No ai mezzi compensativi per alunni con DSA: il caso olandese fa riflettere

Il Ministero dell’Educazione olandese ha deciso di bandire i correttori automatici usati dagli alunni con dislessia per le prove scolastiche. La motivazione risiede nel fatto che si creda che permettendone l’uso si favoriscano alcuni alunni a spese di altri. Coloro che vorranno continuare ad usare questi mezzi compensativi, verranno “puniti” mediante la sottrazione di  alcuni valori al punteggio finale della prova. Nonostante il Ministero abbia puntualizzato che: “I punti detraibili dal giudizio sono limitati”, viene da chiedersi se, volendo rendere la scuola una istituzione più ugualitaria (o almeno questo è l’obiettivo apparente), in realtà non si ottenga il risultato opposto.

“E’ un’iniquità”: questo il commento della maggior parte dei partiti parlamentari e delle famiglie che hanno fatto sentire la loro voce  di protesta davanti ad un decreto che chiaramente andrà a danneggiare coloro che si avvalgono di calcolatori, correttori automatici, schemi e compiti personalizzati per poter raggiungere obiettivi pari a quelli dei loro compagni e con le stesse fatiche. Questo fatto di cronaca ci da la possibilità di affrontare principalmente due temi tra loro collegati: innanzitutto, ci dà l’occasione di poter capire un po’ più a fondo a livello tecnico che cosa sono i disturbi specifici di apprendimento (DSA) e poi di allargare la riflessione sul reale bisogno dell’uso dei mezzi compensativi.

DSA: che cosa sono

La sigla DSA, sta per disturbi specifici di apprendimento, e nello specifico comprendono: dislessia (incapacità di leggere un testo scritto nonostante se ne capiscano le singole parole), disgrafia (difficoltà a trascrivere simboli, lettere e numeri), disortografia (incapacità di comporre un testo scritto rispettando le regole che questo impone) e discalculia (difficoltà legata all’apprendimento del sistema dei numeri e dei calcoli). Questi disturbi si manifestano in maniera diversa caso per caso e solitamente mai da soli. La causa è di tipo neurobiologico, ciò vuol dire che si riscontrano problemi a livello celebrale, specialmente nell’emisfero sinistro (quello legato al linguaggio) e nella parte occipitale (legata alla capacità di vedere).

Quello che va puntualizzato è che si tratta di un disturbo evolutivo: ciò vuol dire che si nasce con disturbi specifici di apprendimento, che il problema può essere gestito ma non risolto e che con il tempo il disturbo può essere solo compensato. Nonostante le inevitabili difficoltà che questi disturbi pongono, ci sono anche punti di forza: è stato infatti dimostrato che le persone affette da DSA risultano essere più creative rispetto a quelle non hanno questo disturbo, in quanto esercitano un pensiero fatto per immagini e non astratto; inoltre sono capaci di avere subito una percezione globale dell’argomento di cui si sta trattando in un determinato momento (non dimenticate che Leonardo da Vinci, uno dei grandi geni della storia, era dislessico).

Risultati immagini per dislessia

La riflessione

Come è stato detto nel paragrafo precedente, i disturbi dell’apprendimento possono essere compensati con il tempo grazie all’uso di strumenti appositamente pensati, ma non possono scomparire. Per fare una esemplificazione, è come se una persona affetta da miopia mettesse gli occhiali: gli occhiali non curano la miopia, ma aiutano la persona che ne soffre a vedere ciò che ha intorno come se avesse quasi 10/10. Il problema a livello sociale si riscontra in quanto la nostra è una società basata su simboli scritti, che quindi vanno letti: siano essi numeri, parole o simboli di altro tipo. Per cui, se la nostra cultura avesse avuto una tradizione orale piuttosto che scritta, probabilmente questi disturbi non sarebbero mai stati diagnosticati.

E’ evidente che ciò che riguarda la “disabilità” è strettamente legato al concetto di normalità accettato all’interno di una comunità di individui. Sotto questo punto di vista, il caso olandese fa riflettere: in una società che è chiaramente fuori misura per persone con difficoltà di questo tipo, privare gli studenti di poter vivere non solo l’esperienza scolastica, ma anche le dinamiche sociali che li circondano, vietando l’utilizzo dei metodi compensativi, non fa in modo che si creino maggiori disuguaglianze? “Se si perde loro, la scuola non è più scuola”. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, così il controverso Don Milani si esprimeva riguardo a quegli studenti che nella scuola “tradizionale” della prima metà del secolo scorso venivano considerati gli ultimi, coloro che a priori, secondo l’istituzione scuola del tempo, quasi non meritavano neanche la possibilità di poter dimostrare le proprie doti.

Don Milani alla Scuola di Barbiana

Ma Don Milani dimostrò che dando i mezzi, anche coloro che venivano considerati delle “zucche vuote”, erano in grado di ottenere risultati più che soddisfacenti. Togliendo l’uso dei mezzi compensativi, la scuola viene svuotata del suo valore educativo, in quanto non fornisce i mezzi affinché gli obiettivi (in questo caso anche i più semplici, come ad esempio far di conto), vengano raggiunti da tutti nel miglior modo possibile. Il dibattito è aperto.

Nausicaa Borsetti