Aggiornamento delle competenze per rilanciare l’occupazione giovanile

L’occupazione giovanile in Italia negli ultimi sedici anni si è contratta di 11 punti percentuali. Un dato per certi versi atteso, considerato il progressivo invecchiamento della popolazione, ma drammatico nella sua consistenza numerica. E’ quanto emerge da una recente ricerca Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che nel suo “Preventing ageing unequally” affronta il tema dell’invecchiamento delle società europee. Tra queste, quella italiana emerge tra quelle in maggiori difficoltà, mettendo assieme invecchiamento della popolazione, bassa crescita economica e asfissia del mercato del lavoro.

Come uscire dal problema? Parliamo ovviamente delle politiche per il rilancio dell’occupazione giovanile, essendo invece il problema della bassa natalità non risolvibile con semplici incentivi fiscali alle famiglie. In questi giorni di discute, con la nuova legge finanziaria, l’introduzione di nuovi incentivi per l’assunzione dei più giovani, ma il problema resta la scarsa occupabilità di una grande fascia d’eta di lavoratori, che va dai 15 ai 40 anni. E’ un problema di competenze, che devono essere costantemente aggiornate anche nei periodi di non occupazione, anche con strumenti semplici come può essere ad esempio un corso d’inglese online. Si tratta di una criticità emersa anche nel corso dei dibattiti a “World Skills 2017” l’evento mondiale sulle competenze promosso da istituzioni e organizzazioni internazionali che si occupano di lavoro e formazione, conclusosi lo scorso 18 ottobre a Dubai.

Gli italiani, d’altro canto, risultano essere molto disponibili all’aggiornamento professionale. Secondo una ricerca condotta da una società internazionale di recruiting, ben il 96% è pronto a farlo perché è convinto possa migliorare l’occupabilità e addirittura il 94% pensa si tratti di una sua responsabilità. E’ un passo avanti notevole quello che viene fotografato da questa indagine, un passo che ci pone per la prima volta davanti a molti altri paesi in fatto di propensione al miglioramento personale. C’è da notare che si parla di lavoratori dipendenti, quindi di occupati. Ecco perché dalla ricerca risulta che addirittura il 70% degli intervistati sarebbe pronto a pagarsi l’aggiornamento professionale di tasca propria. Non può essere così, evidentemente, per chi è disoccupato e ancor di più per chi è senza lavoro e senza sussidi perché in uscita da un’attività autonoma ad esempio. In questi casi la decisione se intraprendere o meno un percorso di aggiornamento professionale può anche non essere semplicemente una questione di orientamento. Ancora l’Ocse, nella ricerca citata, sottolinea l’impoverimento relativo della popolazione italiana più giovane, che ha quindi meno risorse a disposizione anche per l’aggiornamento delle competenze.

Oggi però sono cambiate molte cose nell’ambito dell’offerta formativa disponibile. Iniziare ad aggiornare le proprie competenze, anche con un percorso intrapreso in modo indipendente, senza l’assistenza di qualcuno insomma, è più facile di quello che si pensi e può anche essere non eccessivamente impegnativo a livello economico. Si può iniziare, per fare un esempio, anche con un corso d’inglese online. Sì, perché grazie alla diffusione di internet anche un’attività importante come l’apprendimento delle lingue può essere svolta a distanza, con un notevole risparmio tempo e costi. Un corso d’inglese online non ha nulla da invidiare, a parità di programma formativo, ad un percorso in aula. Anzi, permette una maggiore flessibilità a chi pur lavorando ha intenzione di dedicare tempo all’aggiornamento professionale o a chi, disoccupato, non può sostenere i costi per raggiungere la sede dell’attività formativa.

redazione