Finora Dostoevskij non era mai finito nella rubrica biblio-culinaria di Social Up per due ragioni: i suoi personaggi sono troppo impegnati a parlare e troppo poco a mangiare, ma soprattutto ancora non conoscevamo le sue curiose abitudini in fatto di cibo! Pare, infatti, che colui che ci ha narrato il più famoso omicidio della letteratura russa [Delitto e castigo, ndr] ritenesse talmente importante il cibo e la cucina del suo Paese da consumare alcuni pasti solo secondo precisi rituali.
Le testimonianze di parenti ed amici sulle abitudini culinarie dello scrittore sono raccontate nel libro di Pavel Fokin, Dostoevskij senza lustro, e ci mostrano un uomo goloso e dal palato eccentrico. Seguendo i racconti narrati nel libro, abbiamo immaginato di tornare indietro nel tempo e consumare i pasti alla tavola di Dostoevskij (si consiglia di non ripetere a casa; la redazione declina qualsiasi responsabilità di danni a cose e/o persone).
Colazione dei campioni
Appena svegli, ci prepariamo ad affrontare il pasto più importante della giornata. Eppure, non ci sono tavole imbandite con frutta e le altre leccornie che la pasticceria russa potrebbe offrirci: sedendo al nostro posto troviamo solo due bicchierini e una bottiglia di un liquido cristallino. Mikhail Aleksandrovich Aleksandrov, un amico dello scrittore, descrive così il rituale mattutino di Dostoevskij: “Una volta, arrivai a casa di Fedor Mikhailovich mentre faceva colazione e vidi che beveva solo della vodka di grano: dopo aver addentato un pezzo di pane nero ne bevve un sorso e li consumò insieme. Dostoevskij era solito ripetere che quello era il modo più salutare di bere la vodka“. Insomma, di prima mattina già il nostro fegato ringrazia.
Giornate sì, giornate no
Mentre ci gira ancora la testa per la poco ortodossa colazione, è giunto il momento della scelta del menu per il pranzo. Secondo la testimonianza della seconda moglie dello scrittore, Anna Grigorevna Dostoevskaya, Dostoevskij amava la cucina russa e chiedeva spesso che gli venissero preparati piatti che all’epoca erano molto popolari a Pietroburgo. Qui ci troviamo davvero nell’imbarazzo della scelta, fra moskovskaya solyanka (una zuppa piuttosto grassa fatta con brodo, salsiccia tagliata a pezzetti, cavolo e cetrioli in salamoia), le scaloppine di vitello (filetto di vitello in crosta), i rasstegai (pasticci al forno con un’apertura superiore e diversi tipi di ripieno) e vari timballi vegetariani ripieni di piselli, rape, funghi in salamoia e altro ancora.
In realtà, la scelta fra i vari piatti dipendeva in primo luogo dall’umore dell’autore: se Dostoevskij era triste e malinconico, chiedeva che a tavola gli fossero serviti una tazza di brodo, scaloppine di vitello, tè e vino; se invece era di buon umore, preferiva alimenti come formaggio, noci, arance, limone, funghi sanguinelli, caviale e senape. Prima di farvi venire l’acquolina in bocca, sappiate che dovrete accompagnare il pollo bollito con del latte caldo e prima del dessert sarete costretti a bere un bicchierino di cognac (Za zdorovie!).
Pomeriggi meticolosi
Le grandi menti, si sa, spesso si accompagnano a personalità nevrotiche, e Dostoevskij non era da meno, in particolare quando si trattava del tè del pomeriggio. Dostoevskij amava il tè nero molto forte ed era solito berne in gran quantità, sedendo alla scrivania del suo studio, usando il suo personale cucchiaino e aggiungendo due zollette di zucchero. Lo scrittore era molto esigente e per quanto riguardava la preparazione del tè aveva l’abitudine di prepararlo lui stesso, secondo un rituale preciso e sempre uguale.
Frutta e dolce
I fuori pasto erano un’abitudine dello scrittore, che amava molto la frutta e moltissimo i dolci, tanto da riempirne i cassetti della libreria nel suo studio e farne scorpacciate anche di notte. Passare una giornata mangiando con lui significa rimpinzarsi, fra un pasto e l’altro, di frutti di bosco, datteri, noci, uvetta, marmellata, prugne reali e perfino uva fresca!