Il bacio della Vittoria: storia di una foto

V-J Day in Time Square“: un marinaio che bacia con fervore un’infermiera, in una plastica posa che ricorda un casqué, durante i festeggiamenti della Giornata della vittoria sul Giappone (la cosiddetta Victory over Japan Day – abbreviato in V-J Day).
E’ questa la foto sicuramente più emblematica di quella giornata di festeggiamenti; il simbolo di una vittoria, e finalmente di una tanto attesa pace.

Era il 14 agosto 1945 e per caso fortuito Alfred Eisenstaedt, con la sua Leica IIIa, precisamente alle 17:51, si ritrovò per le strade di New York e in posizione ottimale per immortalare la scena che sarà destinata a diventare un simbolo per tutto il mondo.
La foto verrà poi pubblicata sulla rivista americana LIFE diventando l’immagine emblema del giubilo degli americani per la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Ma se scaviamo più nel profondo della storia di questa fotografia si scoprono dettagli interessanti e spesso inaspettati.
Per prima cosa i nomi dei protagonisti: la donna si chiama – purtroppo chiamava poiché è morta lo scorso settembre – Greta Zimmer Friedman e faceva l’infermiera presso un dentista di Times Square. Il marinaio invece era George Mendonsa. Sembrerebbero dati certi successivamente all’indagine di molti giornalisti poiché, in seguito alla pubblicazione della fotografia, molti si sono fatti avanti dichiarando erroneamente di esserne i protagonisti.

I due non si conoscevano, ma si incontrarono durante la festa in strada: tempo di festeggiamenti e di euforia, dopo che il Presidente Truman aveva annunciato che gli Stati Uniti erano finalmente usciti dall’incubo della guerra, che gli era costato l’agghiacciante numero di 413 mila morti.

La Friedman, in un’intervista del 2005 per il progetto Veterans History, ha rivelato che in realtà tutto il romanticismo che pervade la foto è stato frutto di un gesto estemporaneo e inaspettato. “Non era proprio un bacio; era solo qualcuno che festeggiava, non era un evento romantico. Ma solo un modo per ringraziare Iddio che la guerra fosse finita”. E poi: “Quell’uomo era molto forte. Io non lo stavo baciando. Fu lui a baciare me”.

Anche il marinaio Mendonsa conferma la versione: “Arrivammo a Times Square – ha raccontato lui alla CNN – quando vidi l’infermiera. Avevo bevuto qualche drink, ed ebbi l’istinto di afferrarla”.

Ci è pervenuta anche la testimonianza del fotografo Alfred Eisenstaedt: “A Times Square nel V-J Day, ho visto un marinaio che correva lungo la strada afferrando qualsiasi ragazza vedesse. Che lei fosse una nonna, robusta, magra non faceva differenza. Stavo correndo davanti a lui con la mia Leica guardandomi indietro, ma nessuno dei possibili scatti mi piaceva. Poi, all’improvviso, in un lampo, ho visto che afferrava qualcosa di bianco: mi sono girato e ho cliccato nel momento in cui il marinaio baciava l’infermiera. Se lei fosse stata vestita con un abito scuro non avrei mai preso l’immagine. Lo stesso se il marinaio avesse indossato una divisa bianca. Ho scattato esattamente quattro immagini, nel giro di pochi secondi. Solo una era giusta, a causa del bilanciamento. Nelle altre l’enfasi è sbagliata – il marinaio sul lato sinistro è troppo piccolo o troppo alto. La gente mi dice che quando io sarò in cielo mi ricorderanno per questa immagine”.

Oltre a Eisenstaedt, quell’immagine è stata catturata, da un’altra angolatura, anche dal fotografo militare Victor Jorgensen. La sua foto venne pubblicata il giorno dopo sul New York Times, ma probabilmente la versione frontale di Eisenstaedt è risultata più efficace nel rappresentare il giubilo di quel giorno.

Questa la storia di una delle fotografie più simboliche e famose dell’ultimo secolo. Due sconosciuti uniti dalla gioia per la tanto attesa fine della guerra, e la prontezza di un fotografo fortunato hanno regalato al mondo una memoria indelebile di un giorno altrettanto indelebile.

Camilla Antonioni