Le emozioni negative migliorano le capacità cognitive ed hanno aiutato l’evoluzione
Il mondo di oggi (complici i social) ci ha insegnato a mettere in mostra solo il nostro sorriso, ma la felicità non è l’unico sentimento da condividere né da ritenere sano. Non a caso, le civiltà del passato, in particolare quella della Grecia Antica, avevano imparato ad accettare la tristezza ed i sentimenti negativi come parte della vita stessa e ad esorcizzarli attraverso il teatro, nelle tragedie. Per quanto sembri incredibile, essere tristi ha i suoi vantaggi ed in passato li ha avuti per l’intera specie umana, un numero sempre più cospicuo di studi sembra dimostrarlo, come racconta
L’uomo è un animale sociale, questo lo sappiamo, ma troppo spesso ci dimenticamo di come sia umorale. Il nostro umore, infatti, cambia continuamente e basta veramente molto poco ad influenzarlo. Come non bastasse, la nostra capacità di percepire e provare le più sottili sfumature di ogni stato d’animo è senza eguali: non solo rabbia o felicità, siamo messi alla prova da tutti i molteplici casi intermedi. Una cosa che la natura ci ha insegnato, però, è che l’evoluzione è spietata. Così, non è difficile ipotizzare che se questa particolare abilità non costituisse per noi un vantaggio, non saremmo qui a discuterne.
Il vantaggio primario di tutte le emozioni negative è legato alla loro intrinseca capacità di tenerci fuori dai guai. Nel momento stesso in cui, coscientemente o meno, associamo un’azione, un luogo o una persona ad una nostra sensazione spiacevole, saremo fortemente incentivati a starne alla larga.
Siamo portati a proteggere chi è più debole
Il ruolo protettivo della tristezza o del dolore, però, non si limita a questo, bensì si esplica anche a livello sociale. Come già accennato, l’essere umano è una specie animale per la quale il gruppo ed il legame con i propri simili è fondamentale. In virtù di ciò, quando un individuo si mostra sofferente, il gruppo che lo circonda è istintivamente portato ad aiutarlo, a proteggerlo. Pensiamo adesso a questo fenomeno in un’ottica evolutiva: la capacità di provare emozioni negative, da un lato, e di percepirle nel prossimo in modo empatico, dall’altro, hanno contribuito a costruire una dinamica sociale altamente vantaggiosa per la nostra specie.
Nonostante quanto detto sia già sufficiente a rivalutarli, il valore positivo di tutti quegli stati d’animo che vorremmo evitare ha altri e più immediati effetti su di noi, senza che riusciamo ad accorgercene. Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato che un umore non dei migliori è in grado di migliorare la memoria, la capacità di giudizio, le capacità comunicative e persino la motivazione.
Un fenomeno simile è stato osservato anche in quelle donne che, a causa di un tumore al seno, avevano sperimentato una enorme sofferenza psicologica. Incredibilmente, il loro dolore è diventato motore trainante motivandole a fare il meglio per loro stesse ed aiutandole a guarire.
La tristezza, dunque, non deve spaventarci: è solo parte della nostra vita. Ciò non significa, però, che la situazione non possa degenerare portando anche a condizioni invalidanti di depressione. In quel caso, il giusto specialista potrà fornire l’aiuto necessario, a patto di non spaventarsi troppo: tutto può essere superato.