oggettiva, quasi fredda. La regia sembra non metterci nulla di suo: lo spettatore è lasciato libero di giudicare da sé.
Il migliore omaggio a tante vittime innocenti, un terribile atto di accusa contro ogni forma di imperialismo. Difficile uscire dalla visione senza un nodo alla gola.

Un film che coinvolge talmente tanto da farti star male, da non vedere quasi l’ora che finisca per poter ributtarti nella tua banale quotidianità, trovandovi conforto e sollievo.
E’ veramente un pugno nello stomaco per chiunque abbia un briciolo di sensibilità, un film che ti fa capire cosa sia la violenza, come e perché nasca. Un film, forse, che ci indurrà ad essere più vigili nelle cose di ogni giorno e a prendere posizione quando qualcosa contrasta con la nostra coscienza.
Da proiettare in tutte le scuole, in tutte le università.

Impegnato al massimo l‘intero cast, un plauso al protagonista James Nesbitt.

redazione