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Bauli in Piazza: il silenzioso grido d’aiuto dei lavoratori dello spettacolo

500 bauli posizionati in maniera ordinata in piazza Duomo a Milano. E poi 1300 persone con mascherine nere e t-shirt dello stesso colore con la scritta #noifacciamoeventi. Si è svolta così la manifestazione Bauli in Piazza, organizzata dall’associazione culturale senza scopo di lucro Bip. A manifestare c’erano gli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo: il tecnico luci, quello dei suoni, organizzatori e manager etc. Insomma, tutti, nessuno escluso, hanno preso parte all’iniziativa.

Tutti in piazza

La manifestazione del 10 ottobre è stato l’ennesimo tentativo di portare all’attenzione del Governo uno dei settori più colpiti dall’emergenza Covid. I partecipanti hanno usato i bauli come tamburi e battendo sopra le mani hanno suonato alcuni pezzi di canzoni. Quelle stesse canzoni che oggi come oggi non riecheggiano nei palazzetti, sono state poi seguite da lunghi momenti di silenzio. Un’atmosfera decisamente lugubre che sottolinea come questo settore sia davvero in crisi.

L’intento della manifestazione, che si preannuncia essere solo la prima di tante altre, è quello di chiedere al Governo una legislazione chiara che permetta la ripartenza di eventi, fiere e spettacoli. Si richiedono regole uniche e sostenibili sia dal punto di vista sanitario che economico.  Bisogna rivedere soprattutto le norme riguardo la capienza dei teatri e dei palazzetti, che ad oggi sono forse eccessivamente restrittive.

Manifestare nel rispetto del distanziamento sociale

Le immagini di piazza Duomo gremita di persone disposte in maniera ordinata e a distanza di sicurezza dimostrano che oggi è possibile manifestare nel pieno rispetto delle norme sanitarie. Ovviamente per ottenere questo risultato, l’evento è stato studiato in ogni minimo dettaglio ed è da mesi che se ne parla.

Gli organizzatori hanno anche creato un profilo su Instagram su cui già dai giorni scorsi hanno pubblicato le foto dei partecipanti. I post dei protagonisti della manifestazione sono stati pubblicati con tanto di nome, cognome età e professione del partecipante, di cui è stata anche postato un primo piano su sfondo rosso.

E gli artisti cosa dicono?

A sostegno della manifestazione si sono schierati anche numerosi artisti. Saturnino Celani è sceso in piazza con i manifestanti e ha condiviso l’iniziativa sui suoi social. Vasco Rossi, Piero Pelù, Ligabue, Alex Britti, Umberto Tozzi, Giuliano Sangiorgi, Gigi D’Alessio, Fiorella Mannoia ed Emma Marrone hanno postato sulla loro pagina Instagram l’immagine della manifestazione e si sono simbolicamente uniti a questa lotta.

Anche Fedez è intervenuto riguardo questa vicenda per proporre una sua idea. Il celebre rapper ha avviato una riflessione riguardo al cosiddetto anticipo minimo garantito, ovvero una somma che ogni artista guadagna prima ancora di fare il tour nei palazzetti. Essendo tutti i concerti stati rimandati all’anno prossimo, Fedez ha proposto di mettere insieme gli anticipi minimi garantiti e istituire un fondo comune per aiutare i lavoratori di questo settore. L’idea sarebbe anche quella di coinvolgere le agenzie di booking, che ad oggi, non avendo fatto i rimborsi dei biglietti per nessun concerto, hanno da parte una buona somma di guadagni. Per ora è solo una proposta avanzata nelle storie di Instagram, ma magari diventerà realtà.

Una realtà sempre più in crisi

Effettivamente il mondo degli eventi e delle discoteche è realmente in ginocchio. Molti per cercare di tamponare la situazione si sono reinventati. Per esempio, l’Alcatraz di Milano venerdì 16 ottobre riaprirà le porte in veste di sala da karaoke e lounge bar. Altre realtà invece hanno dovuto chiudere definitivamente stroncate dalle perdite economiche, come per esempio il Salone dell’Angelo e il Teatro Margherita di Roma.

Insomma, non c’è più tempo da perdere se si vogliono tutelare le 570 000 persone che vivono di queste realtà e che da febbraio sono quasi completamente bloccate. Le iniziative solidali, come per esempio il grande concerto che si è svolto a settembre all’arena di Verona, non hanno portato i risultati sperati. Ed oggi il ripensare alle modalità di vivere gli eventi e gli spettacoli deve diventare una delle prerogative del Governo. Solo così si può ancora pensare di salvare alcune preziose realtà artistiche.