Bambini: la tecnologia non è la vostra baby sitter!

Scommetto che alla maggior parte di voi è capitato di andare a cena al ristorante e di notare un bambino, seduto al proprio posto, con in mano un tablet o un videogioco. Almeno una volta vi sarà sicuramente capitato. E’ certo. Questo perché la tecnologia è diventata una specie di baby sitter a basso costo, che distrae i piccoli e magari permettono ai loro genitori di godersi una cena in tranquillità.

Purtroppo però, sempre maggiori studi rivelano quanto gli smartphone abbiano una influenza non proprio positiva sulla mente dei nostri piccoli. Pare che un bambino di terza elementare che usa con una certa frequenza cellulare e social network è soggetto al rischio di depressione il 27 per cento in più rispetto a un coetaneo che sta lontano dalla tecnologia. Bah, forse perché un bambino di terza elementare ha tra i 9 ed i 10 anni.. e forse non è proprio il caso che utilizzi un social network. I tempi sono certamente cambiati da quando noi millennials ci siamo iscritti su faccialibro (probabilmente eravamo già maggiorenni) ma certamente 9 anni sono un po’ pochi. Altro che depressione. E non venite a raccontare la solita favoletta che i bambini vanno responsabilizzati fin da piccoli. Non certo con l’uso dei social network! Piuttosto insegnategli a rifarsi il letto.

Joe Clement e Matt Miles sono due educatori che da molto tempo cercano di spiegare agli adulti quanto sia pericoloso l’uso spropositato di internet e dei social nei giovanissimi. Nel loro libro “Screen Schooled” i due esperti spiegano come tutto questo abuso dell’internet stia pian piano rincoglionendo tutti… in particolar modo i più piccoli.

Il vero problema è che la rete avrebbe per i giovanissimi mille pericoli come, altrettante, mille potenzialità. Bisogna saper trarre ciò che di buono può darci per l’educazione dei nostri figli. Non certo utilizzarli come baby sitter o passa tempo.

Matt Miles e Joe Clement

E’ inoltre emblematico che due tra i geni indiscussi del mondo della tecnologia abbiano scelto per i loro figli un uso attento, controllato e moderato della tecnologia.
Bill Gates e Steve Jobs sono sempre stati coscienti, secondo almeno Clement e Miles, che quello che stavano creando poteva creare una dipendenza.
Pare che proprio Bill Gates è piuttosto emblematica. Il fondatore di Microsoft, resosi conto che la figlia stava diventando dipendente da un video gioco, abbia deciso di limitare sensibilmente il tempo dedicato alla tecnologia, permettendo ai suoi figli di avere un cellulare solo dopo aver compiuto 14 anni.

Steve Jobs invece, genio indiscusso che deve proprio alla figlia alcune delle sue “invenzioni” (come l’Ipod), in un’intervista rilasciata al New York Times rivelò di essere attento al tempo che i figli passavano ” con la tecnologia”. I suoi figli più piccoli, inoltre, non potevano utilizzare computer o Ipad ed il loro accesso alla rete era assolutamente pari a zero.

“È curioso pensare che in una moderna scuola pubblica, dove ai bambini viene richiesto di utilizzare dispositivi elettronici come iPad, i bambini di Steve Jobs sarebbero stati gli unici a rinunciarci”, scrivono Clement e Miles nel loro testo.

Gli autori di Screen Schooled sottolineano come le scuole ordinarie degli Stati Uniti utilizzino una alta percentuale di tecnologia, mentre alcuni degli istituti della Silicon Valley – culla della tecnologia – usino lavagne e gessetti come ai vecchi tempi.

Quello che preme a Bill Gates, ad esempio, è il concetto di educazione personalizzata, quindi l’idea di utilizzare dispositivi elettronici per aiutare a personalizzare i piani di lezione per ogni singolo studente. La tecnologia, secondo l’idea del padre di Microsoft, viene usata in modo mirato, limitato a raggiungere un obiettivo specifico. Niente a che fare con l’intrattenimento. Niente a che fare con il baby sitting, niente a che fare con qualcosa che vi permetta di trastullare vostro figlio mentre cenate fuori al ristorante. Piuttosto fatelo colorare!

Sharon Santarelli