Achille Lauro a Sanremo: “Il personaggio non mi appartiene vivo la musica molto intimamente”

Al grido “prima i giovani italiani” il festival di Sanremo 2019 ha visto susseguirsi sul palco dell’Ariston una nuova generazione di cantanti, ognuno a modo suo ha rappresentato un genere ed un percorso di crescita artistica.

Un personaggio molto controverso e particolare è Achille Lauro, un artista che ha fatto molto parlare di sé per la sua partecipazione al festival. Ci siamo chiesti per mesi come avrebbe affrontato il palco dell’Ariston e come sarebbe stata la sua Rolls Roylce. Alla prima puntata è stato fugato ogni dubbio, la canzone è una hit radiofonica che strizza l’occhio al rock ma che sicuramente non è rap.

“E’ un brano di rottura adatto ad un teatro e ad un’arena, un pezzo trasversale. Nato in un van con una chitarra scordata e un taccuino, elaborato in una villa dove per mesi ci chiudiamo per fare musica” ha affermato Achille Lauro in conferenza stampa. 

L’autore ha spiegato come questo brano vuole essere un rimando ai grandi idoli di Hollywood, citati infatti nel testo della canzone, si ispira ai Beatles e ad Elvis, anche se un accostamento un po’ pretenzioso. Se il testo di per sé non evoca chissà quali immagini emozionanti perché si fatica un po’ a intenderne il senso, l’immagine di Achille Lauro sul palco è davvero forte. 

Si è presentato durante le sue performance con dei look sempre molto conformi al suo stile glamour, lui stesso ha affermato che segue il mondo della moda con curiosità. Achille Lauro ha affermato però che il connubio moda e tatuaggi non cerca di lanciare un messaggio, semplicemente gli piace vestirsi in un certo modo. Avere uno stile riconoscibile ed essere un musicista sono due componenti che creano un personaggio ma l’uno non preclude l’altro, si può essere personaggio e non fare musica, così come fare musica e non essere personaggio a detta di Achille Lauro: “ E’ uno stereotipo banale etichettare le persone per un tatuaggio, la moda è cambiata, non si dà più attenzione alla bellezza ma all’originalità della persona”. 

Nella serata dei duetti ha fatto salire sul palco un altro personaggio controverso della musica come Morgan: “Morgan è un uomo di cultura con cui è piacevole lavorare, l’abbiamo cercato perché volevamo una star sul palco con noi e lui lo è”. L’esibizione è stata estrema così come i due interpreti, tra Morgan che si dimenava tra basso e pianoforte e Achille Lauro che si sdraia sulla coda del piano a cantare. Una esibizione che all’una di notte è riuscita a farci sgranare gli occhi dopo il torpore di una quarta puntata un po’ spenta.

Il suo progetto lavorativo non è limitato solo alla musica, da poco infatti è stato pubblicato un libro dal titolo “Sono io Amleto” che racconta la sua storia ma vista da punti di vista differenti. Il successo è arrivato dopo anni di lavoro discografico e questo libro racconta questo percorso dalle voci di chi insieme ad Achille Lauro l’ha affiancato nell’ultimo anno. “Il titolo è emblematico – ho dichiarato l’autore – richiama ad una nota tragedia che è poi diventata un successo”. 

Se dobbiamo dare un merito a Claudio Baglioni per questo Festival di Sanremo, probabilmente è quello di avere osato e di aver proprio accontentato musicalmente tutti. Ha trovato rappresentati del cantautorato italiano come Simone Cristicchi ad una nuova generazione di cantanti nati dai talent come Irama rivolti ad un pubblico giovane. Se consideriamo però il palco dell’Ariston come il più rappresentativo della musica italiana odierna, forse dobbiamo porci delle domande riguardo allo stato di salute del nostro udito.

Claudia Ruiz