Bambini, genitori e compiti a casa: un triangolo non sempre considerato

Quando si parla di scuola, si parla essenzialmente di educazione e, affinché un processo educativo, compreso quello scolastico, abbia successo, è necessario collezionare una serie di esperienze legate a quel ambito di educazione. Ma educare non è un compito facile e il mondo scolastico dimostra in pieno questa difficoltà. Tanti sono i casi di insegnanti violenti o, comunque, poco inclini alla calma e alla pazienza, ma esiste anche un altro lato della medaglia a causa di genitori che, molto spesso, mettono a dura prova il ruolo stesso degli educatori. E’ sempre più dilagante, infatti, la “moda” di non far fare i compiti ai propri figli, con la scusa di prediligere attività sportive o extrascolastiche in generale. Dopotutto perché “forzare” i bambini a star seduti davanti ad una scrivania anche a casa, quando passano tante ore incollati alla sedia durate le ore scolastiche?

Il fatto in sé avrebbe senso solo se considerassimo i compiti a casa  esclusivamente come un “passatempo” inutile e stressante sotto il punto di vista sia educativo che formativo; ma la verità è che spesso, la vera crescita si verifica quando, nonostante la stanchezza e la noia, si decida comunque di armarsi di volontà e pazienza e rimanere concentrati ancora per un’oretta per completare quell’esercizio di matematica che proprio non capiamo, oppure quel tema di italiano che proprio non riusciamo a svolgere. Bisogna anche dire, però, che spesso i bambini vengano caricati in modo spropositato di esercizi di vario genere, ma decidere di non far fare nessun compito è decisamente controproducente.

Forse la soluzione migliore sarebbe quella di dare meno compiti e, allo stesso tempo, più stimolanti, in modo tale da ottenere, non solo risultati migliori, ma soprattutto compiti svolti. Non si può pensare di poter apprendere materie complesse, come ad esempio le lingue straniere, senza un esercizio costante che si estenda anche oltre le ore spese a scuola. Si tratta di capire la necessità del sacrificio, e di misurarsi sempre con le proprie capacità. E’ questa la forma mentis necessaria a rendere produttivo il lavoro a casa: si impara a capire quali sono i propri limiti e come superarli, si evidenziano i punti di forza, e si trovano strategie per valorizzarli. Non c’è periodo migliore di quello delle elementari per apprendere non solo nozioni, ma anche competenze.

Il ruolo dei genitori è quello di educare i figli e di permettere loro di scoprire le proprie inclinazioni e passioni, che siano i calcoli matematici, la letteratura o le lingue straniere. D’altronde perché attività extrascolastiche di vario tipo dovrebbero essere considerate più importanti di quelle scolastiche? Non sarebbe più producente mettere le due cose allo stesso livello, ammettendo la necessità della presenza di entrambe?

Come affermava Seneca: “Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne perdiamo molto”. Forse, quindi, la chiave per risolvere il problema sta nell’imparare a spendere tempo di qualità nel fare le cose, piuttosto che investire tanto tempo e basta. Forse è questo il segreto che dovremmo rivelare ai nostri figli e a noi stessi.

Nausicaa Borsetti