1996-2016: storia di una gabbianella e di un gatto

Venti anni fa veniva redatto uno dei più bei libri per l’infanzia che la letteratura mondiale abbia mai conosciuto: “Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare“, oggi in Italia più conosciuto come “La gabbianella e il gatto”, dal titolo del film di Enzo D’Alò del 1998.

Una storia che ha appassionato un’intera generazione grazie alla magistrale bravura dell’autore, il cileno Luis Sepulveda, che è stato in grado di scrivere una fiaba senza precedenti per trama e i sentimenti trasmessi. Quest’anno, la gabbianella Fortunata compie vent’anni. Tanti auguri!

E’ stato proprio venti anni fa che il primo gatto ha imparato a volare buttandosi a capofitto dal campanile di San Michele della città di Amburgo. Ma come è iniziata questa storia? Che cosa era saltato in mente a Sepulveda prima di scrivere questa storia?

Attraverso le parole degli animali, Luis Sepulveda è riuscito a consegnarci insegnamenti che, agli occhi dei bambini, possano sembrare scontati e forse all’ordine del giorno, ma a distanza di anni ci si accorge di quella verità nascosta che questi nascondono che in cui spesso i grandi ripongono ben poca fiducia: il rapporto dell’uomo con la natura e le scelte che ci rendono unici.

La vicenda inizia con le traversie di una gabbiana, Kengah, che con il suo stormo sta migrando verso il golfo di Biscaglia per poter deporre il suo uovo. Purtroppo, Kengah rimane vittima di un incidente in alto mare: mentre si stava nutrendo, sopraggiunge un’onda nera di greggio che le impedisce di riunirsi allo stormo. Tuttavia, riuscirà a salvarsi a stento e a raggiungere la città di Amburgo nel giardino di un gattone di nome Zorba. Inizialmente terrorizzata dal gatto, Kengah riuscirà a persuaderlo di badare all’uovo, facendo promettere a Zorba di non mangiare l’uovo, di prendersene cura fino alla nascita del piccolo e di insegnare al piccolo gabbiano a volare.

Zorba promette di rispettare le richieste della gabbiana , sebbene all’inizio un po’ restio. Commosso per la situazione in cui si ritrova Kengah, tutta invischiata di petrolio, “la maledizione del mare”, il gatto vuole trovare un rimedio per poter salvarla rivolgendosi ad un gatto intellettuale di nome Diderot. Nonostante i gatti abbiano trovato come soluzione quella di lavare il greggio con della benzina che hanno rubato da un distributore, la gabbiana, al ritrorno dei felini, è morta ma ha deposto l’uovo che Zorba inizierà a covare. Dall’uovo nascerà Fifì, ovvero Fortunata.

Zorba coinvolge anche i suoi amici in questa bizzarra maternità e alla fine, nonostante molte avversità come quelle tramate dai topi di fogna che vorranno mangiare il piccolo gabbiano, Zorba riuscirà a mantenere anche l’ultima promessa fatta a Kengah!

Una storia unica nel suo genere, non lo si può negare: chi ha mai visto un gatto andare d’accordo con un uccello? E’ proprio questa la potenza del libro: leggerlo con lo sguardo innocente di un bambino al quale viene proposto un mondo pieno di insegnamenti validi soprattutto per i più grandi ai quali questi gatti e questa gabbianella può insegnare più di qualsiasi seminario.

Allora tanti auguri a Zorba, il gattone nero con la macchia bianca sul collo, e a Fifì, il primo “gatto volante” della storia!