Adrian Tranquilli

Intervista ad Adrian Tranquilli, l’artista degli antieroi

Adrian Tranquilli è tra gli artisti più interessanti e attuali nel panorama dell’arte contemporanea mondiale. Nato in Australia, ma trasferitosi poi in Italia, dopo gli studi in Antropologia si è prestato all’arte accostandosi a Toti Scialoja, un pittore e poeta italiano tra i più originali e poliedrici del ‘900. Tuttavia, Adrian sviluppa un suo stile con il quale tocca e scalfisce l’immaginario collettivo e il dualismo che affonda le radici della nostra cultura basata sul contrasto salvezza e sacrificio. Con elementi tratti dall’immaginario, Adrian Tranquilli cerca di lanciare un segnale al mondo reale e al modello culturale maschile che “scricchiola da tutte le parti”.

Le sue opere hanno una carica di potenza che da un lato colpiscono lo spettatore per l’attualità dei soggetti scelti dall’altra inducono ad una riflessione per gli accostamenti simbolici. Da antropologo ed indagatore dei modelli che sono alla base della nostra cultura, Adrian Tranquilli ha rielaborato l’ideale del supereroe, privando i personaggi dalla sola matrice fumettistica. Gli eroi, fulcro della sua opera, diventano così icone che fondono realtà e immaginazione, passato e futuro.

Adrian Tranquilli
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Nonostante i suoi mille impegni, che lo portano in giro per il mondo a esporre le proprie opere in mostre prestigiose come la “Days of a Future Past” al MANN di Napoli nel 2016, Adrian ha trovato il tempo per noi di Social Up. Ecco cosa ci ha svelato!

Da dove nasce la scelta di utilizzare, come modelli, gli eroi più emblematici del mondo dei comics?

Avendo studiato antropologia culturale, sono sempre stato molto affascinato dalle narrazioni mitiche ed epiche, da tutte quelle “storie” incentrate sul mito che hanno concretamente contribuito alla costituzione delle basi per i diversi modelli culturali, incluso il nostro. Allo stesso modo mi affascina quell’universo immaginario popolato da figure supereroiche, proprio perché nato, non solo in un momento storico di profonda crisi, all’alba della Seconda Guerra Mondiale, ma anche perché creato esclusivamente da autori di origine ebraica e la cultura ebraica è da sempre fondante del nostro modello culturale. A riguardo, va sottolineato un aspetto sociale rilevante, come ha evidenziato Marco Arnaudo(nel suo saggio “Il fumetto supereroico”), quelli che oggi consideriamo come i “grandi” – Jack Kirby, Stan Lee, Bob Kane o Will Eisner – erano semplici disegnatori o scrittori di fumetti sottopagati, per di più emigrati e spesso emarginati.

Interessante e credo anche inerente al mio lavoro, è un’altra considerazione fatta da Arnaudo: che il fumetto supereroico è “il metatesto più ampio e complesso dell’intera storia umana”. Per oltre 70 anni decine di scrittori, disegnatori e inchiostratori hanno lavorato su una narrazione collettiva in maniera logica e senza contraddizioni, producendo centinaia di migliaia di pagine che hanno attraversato generazioni e generazioni di lettori, la mia inclusa. Si tratta di un fenomeno culturale complesso che ha attraversato la maggior parte del XX secolo e che prosegue, più vitale che mai, nel XXI. Ma per tornare alla domanda, direi che la figura del supereroe mi interessa in quanto è la trasposizione di altre figure salvifiche, intorno alle quali è configurato il nostro modello culturale.

A parte Spider-Man che appartiene alla schiera degli eroi Marvel, ho notato che c’è una predominanza di figure tratte dalla DC Comics. Un gusto personale o Batman e Superman possiedono un fascino e un impatto emozionale differente?
(Questa è una mera curiosità personale! Posso consigliar
ti il personaggio del dio Thor?)

In realtà da oltre vent’anni, ho lavorato su vari personaggi DC, Marvel o Image, da Spawn a Hulk fino a Wolverine, ma ho sempre prediletto quei personaggi, o meglio figure, che avessero una maggiore stratificazione culturale nell’immaginario collettivo e che fossero, per quanto possibile universalmente riconosciute. Batman è sicuramente una figura che mi ha sempre affascinato molto, Il suo costume contiene una summa di elementi che, dal punto di vista dell’iconografia occidentale, rappresentano il male, il che risulta una contraddizione per un eroe che si erge come paladino del bene. Risulta anche curioso come Bob Kane, il creatore di Batman, nel 1939 si sia ispirato per la realizzazione del costume all’ornitottero di Leonardo da Vinci: una macchina sostenuta da due immense ali di pipistrello, una macchina utopica, un sogno, qualcosa che non si è mai potuto realizzare.

Per quanto riguarda Thor, nella sua trasposizione fumettistica di Stan Lee e di quell’immenso disegnatore che è stato Jack Kirby, non è mai entrato nella mia ricerca, proprio in quanto dio e non umano.

Adrian Tranquilli
Adrian Tranquilli, istallazione al MANN

Un elemento che colpisce delle tue opere è la fusione di diversi elementi: il plasmare gli eroi più noti dell’immaginario collettivo in posizioni o associati ad altrettanti simboli della storia o della cultura mondiale. La svastica, la croce, il costato sanguinante, fanno da sfondo o diventano un tutt’uno. Questa fusione ha lo scopo di sdoganare certe tipologie di pensiero?

Tendo sempre a sovvertire le convinzioni acquisite e a porre interrogativi sui contenuti che di consueto vengono celati dietro i simboli, o in particolare dietro un simbolo universale e potente come la croce nelle sue varie declinazioni, dalla croce latina alla svastica indiana.

Nel mio lavoro, nel momento in cui avviene la sovrapposizione tra realtà e de-realtà, viene mostrata la fragilità e la piena relatività di entrambe. Escludo radicalmente possibilismi utopici, affermando che tutto è possibile e niente è vero e l’unica via d’uscita per l’uomo è la consapevolezza della relatività e per me è già una salvezza.

La mostra allestita al MANN di Napoli è stata illuminante! Gli eroi e le divinità del passato messi a confronto con i nuovi miti, un paragone emblematico. I tuoi eroi, però, erano soli, sconfitti, prostrati. L’arte ha forse perso il suo ruolo di celebrare il mito e la grandezza?

L’Arte nell’accezione alta del termine, non è mai stata celebrativa. Le mitologie sono sempre complicate e sconcertanti. E a proposito del MANN e quindi della cultura greca pensa a Eracle, ad Achille o piuttosto a Enea o Perseo e al loro sforzo di essere all’altezza divina…

La triade di Batman, (che affettuosamente ho battezzato in “i miei Batcorteggiatori” dopo un selfie in loro compagnia), così longilinei, che si innalzano verso l’alto e poi si chinano leggermente a osservare verso il basso l’osservatore. Tre facce della stessa personalità?

La risposta è già nella tua domanda. L’installazione si chiama In Excelsise si basa sui tre concetti base della filosofia cinese: Cielo, Terra e Uomo…

A parte la rielaborazione della Venere di Milo, c’è una totale assenza di modelli femminili, per quale motivo? Eppure il mondo dell’arte ha celebrato moltissimo la donna!

Nella cultura occidentale, e non solo, la figura del salvatore, di colui che è detentore del Bene, è maschio. Le figure femminili nelle mitologie occidentali sono subordinate a questo modello. Modello che per me è ovviamente fallimentare e insostenibile. Decostruendo il concetto di eroe maschio/salvatore mino la base di un modello culturale maschile che scricchiola da tutte le parti e mi riferisco al nostro caro vecchio occidente.

Prossime esposizioni? Dove troveremo esposti i tuoi lavori?

Ci sono molti progetti in arrivo. Stay Tuned!

Benito Dell'Aquila