Siamo veramente al sicuro?

Mentre è ancora calda la ferita aperta nell’opinione pubblica dalla strage di Orlando, altro arriva a rimestare le paure del mondo e a sollevare grandi interrogativi sul terrorismo e su quanto siano effettivamente preparati i servizi segreti e le agenzie governative. Dopo la recente uccisione di una coppia di poliziotti nella banlieue di Parigi -rivendicata dall’ISIS- sono amare le parole con cui si esprime il Primo Ministro francese, Manuel Valls, ai microfoni di FranceInt.: “Questa guerra -sostiene Valls- durerà una generazione. Altri innocenti perderanno la vita. Mi si accuserà di generare ancora più ansia, ma la realtà è questa“.

(AP Photo/Thibault Camus)

In maniera quantomai signorile, il Primo Ministro ha rifiutato ogni processo ai servizi di sicurezza dopo l’assassinio dei due poliziotti. L’atto sarebbe stato realizzato da un sospetto, già segnalato e sottoposto a intercettazioni telefoniche e tenuto sotto controllo dalle agenzie francesi ed europee. Ancora una volta, è forse il caso di dirlo, in ritardo sui fatti di cronaca e sulle uccisioni dei cittadini. “Non permetterò che si parli del benché minimo errore, né di mancanza di discernimento -ha aggiunto ancora Valls- è sempre un fallimento quando due pubblici ufficiali vengono assassinati così. Facciamo fronte a una minaccia globale e abbiamo un nemico interno con questi individui autoradicalizzati che possono agire con pochissimi mezzi“. Sarebbe forse ora che, mettendo da parte diatribe e bagarre personali, i leader del mondo siedano ad un tavolo comune per affrontare in maniera netta la minaccia del terrorismo anziché sollevare un inutile, quanto triste, rimpallo di responsabilità. Non bisogna dimenticare che con la guerra si combattono i terroristi, ma è con la cultura che si combatte il terrorismo. Questo che fino ad oggi sta intimorendo non solo il mondo Occidentale, ma che anzi miete più vittime nei territori dove si sviluppa. Sono migliaia le famiglie che soffrono trovandosi, ad esempio, nei territori occupati dall’Isis in Siria ed è giusto che tutto questo abbia una fine, che non ci siano più vittime in questa ingiusta guerra.

Simone Dei Pieri