6 criminali incastrati dai Selfie

Una delle antiche massime legate alla descrizione degli omicidi recita che “L’assassino torna sempre sulla scena del delitto“. Al giorno d’oggi però dobbiamo modificare questo detto con le persone che commettono un reato si fanno delle fotografie commemorative dell’evento, una foto ricordo che li immortala nel momento seguente il comportamento criminale.

I selfie di cui vi parleremo oggi sono infatti risultati determinanti per formulare l’ipotesi d’accusa da parte delle autorità, che hanno avuto la prova documentata del crimine commesso.

La rapina col coltello

Un paio di ragazze adolescenti non sarebbero mai state accusate di rapina se non si fossero fatte un selfie poco dopo aver compiuto il crimine. Le giovani, le cui identità non sono state comunicate, rapinarono un locale ristorante take-away ad Halmstad, in Svezia, grazie alla minaccia di un grande coltello da cucina, riuscendo a rubare circa 300 euro.

La polizia fu in grado di trovare l’appartamento dei nonni nel quale vennero trovati un coltello e un paio di passamontagna. Confiscando i cellulari delle ragazze gli agenti trovarono il selfie delle due in una posa da criminali (foto sopra), che risultò decisivo per incolparle. Delle due ragazze venne incriminata però soltanto la più grande, di diciassette anni, perché l’altra era troppo giovane.

Il corriere della droga

Nel settembre 2013 fu incriminato un corriere della droga con manie di grandezza. Cocky Peter Cavanagh, di 26 anni, era uno spacciatore che veniva ricompensato con 30 mila sterline mensili per spacciare eroina e cocaina.

Assieme al capobanda Michael Adegoke, Cavanagh portava la droga a West Country e poi tornava a Londra con i profitti. Il loro business criminale finì quando due delle loro spacciatrici furono colte in flagranza di reato a Weston-super-Mare, nel Somerset. La polizia legò i loro nomi con quelli di Adegoke e Cavangh, e il selfie scattato con la mazzetta di danaro in mano risultò determinante per formalizzare l’accusa di spaccio di stupefacenti.

L’infermiera Seriel Killer di Lugo di Romagna

Daniela Poggiali era un’infermiera dell’Ospedale Umberto I di Lugo accusata di innumerevoli morti sospette, 28, avvenute in circostanze misteriose fra le mura dell’Ospedale romagnolo. Le accuse, tutt’altro che prive di fondamento e ben circostanziate da testimonianze di colleghi e dottori, hanno avuto un deciso aiuto nella loro formulazione da questa fotografia, scattata da una collega della Poggiali, inviata all’infermiera via Whatsapp.

Anche se non si tratta propriamente di un selfie, è certamente un’immagine inquietante perché la Poggiali schernisce il cadavere di una paziente recentemente deceduta, che l’accusa sostiene esser stata ammazzata dall’infermiera con due fiale di potassio. Grazie alla foto le autorità hanno licenziato sia la Poggiali sia la collega autrice dello scatto.

Il furto dell’iPad

 Le autorità dell’ufficio dello sceriffo della Contea di Palm Beach, in Florida, avevano ricevuto una denuncia per un furto di iPad, uno dei casi classici in cui risalire al colpevole è pressoché impossibile. Ma la presunta ladra (nella foto sopra) ha realizzato una fotografia di se stessa mentre fa una linguaccia che le è stata fatale per il riconoscimento. L’immagine è infatti finita sull’iCloud della vittima, evidentemente non disabilitato dalla criminale, e le ricerche alla ladra sono state arricchite di una serie di suoi ritratti identificanti.

Il ladro di cellulare

Un ladro vanitoso si è praticamente messo dietro le sbarre da solo. Dopo aver rubato il Samsung Galaxy alla vittima, Albert Wilson, un giovane diciannovenne del Bronx, a New York, si è scattato una fotografia con la fotocamera anteriore dello smartphone. Wilson e i suoi amici avevano accerchiato la vittima sedicenne e l’avevano derubato. Poco dopo il gesto, il ladro ha scattato una fotografia con lo stesso cellulare, che era però impostato per mandare un’email di ogni fotografia scattata al legittimo proprietario. L’adolescente derubato dello smartphone si è recato dalla polizia non soltanto con una descrizione generica, ma con l’immagine del ladro. Gli ufficiali arrestarono Wilson con l’accusa di rapina, detenzione di beni rubati e possesso di droghe.

La Star del Football

Aaron Hernandez era un astro nascente del Football americano, giocatore negli New England Patriots. Nonostante un futuro roseo nel mare di danaro riservato ai protagonisti dello sport più popolare degli Stati Uniti, Hernandez si macchiò di triplice omicidio e pose fine, a soli 24 anni, ad una carriera che sarebbe stata sicuramente dorata.

Il 15 Aprile 2015 è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Odin Lloyd, un amico ventisettenne anch’egli giocatore di Football, che Hernandez conosceva a causa di una relazione con la sorella di quest’ultimo. I due furono visti insieme in un locale notturno e poi il corpo di Lloyd fu trovato, crivellato di colpi, in una zona industriale a circa un miglio dalla lussuosa villa di Hernandez. Il giocatore, cresciuto per le strade di Gainesville, in Florida, fu poi accusato di altri due omicidi, di Daniel De Abreu e Safiro Furtado, compiuti nella città di Boston, la stessa città che lo idolatrava come astro nascente della NFL.

Il selfie fatto con l’arma in mano fu ritrovato all’interno di un cellulare distrutto dal giocatore che si trovava, in pezzi, nella sua abitazione perquisita minuziosamente dagli investigatori.

Tutta la storia di questa stella del Football americano è disponibile in un articolo di Giovanni Marino su Repubblica.

redazione