Elogio del black humour: i vantaggi della tristezza

Le emozioni negative migliorano le capacità cognitive ed hanno aiutato l’evoluzione

Il mondo di oggi (complici i social) ci ha insegnato a mettere in mostra solo il nostro sorriso, ma la felicità non è l’unico sentimento da condividere né da ritenere sano. Non a caso, le civiltà del passato, in particolare quella della Grecia Antica, avevano imparato ad accettare la tristezza ed i sentimenti negativi come parte della vita stessa e ad esorcizzarli attraverso il teatro, nelle tragedie. Per quanto sembri incredibile, essere tristi ha i suoi vantaggi ed in passato li ha avuti per l’intera specie umana, un numero sempre più cospicuo di studi sembra dimostrarlo, come racconta Joseph Paul Forgas, professore di Psicologia dell’Università di Sidney, in un articolo su The Conversation

L’uomo è un animale sociale, questo lo sappiamo, ma troppo spesso ci dimenticamo di come sia umorale. Il nostro umore, infatti, cambia continuamente e basta veramente molto poco ad influenzarlo. Come non bastasse, la nostra capacità di percepire e provare le più sottili sfumature di ogni stato d’animo è senza eguali: non solo rabbia o felicità, siamo messi alla prova da tutti i molteplici casi intermedi.  Una cosa che la natura ci ha insegnato, però, è che l’evoluzione è spietata. Così, non è difficile ipotizzare che se questa particolare abilità non costituisse per noi un vantaggio, non saremmo qui a discuterne.

Il vantaggio primario di tutte le emozioni negative è legato alla loro intrinseca capacità di tenerci fuori dai guai. Nel momento stesso in cui, coscientemente o meno, associamo un’azione, un luogo o una persona ad una nostra sensazione spiacevole, saremo fortemente incentivati a starne alla larga.

Siamo portati a proteggere chi è più debole

Il ruolo protettivo della tristezza o del dolore, però, non si limita a questo, bensì si esplica anche a livello sociale. Come già accennato, l’essere umano è una specie animale per la quale il gruppo ed il legame con i propri simili è fondamentale. In virtù di ciò, quando un individuo si mostra sofferente, il gruppo che lo circonda è istintivamente portato ad aiutarlo, a proteggerlo. Pensiamo adesso a questo fenomeno in un’ottica evolutiva: la capacità di provare emozioni negative, da un lato, e di percepirle nel prossimo in modo empatico, dall’altro, hanno contribuito a costruire una dinamica sociale altamente vantaggiosa per la nostra specie.

Nonostante quanto detto sia già sufficiente a rivalutarli, il valore positivo di tutti quegli stati d’animo che vorremmo evitare ha altri e più immediati effetti su di noi, senza che riusciamo ad accorgercene. Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato che un umore non dei migliori è in grado di migliorare la memoria, la capacità di giudizio, le capacità comunicative e persino la motivazione.

Un fenomeno simile è stato osservato anche in quelle donne che, a causa di un tumore al seno, avevano sperimentato una enorme sofferenza psicologica. Incredibilmente, il loro dolore è diventato motore trainante motivandole a fare il meglio per loro stesse ed aiutandole a guarire.

La tristezza, dunque, non deve spaventarci: è solo parte della nostra vita. Ciò non significa, però, che la situazione non possa degenerare portando anche a condizioni invalidanti di depressione. In quel caso, il giusto specialista potrà fornire l’aiuto necessario, a patto di non spaventarsi troppo: tutto può essere superato.

Silvia D'Amico