Intervista ai Salento All Stars: “L’era del cigno bianco rappresenta il futuro”

“L’era del cigno bianco”, il nuovo album dei Salento All Stars, prodotto da Gate19 con il sostegno di Puglia Sounds, arriva a sei anni di distanza dal precedente lavoro. Un disco, denso di contenuti e di partecipazioni importanti, che rappresenta un’evoluzione dello stile della band salentina che pur non dimenticando le proprie radici si apre a nuove sonorità.

Dieci tracce dove spiccano le partecipazioni di numerosi musicisti salentini e non solo: da Michele Riondino & Revolving Bridge a Mama Marjas, da Papa Ricky a O’Zulù dei 99 Posse, passando per Erica Mou, Cristiana Verardo e Magnitudo12. Il nuovo album è, per i Salento All Stars, il ritorno ad una “nuova normalità” dove avremo imparato (si spera) a godere delle piccole e grandi cose che fino a ora consideravamo scontate e insignificanti; un mondo che ci veda migliori e più consapevoli della fragilità dell’Uomo e del pianeta Terra. Del nuovo progetto discografico e di tanto altro, ne abbiamo parlatocon i Salento All Stars.

Il 2 febbraio è uscito il vostro nuovo album “L’era del cigno bianco”, a sei anni di distanza dal precedente lavoro. Come mai c’è voluto così tanto tempo per un progetto discografico?

In realtà Salento All Stars è un progetto discografico differente, perché è una specie di collettivo musicale dove fino al momento hanno inciso quasi ottanta musicisti diversi. Quindi riuscire a coordinare un po’ il tutto diventa più complicato rispetto ad una normale band. Comunque sei  anni sono davvero tanti e promettiamo che non ce ne vorranno altrettanti per arrivare al terzo album.

In sei anni sono cambiate molte cose sia in termini di fruizione della musica sia in termini di appeal. Come vi relazionate con questo tipo di cambiamento?  

Sono cambiate davvero tantissime cose. La musica si va sempre più smaterializzando e la sua fruizione avviene attraverso lo streaming ed i social. Cambiano anche gli stili musicali, ma questo ci sta, è nell’ordine delle cose. Noi stiamo al passo, perché è giusto guardare al futuro ma senza mai dimenticare da dove si arriva.

Il nuovo album è nato durante la pandemia. Cosa è per voi l’era del cigno bianco?  

 Si, gran parte dell’album è stato inciso proprio durante la pandemia e uno dei brani più significativi è proprio “L’era del cigno bianco” che ha dato il titolo all’intero lavoro. Il cigno bianco è la nostra vita precedente al Covid19, che si contrappone al cigno nero che è proprio il Coronavirus, ovvero quell’evento che nessuno aveva previsto e che ha sconvolto completamente le nostre vite. Ma il cigno bianco rappresenta anche e soprattutto la nostra vita futura, che ci auspichiamo arrivi quanto prima quando dopo questa pandemia mondiale ci auguriamo saremo anche migliori come uomini.

Dieci canzoni che fanno rima con sperimentazione. Ci raccontate il lavoro fatto sui testi e sugli arrangiamenti?  

 Per noi questo album è davvero molto importante perché segna un passaggio verso sonorità più internazionali. È stata una scelta ben consapevole alla quale abbiamo lavorato insieme a Peppe Levanto che è coproduttore artistico del disco e che ha contribuito in maniera massiccia anche nella scrittura di diverse canzoni. Abbiamo lavorato meticolosamente sulle parole delle canzoni perché per noi è importante il messaggio che passa, dove non scordiamo mai le tematiche legate al nostro territorio. Nell’album precedente avevamo fatto tutto questo caratterizzando il suono soprattutto con atmosfere che richiamavano direttamente la nostra cultura musicale salentina. In questo nuovo disco abbiamo voluto allungare la mano anche verso sonorità differenti, che poi rappresentano a pieno quello che è il Salento oggi, ovvero una terra che benché conscia della sua memoria storica, si apre alle contaminazioni culturali e sociali.

Il disco vanta numerose e importanti collaborazioni. Quali sono gli aneddoti che più vi hanno emozionati legati al momento in cui avete contattato gli artisti presenti?  

 Condividere una canzone con un artista, provare a coinvolgerlo su qualcosa di tuo è sempre molto emozionante. In particolare è stato molto segnante l’incontro artistico con Michele Riondino i Revolving Bridge e Mama Marjas perché ci ha permesso di conoscere una città straordinaria come Taranto e la sua gente. Con loro abbiamo scritto ed inciso “Qui non passa” la canzone d’apertura dell’album, un brano che parla di due problemi spinosi che attanagliano il Salento, ovvero il gasdotto Tap e l’Ilva. Pensiamo che questo sia proprio il potere della musica, quello di far incontrare le persone.

Cantate “navigare a vista senza una metà”. Ma qual è la meta dei Salento All Stars?  

 La nostra meta è continuare a navigare a vista senza una meta. Perché la vita è così, ce lo ha insegnato anche questa pandemia. Ma è anche la vita dell’artista, che non si sente mai arrivato ma cerca sempre nuovi stimoli, nuove sfide con se stesso, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare.

Cosa vi augurate per il 2021? 

Risposta semplice: ritornare su un palco con tutti i crismi di un concerto pre-Covid.

Sandy Sciuto