X-Files e Friends: i pilot rivisti 20 anni dopo

Di Luca Tognocchi per Social Up!

Ci sono opere nella letteratura, nel cinema e ormai anche nella tv, che vengono definite “classici”, quelle opere che non subiscono il passare del tempo, capolavori sempreverdi che percepiamo come se esistessero da sempre e tutti dovessero percepirli così.

Ma non è vero. Provate a pensare a chi ha visto per la prima volta un film come “Quarto Potere” o chi ha letto le poesie di Petrarca. Potevano immaginare sarebbero diventati momenti di svolta nella storia delle arti? Forse sapevano di stare osservando delle bellissime opere ma nessuno avrebbe potuto pensare che sarebbero divenuti “classici”, come nessuno di noi può pensarlo quando si trova fra le mani un qualsiasi lavoro, per quanto bello esso sia. Con la TV questo ragionamento si colora di una particolare sfumatura: film, libri e quadri sono unità composte solo da loro stesse, una serie TV è invece composta da diversi episodi che guarderemo se convinti dal primo di questi. È proprio questa la base del piccolo esperimento che ho voluto fare: riguardare, vent’anni dopo la loro messa in onda, i pilot di due serie che sono divenute dei classici e capire se ad oggi continuerei a guardarle, partecipando quindi alla nascita del “classico”.

Friends (1994)

La prima serie è quella che è la madre di tutte le sit-com moderne, che ha creato, o quanto meno lanciato, il modello della storia dei trentenni amici al bar che cercano l’amore. È il prototipo della moderna “How I Met Your Mother”, che ne ripropone in maniera sfacciata anche l’organizzazione dei personaggi. Non vedevo “Friends” da un po’ di tempo e, nonostante da bambino lo adorassi, dopo i venti minuti del pilot devo dirmi un po’ deluso. Tralasciando questioni come gli imbarazzanti look dei protagonisti ed il comparto tecnico che lascia molto a desiderare, a causa dei bassi budget destinati alla TV all’epoca, ciò che delude è il prevedibile sviluppo degli eventi. È chiaro fin dal primo minuto ciò che avverrà e non avviene niente che possa metterlo in dubbio. Da un lato alcuni schemi narrativi usati risultano fastidiosi perché ad oggi sono diventati dei topoi  ormai abusati, ma dall’altro devono esser risultati banali anche allo spettatore degli anni ’90. Ovviamente la narrazione non è il fondamento di una serie del genere, quindi passiamo al lato propriamente comico: la comicità è una cosa che evolve in fretta ed infatti la maggior parte delle battute e delle gag ad oggi risultano poco interessanti, ma è presente fin da subito quello che sarebbe diventato uno dei marchi di fabbrica della serie: la capacità di creare divertenti tormentoni all’interno dello stesso episodio. In conclusione forse se vedessi il pilot di “Friends” oggi senza sapere cosa c’è dietro non continuerei la serie.

X-Files (1993)

“X-Files” è stata una serie dall’incredibile fortuna, tale che dopo nove stagioni, ed un film quest’anno è stata prodotta una mini-serie che ne ha riaperto la vicenda. Vederne oggi il pilot è stata una grande sorpresa in positivo. “X-Files” è capostipite di un genere, quello delle indagini sul paranormale, abbastanza percorso ma con poca fortuna, se non fosse per un caso eccezionale come “Fringe”, erede diretto della serie. Il tema dei dischi volanti e dei rapimenti alieni è ormai quasi acqua passata nel panorama dei misteri contemporanei, ma il dubbio sul nostro posto nell’universo non può lasciare indifferenti, ed unito ai complotti governativi crea un mix di sicura efficacia, ieri come oggi, se accompagnato ad una degna narrazione. È l’opposizione fra i due personaggi a rendere il mix ancora valido: Mulder è il sognatore, colui che a partire dal più piccolo indizio è pronto a mettere in dubbio quella percepita come realtà, Scully è invece l’approccio razionale e scientifico, che ha bisogno di prove inconfutabili, è l’occhio scettico che ci riporta con i piedi per terra. La tensione fra questi due personaggi ormai nel mito è assolutamente irresistibile ed è magistralmente aiutata dalla storia lasciata sospesa ed aperta. “X-Files” sembra aver resistito a vent’anni di complotti e pallide imitazioni senza aver minimamente perso ciò che l’ha resa tale.

Il tempo gioca brutti scherzi e come “dimostrato” da questo piccolo esperimento ne sarei rimasto vittima anche io. Nulla toglie alla qualità e all’importanza di certe serie nella storia ma dimostra come rapidamente cambino i nostri gusti o, forse ben più importante, come rapidamente si sia evoluto il mezzo espressivo della televisione. È molto più facile che piaccia un romanzo del secolo scorso che un serie di vent’anni fa, e questo ne dimostra appunto l’incredibile crescita. Anche il fattore tecnico, fino ad ora trascurato, va ripreso in considerazione. Il fatto che gli investimenti nelle serie TV siano aumentati tanto ci permette di vederne in maniera diversa l’importanza all’interno del panorama artistico e culturale, come rivelato dal caso degli attori di cinema che sempre più frequentemente passano alla televisione.

Rimane da chiedersi ora: quali e quante delle serie che vediamo diventeranno classici? E quali fra quelle che abbiamo scartato avranno lo stesso destino? Non lo sapremo se non con il “senno di poi” e forse questo rende il tutto più divertente.

redazione