L’ultimatum Unesco: lasciate riposare Venezia

Di Giulia Testa per Social Up!

Il quattordici luglio, l’Unesco ha messo Venezia sotto ultimatum.

Tutti i ventuno stati membri del World Heritage Committee – svoltosi due giovedì fa a Istanbul – si sono trovati unanimemente d’accordo sul fatto che la città italiana delle gondole sia in pericolo, a causa del troppo turismo.

‘’L’incontrollato ampio turismo sta distruggendo Venezia. Ogni anno più di 20 milioni di turisti inondano la città. Migliaia arrivano con enormi navi da crociera che hanno un grandissimo impatto ambientale. Bar e negozi di souvenir stanno sostituendo case e attività famigliari: 30 anni fa 120 mila persone vivevano nel centro, ora questo numero raggiunge a stento i 55 mila.’’

Queste le parole del mini video denuncia firmato PlayGround+, che riassume bene il concetto.

La situazione è reale e urgente. L’affluenza turistica, che dovrebbe essere benefica per ogni paese, a Venezia sta degenerando nell’eccesso, portando con sé smisurati effetti deleteri per la città. L’inquinamento è uno di essi, ma anche la difficoltà a muoversi e viverci, soprattutto per gli studenti delle due importanti università sulla laguna (Ca’ Foscari e IUAV) che non possono godere di un ambiente tranquillo e pulito. Quindi, Venezia, dove è sempre più impossibile trovare un abitante indigeno, rischia di spopolarsi e perdere la propria identità sociale-umana, diventando un villaggio turistico.

I monumenti vengono usurati, le strade rese impraticabili e persino l’esigua fauna locale sta scomparendo.

Per non parlare delle grandi navi che compaiono a rallentatore dietro gli edifici storici, assolutamente antiestetiche per un tesoro di città come Venezia e causa di un enorme inquinamento acquatico, aereo e anche sonoro. In alta stagione, i veneziani possono aprire la finestra della propria casa e trovarsi a dieci metri dall’oblò di una nave da rociera.

Venezia è in mano ai turisti, spesso sconsiderati, spesso di passaggio, neanche interessati a ciò che vedono, ma solo puntati a divertirsi in una città particolare e fare bisboccia nei bar che strabordano sui canali; si sta deteriorando nel silenzio e sotto gli occhi di tutti, lentamente soffocata. Ormai si vedono fiumi di folle informi e quasi nient’altro.

«Venezia è un gioiello e come tutti i gioielli va preservata – ha spiegato il Perù -, è chiaro però che ci sono seri problemi, mancano strategie di lungo respiro per affrontare turismo di massa e altre questioni aperte».

Il Libano è stato categorico: «Non possiamo più dare tempo all’Italia, i rischi sono sotto gli occhi di tutti, bisogna agire».

A fronte di tutto ciò, l’Unesco le ha dato sette mesi di tempo: se entro febbraio il governo non adotterà provvedimenti per migliorare le condizioni della città, Venezia sarà cancellata dai siti del patrimonio dell’Umanità e entrerà a far parte dei siti monumentali a rischio, tra cui troviamo Aleppo e Damasco.

Il governo italiano ha risposto ottimisticamente, dicendo che ha volontà e capacità di risolvere la questione. Per il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, invece, servono più interventi da fuori:  «Credo sia il momento di prendere decisioni internazionali pensando che a Venezia, prima di tutto, ci vogliono pensare i veneziani – ha scritto – e i veneziani non vogliono morire, ma vogliono cominciare a far crescere la città con il loro orgoglio e sulle loro gambe. Per noi è importante e utile l’idea che l’Unesco aiuti l’Europa e lo Stato a rifinanziare la Legge Speciale. Gli aiuti devono essere concreti, perché dei discorsi ne abbiamo le scatole piene».

Comunque, nel concreto, le problematiche da affrontare sono più di una.

Come precedentemente accennato, la prima riguarda la proibizione dell’accesso alla laguna per le  largest ship (le grandi navi), in combinazione con una sustainable turism strategy che regoli la velocità e i tipi di motori degli scafi coinvolti nel traffico acqueo intorno al centro.

Il fulcro rimane tuttavia il numero esagerato di turisti, e perciò si pensa ad imporvi un limite, come peraltro succede in alcune località storico-turistiche. Le proposte riguardano tornelli alle porte della città, o prenotazioni obbligatorie. Secondo Italia Nostra Venezia, i tipi di turisti su cui bisognerebbe vertere le attenzioni sono i cosiddetti ‘escursionisti’, ossia quelli che entrano in città in massa per restarci poche ore. Arrivando attraverso grandi pullman e agenzie, sono più facili da controllare. Basta stabilire un numero massimo di persone per giorno e imporre agli operatori di non muoversi senza aver ottenuto il permesso d’ ingresso.

«Il terzo passo riguarda la proliferazione di appartamenti in affitto turistico, fenomeno che sta rapidamente trasformando la città in un grande albergo diffuso», prosegue Italia Nostra. I residenti e studenti dovrebbero essere agevolati a prendere una casa in affitto, piuttosto che i turisti occasionali, a cui andrebbero limitati i giorni all’anno in cui possono soggiornarci – su modello di altre città, come per esempio San Francisco.

La quarta proposta, infine, è la creazione di un Bonus ad hoc, per facilitare (anche economicamente) le giovani coppie che intendono stabilirsi in città, a residenti che debbano eseguire restauri e anche alle start-up del posto.

Venezia, con i suoi (pochi) abitanti e governatori è di fronte ad una grande sfida, definita ‘senza precedenti’ da molti. Anche il resto degli italiani non è stato indifferente alla notizia (sebbene essa sia stata poco diffusa), aderendo alla campagna #VeneziaMioFuturo indetta per espandere la sensibilizzazione sull’argomento. In merito al tema, alcuni striscioni sono addirittura arrivati dall’estero!

Un grande sforzo deve però essere fatto anche dai turisti stessi, i quali finiscono per approfittarsi e distruggere la stessa bellezza che ha fatto fare loro kilometri di viaggio. Di conseguenza, viaggiare deve essere sì un diritto e una gioia, ma anche un’esperienza da fare intelligentemente, anteponendo l’integrità dell’attrazione turistica al proprio compulsivo desiderio di goderselo fino all’osso.

redazione