Uno squalo bianco è stato ucciso a calci da un gruppo di persone che voleva farsi un selfie con lui

Un grande squalo bianco è morto dopo essere stato preso a calci ripetutamente. Lo squalo era stato catturato a mare aperto e portato a terra di proposito, secondo quanto ha affermato un testimone.

Lo squalo è morto su una spiaggia di Auckland, in Nuova Zelanda, dopo aver ceduto al dolore dovuto alle numerose ferite, causate per portarlo a riva. Il povero squalo sembrava si fosse arenato, ma in realtà era ormai primo di vita così che i presenti nella spiaggia preoccupati hanno tentato di trascinare lo squalo in acque più profonde, insieme a due bagnini, ma ogni tentativo si è dimostrato inutile quando si sono resi  conto che era già morto.
Ora, i testimoni oculari hanno affermato che un gruppo di uomini “ha intenzionalmente catturato lo squalo con l’ausilio di una rete” prima di trascinarlo sulla spiaggia. Secondo quanto riferito, “hanno ripetutamente preso a calci, danneggiato la mascella e scattato foto accanto all’animale ormai agonizzante sulla riva”, il tutto mentre intorno  a loro la gente se la rideva.

Quando le persone hanno tentato di intervenire e allontanare gli uomini che molestavano l’animale, il gruppo è diventato “esageratamente minaccioso”, secondo la fonte.

Hanno continuato, come riportato da un media locale: La polizia e il dipartimento per la protezione animali  sono arrivati ​​sulla scena mentre altri bagnanti tentavano di riportare lo squalo in acqua. Il gruppo di uomini ha fornito falsi dettagli alla polizia e si è unito al gruppo più ampio che tentava in vano di aiutare l’animale maltrattato per diverso tempo.

I grandi squali bianchi sono elencati come “a rischio” a livello globale dall’Unione internazionale per la conservazione del loro habitat naturale e sono completamente protetti nelle acque della Nuova Zelanda, rendendo illegale pescare o arrecare danni ai grandi squali bianchi nelle acque della Nuova Zelanda.

Come può l’uomo compiere atti simili noi non lo sappiamo ma vi assicuriamo che siamo totalmente indignati.

Andrea Calabrò