Immaginate di ritrovarvi chiusi in una cella. Il tempo scorre lento ma inesorabile, secondo dopo secondo. Nella vostra mente, svuotata da ogni pensiero, trovano posto solamente paura, rabbia e rassegnazione. Questo perchè conoscete il vostro destino. La vostra condanna è la morte. Una situazione già spaventosa di per se, ma ancora più tetra se pensiamo a quante tipologie di esecuzioni, fantasiose e macabre, l’uomo è stato in grado di generare.
In questa classifica vi parlerò delle cinque tecniche di esecuzione più brutali della storia. Cinque modi dolorosi e raccapriccianti per spegnere una vita.
Numero 5 – LAPIDAZIONE
Una delle condanne a morte più crudeli mai esistite, ed ancora in vigore in alcune parti del mondo, è certamente la lapidazione. Questa tecnica di esecuzione è praticata principalmente nei paesi islamici ed è riservata agli adulteri di entrambi i sessi.
La vittima viene avvolta in un sudario e seppellita parzialmente. Dopo di che le vengono tirati addosso dei sassi che cominciano a distruggerne la carne e le ossa, fino al sopraggiungere della morte.
Le regole della lapidazione sono agghiaccianti ed assurde. Vengono scelti solo i sassi abbastanza piccoli da causare una morte il più lenta possibile. In oltre le donne vengono interrate fino al petto, gli uomini fino alla vita. Il perchè di questa differenza è assurdo. Secondo la legge se il condannato è in grado di liberarsi guadagna il perdono. E’ inevitabile quindi
notare come per un uomo le possibilità di salvezza siano molto superiori.
Numero 4 – NECKLACING
Tutti noi conosciamo la pratica del rogo. Una forma di esecuzione applicata, nei tempi passati, per punire coloro che venivano giudicati colpevoli di eresia.
Oggi riteniamo che questa terribile forma di condanna capitale sia ormai stata superata. Ma in realtà, la pratica del rogo, si è lasciata dietro una tremenda eredità.
In Sud-Africa, nei tempi recenti, la situazione politica è sempre stata molto complicata ed ha portato parecchi atti di violenza negli ultimi 30 anni.
Tra tutte le brutalità che possono scaturire da una situazione polita instabile, come non citare la condanna conosciuta come Necklacing.
Un copertone viene riempieto di benzina ed infilato a forza attorno al busto della vittima, in maniera tale da bloccarne anche le braccia. Dopo di che viene appiccato il fuoco. La morte sopraggiunge dopo circa 20 minuti. Venti minuti nei quali il condannato a morte è costretto a subire ustioni tremende che, poco per volta, ne distruggono il corpo tramutandolo in un ammasso di carne carbonizzata e gomma fusa.
Una tecnica di tortura estremamente dolorosa. Una condanna a morte disumana che, tristemente, è attuata ancora oggi.
Numero 3 – LA DIVISIONE DEL CORPO
Questo metodo di esecuzione è veramente raccapricciante. Quanto di più doloroso e crudele voi possiate immaginare.
La sega era utilizzata quando si voleva dare una morte lenta alla vittima, ed allo stesso tempo la si voleva privare della sua dignità.
Il condannato veniva appeso a testa in giù per le caviglie. Le sue mani erano saldamente bloccate affinchè non potesse in alcun modo disturbare il lavoro dei suoi aguzzini. Il loro compito era tanto semplice quanto sadico. Una grossa sega veniva posizionata sull’inguine del condannato che veniva diviso in due nella maniera più lenta possibile. Per quanto possa sembrarci assurdo, la morte sopraggiungeva spesso dopo molto tempo. Infatti, Il posizionamento a testa in giù della vittima non era casuale. Così facendo tutto il sangue scorreva verso il cervello, amplificando la sensazione di dolore e ritardando la morte per dissanguamento.
Una tortura violentissima, che portava il condannato a trascorrere gli ultimi attimi della sua vita urlando di dolore e pregando i suoi carnefici per una morte più rapida.
Numero 2 – L’ AQUILA DI SANGUE
Uno dei metodi di esecuzione più dolorosi, crudeli e sanguinolenti della storia è stato certamente l’Aquila di Sangue. Una forma di esecuzione leggendaria, tipica delle popolazioni antiche del nord europa. Il condannato veniva spogliato ed immobilizzato su un altare in posizione prona. Il carnefice, armato di un affilato coltello, praticava un’incisione molto profonda lungo la sua schiena.
Nonostante questo primo passo della tortura fosse già di per se estremamente doloroso, non era che l’inizio. L’aguzzino infilava a forza le mani all’interno dell’incisione praticata e, con violenza, spezzava le costole della vittima e le faceva fuoriuscire della schiena, in modo tale che ricordassero un paio di ali. Dopo di che, sempre con le mani, estraeva i polmoni dell’agonizzante condannato e li posizonava sulle sue spalle.
La vittima moriva entro poco tempo per soffocamento circondata dal suo stesso sangue, tra i più atroci ed inimmaginabili dolori.
Una tecnica di esecuzione raccapricciante che non si guadagna il primo posto di questa classifica solamente perchè nessuno, ad oggi, è ancora riuscito a stabilire se effettivamente sia stata attuata o se sia solo frutto di leggende e racconti.
Numero 1 – LO SCUOIAMENTO
La morte per scuoiamento raggiunge l’apice del sadismo umano. Per attuare questo tipo di esecuzione era necessario un boia con molta esperienza.
Infatti, oltre al compito di scuoiare il condannato a morte, premurandosi di tenerlo in vita il più a lungo possibile, doveva anche preservare la pelle della sua vittima in modo da poterla appendere per le vie della città come monito alla popolazione.
Questa tecnica di esecuzione era molto diffusa in tutto il mondo e le varianti erano molte.
In Cina, per esempio, si toglieva la pelle solamente dal volto della vittima. In Persia, invece, tutto il corpo veniva spellato, portandone la carne viva a vista.
Immaginate il dolore ed il terrore di un condannato allo scuoiamento mentre il suo aguzzino, lentmente e con perizia, gli asportava la pelle, pezzo dopo pezzo.
Immaginate di vedere parti del vostro corpo che una dopo l’altra vengono posizionate su un tavolo davanti a voi mentre vi tramutate lentamente in una maschera di sangue e carne.
Normalmente la morte per dissanguamento sopraggiungeva dopo qualche ora, ma se il boia era esperto riusciva a compiere il lavoro senza provocare eccessive perdite di sangue. In questo caso l’agonia era notevolmente prolungata ed era lo shock ad uccidere il condannato.