Intervista a Irene Grandi: “Sono contenta di rincontrare il pubblico!”

Il 22 luglio 2020 Irene Grandi tornerà a cantare all’Auditorium Parco della Musica di Roma, in Cavea.

La cantante vanta una carriera lunga ventisei anni con undici album pubblicati di cui dieci di inediti. Non si contano le collaborazioni artistiche che in questi anni ha avuto con artisti nazionali ed internazionali e la mole di concerti tenuti in tutta Italia e oltre con l’obiettivo di far vivere la musica sempre.

In questo 2020 è tornata sulle scene presentando alla 70° edizione del Festival di Sanremo “Finalmente io” scritta da Vasco Rossi e da Gaetano Curreri e alla quale è seguita “Devi volerti bene”.

In occasione di questa prima data successiva alla fase di lockdown anticovid19 che ha messo in ginocchio il mondo della musica e degli addetti ai lavori, abbiamo intervistato Irene Grandi che tra una commissione e la routine si è svelata tra bilanci e sogni nel cassetto.

Ventisei anni di carriera. Undici album di cui dieci di inediti all’attivo. Tantissimi live. Collaborazioni prestigiose. Una carriera sempre in continua evoluzione e ascesa, partendo da essere interprete fino a diventare autrice e produttrice sperimentando sempre. Qual è il suo personale bilancio?

Tanta vita, tanti viaggi, tanta crescita però con quell’entusiasmo di sempre. Sono contenta. Mi ritengo molto fortunata di aver potuto percorrere una lunga storia nella musica. Ho lavorato con i più grandi, grandi autori, grandi collaborazioni artistiche ma anche amici.

Ho viaggiato e ho visto paesi che non avrei visto se non attraverso la musica, dall’Africa all’India e all’Argentina.

Tante soddisfazioni, ma ad oggi c’è qualche rimorso o rimpianto artistico? Qualche no che avrebbe fatto diventare sì col senno di poi?

Credo che tutte le volte che ho preso una decisione l’ho fatto col cuore. Sicuramente avrò anche fatto degli errori da certi punti di vista, però in quel momento le scelte che ho fatto mi sembravano l’unica scelta possibile.

Come dire, si sbaglia tutti, ma io ho sbagliato quasi sempre credendo di fare la cosa giusta. Quindi, hai visto?…Va bene così! (ndr. Ride)

In venitsei anni è sempre riuscita a rinnovarsi e a fare la differenza, mentre le mode musicali del momento scalavano le classifiche, come accade anche oggi. Secondo lei quali sono gli ingredienti per mantenere un rapporto vivo con il pubblico nononstante lo scorrere del tempo?

Ho dato sempre molta importanza alla musica dal vivo, ai concerti, all’incontro con il pubblico. Credo molto al momento dei live perché si creano degli scambi. Si creano proprio dei legami e dei ricordi forti.

Mentre la musica e il mondo cambiano e non puoi essere sempre al vertice delle classifiche. A volte succede, altre volte no. Attraverso la musica dal vivo, è come se rinnovassi il tuo rapporto con il pubblico e anche una vecchia canzone è capace di suscitare nuove emozioni.

Il concerto è il mio fulcro su cui ruota tutto il resto.

A proposito della musica di oggi, cosa ne pensa? Il suo animo da produttrice da chi è affascinato e su chi investirebbe?

Sono abbastanza affascinata da questi giovani nuovi cantautori che stanno cominciando a trovare un linguaggio nuovo dopo anni di sperimentazione e incertezza su dove stesse andando la musica.

Il difetto che ritengo ci sia oggi è nella diffusione della musica, ossia manca un po’ di varietà. Tende ad esserci un sound molto omogeneo. Prima era più varia la proposta musicale o meglio c’erano più musicisti preparati.

Allo stesso tempo devo dire che c’è un linguaggio di poetica interessante che anche se non seguo riconosco la loro validità.

A me piacciono gli Eugenio In Via Di Gioia e Maria Antonietta. Tra quelli più famosi, Achille Lauro e Gazzelle.

Con “Finalmente io” presentata al Festival di Sanremo e in seguito con “Devi volerti bene” ha riportato in auge l’importanza dell’amarsi a prescindere dagli altri e di sentirsi pienamente se stessi quando si vive. Quali domande bisogna farsi per arrivare a tali consapevolezze?

È un percorso secondo me. Scoprire i propri talenti è un passo per avere soddisfazione di se stessi. Io sono stata anche abbastanza fortunata perché avendo un talento così puro nella voce, è stato anche abbastanza facile scoprirlo.

Credo ci sia il bisogno di darsi del tempo per fare un po’ di introspezione e chiedersi se ciò che facciamo è utile, fa stare bene se stessi e gli altri. Ciò serve per scovare il sentimento alla base del nostro agire e poi usare la nostra razionalità e logica per cercare di realizzare al massimo questa scoperta.

C’è qualcosa che manca ad Irene Grandi per essere Finalmente io?

Non so. A volte anche io come tutti ho paura di qualcosa. Non sono capace di esprimermi al cento per cento e quindi ho delle frustrazioni come tutti quanti. Infatti nella stessa canzone dico “finalmente io quando canto”, ma nella vita di tutti i giorni non sono così centrata. Alle volte non riesco a chiedere o a capire veramente quello che desidero.

Capire se stessi è il primo passo per essere tranquilli e soddisfatti. Lo yoga può essere una strada molto utile per comprendersi e sarebbe necessario introdurlo nelle scuole proprio perché oggi non c’è tempo in questa vita frenetica quindi a maggior ragione la riflessione dovrebbe essere insegnata.

Il 22 luglio 2020 ritorna a suonare live alla cavea dell’Auditorium Parco Della Musica di Roma. Dopo mesi di stop, quali sono le sensazioni a pochi giorni dal ricominciare post quarantena?

Sono contenta di tornare e di rincontrare il pubblico. A maggior ragione in un momento di crisi, ritornare e far ripartire la musica è fondamentale. Soprattutto è utile sia per le persone che hanno bisogno di contenuti e non di sopravvivenza e per gli adetti ai lavori della musica che hanno bisogno di lavorare per non rimanere in difficoltà e senza risorse per poterlo continuare. Questa volta è quasi più importante di sempre.

Secondo lei cosa abbiamo davvero imparato dall’emergenza sanitaria da pandemia globale?

Credo ci sia stata la possibilità di capire delle cose. Ad esempio che siamo tutti interconnessi, mai come oggi. Con la globalizzazione siamo interdipendenti. Ciò che accade nell’altra parte del mondo, riguarda anche noi. Partendo da qui, dovrebbe rivedersi la globalizzazione non solo come un fatto commerciale ma come un fatto umano. L’occasione c’è, c’è un risveglio di tante persone. Spero che alcune di queste abbiano il potere per poter fare la loro parte.

Ultima domanda. Ventisei anni di carriera ricchi abbiamo detto. Ma nel cassetto di Irene Grandi quali sogni ci sono ancora?

Artisticamente parlando mi piacerebbe ancora collaborare con artisti. Mi piacerebbe lavorare in altri paesi oltre l’Italia, perché è un’esperienza che ho già fatto e che vorrei rinnovare portando così la musica italiana all’estero e potendo collaborare con altri artisti per potersi incontrare attraverso la musica.

Sandy Sciuto