Perchè i teschi messicani sono così belli?

Di Giulia Testa per Social Up!

Se li tatuano in tanstissimi, alcuni vi si truccano per halloween e ad altri piace semplicemente disegnarli come dei mandala psichedelici. I teschi messicani sono famosi e riconoscibili per i loro colori accesi e dettagli decorativi, come fiori e gioielli, che agli occhi dei profani appaiono paradossali accostati alla morte.

Quindi, qual è la storia dietro al simbolo della morte più trendy e felice al mondo?

Innanzitutto sono caratteristici di un paese specifico, appunto, la bellissima terra ispanofona del Nord America: il Messico. È importante dirlo subito, i messicani sono gioviali, ottimisti e festaioli – in ogni circostanza, anche funebre.

L’origine del teschio messicano parte da una diversa concezione dell’idea di morte che questo paese ha, una concezione completamente opposta a quella di malinconia e tristezza che assale la maggior parte degli occidentali. Noi ci vestiamo di nero, versiamo fiumi di lacrime, stiamo in silenzio e se tutto ciò non viene fatto è considerato una mancanza di rispetto e di contegno. Nel mondo antico il lutto era un vero e proprio rito: vietato tagliarsi la barba e, per le donne, truccarsi. I loro vicini di casa americani evitano di parlarne, la guardano con timore o disprezzo.

Bene, in Messico la morte non è niente di tutto ciò – anche se ciò non significa che non siano dispiaciuti per la dipartita di un amico, intendiamoci. L’idea di base è che una persona a cui vogliono bene se n’è andata, per stare in un posto migliore senza sofferenze, ed ora è felice. Il loro teschio viene perciò onorato con fiori e disegni bellissimi, ogni famigliare si impegna per creare la rappresentazione più allegra e beata del loro caro passato all’aldilà, per renderne eterna la bellezza e manifestare il proprio amore. Morire non è qualcosa di brutto, si tratta solo di una temporanea separazione, come se l’altro fosse semplicemente andato a vivere in un’altra città

Nel Dia de los Muertos (“Giorno dei Morti”, 1 novembre come per noi), per una notte all’anno, i defunti vengono a far visita a parenti e amici ancora in vita sulla Terra.

La rappresentazione dell’aldilà messicano secondo Guillermo del Toro, nel film The Book of Life (2014) – animazione sul tema dei morti in Messico

In questo non vedono niente di inquietante, ma una grandissima festa da trascorrere (almeno virtualmente) con chi non c’è più, insomma esattamente come ri-incontrare qualcuno di amato che non si vede da molto tempo.

La notte del 31 ottobre i bambini fanno dei piccoli altari come invito a raggiungerli per gli angelitos, ossia gli spiriti di bambini morti. Il primo novembre, il giorno di Ognissanti, gli spiriti degli adulti “passano per un saluto”; il 2 novembre è il Giorno delle Anime, quando le famiglie vanno al cimitero per decorare tombe e lapidi dei parenti e creare un legame con loro dall’aldilà. La festa dura tre giorni, dove tra lauti pranzi e cene, balli e canti, le famiglie si riuniscono per raccontarsi aneddoti (sul morto) e scambiarsi anche regali.

Spesso i messicani costruiscono altari in casa (ofrendas) in cui mettono i cibi e le bevande preferite del morto, foto e altri memorabilia, fiori di tageti (Flor de Muerto) e anche bottiglie di tequila o giocattoli nel caso di bambini. Le ofrendas hanno lo scopo di attirare l’attenzione del defunto e, successivamente, di dargli il benvenuto. Questi altari sono uno spettacolo per gli occhi, una cornucopia di beni materiali e colori, un vero sfarzo di cui ogni casa va fiera.

Coperte e cuscini vengono lasciati ai piedi di esso per far star comodo lo spirito nel caso decida di passare la notte tra i vivi.

Josè Guadalupe Posada, nel 1910, disegnò la sua versione di personificazione della morte che da quel momento è diventata un simbolo per i messicani, celebrato e rappresentato ogni qual volta si parli di morte: La Calavera Catrina, la dama della morte. È una donna elegante di classe nobiliare (catrina), adornata con un cappello di fiori e un bellissimo abito ma pur sempre uno scheletro (calavera). Con questo accostamento, Posada intendeva parodiare i ceti medi e rimarcare come la morte avesse un potere neutralizzante, che poi è anche quello di cui sono tuttora convinti i suoi connazionali.

Indipendentemente dalla ricchezza e stato sociale, davanti al sonno eterno siamo tutti uguali.

Sebbene la popolazione messicana tenga le distanze da Halloween – visto come una ‘cosa americana’, invenzione dei loro confinanti con cui non scorre buon sangue – celebrano la festa dei morti in maniera molto simile.

Allo contempo della venerazione amichevole attorno alle tombe, è tradizione popolare vestirsi come la Catrina o indossare una maschera di un semplice teschio decorato o direttamente dipingersi la faccia. In alcune città i bambini fanno anche “dolcetto e scherzetto”, chiedendo caramelle (tipicamente a forma di teschio) o soldi.

I teschi messicani sono tra i tatuaggi più richiesti, sfociando in un vero e proprio studio dei dettagli. Ad esempio a volte viene scritto un nome sulla fronte o su una pergamena. Nel caso si aggiunga una ragnatela, questa significa separazione, il diamante invece rappresenta purezza e fedeltà, una candela il ricordo acceso e i fiori la vita. Fiocchi e cuori per donne e bambini.

Sebbene alcuni siano seriamente convinti e consapevoli della storia, la maggior parte se li tatua per moda, visto il loro grande valore estetico. In Messico un tempo questa pratica era comune, ora sta assumendo una connotazione diversa, specialmente se accompagnato da un pugnale o dal numero 13, il quale indica l’appartenenza ad una gang criminale.

In ogni caso, l’approccio alla morte dei messicani dovrebbe essere un esempio – l’UNESCO ha addirittura inserito il Dia de los Muertos nel Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità. L’aspetto più interessante della loro celebrazione è che non ci sono quasi mai veri e propri simboli religiosi. Il Messico è per il 90% cristiano, ma negli altari i crocifissi compaiono davvero raramente, così come ogni altro riferimento.

La morte, prima di essere una questione religiosa, è una questione umana, personale, esattamente come un’amicizia.

I messicani non rappresentano il defunto in carne ed ossa, bello come quando era vivo, lasciano invece  lo scheletro, ma lo decorano. Non essendo possibile eludere la morte, l’unico modo per non esserne sopraffatti è celebrare l’inevitabile come parte della vita.

redazione