Il termine twitteratura, derivante dalla crasi del celebre social network Twitter e letteratura, è un metodo sperimentale per la rielaborazione e la riedizione di opere della letteratura in cinguettii, ovvero tweet. Apparentemente sembra un ossimoro, una contraddizione, la sintesi estrema in 140 caratteri cui ci obbliga Twitter e la lunghezza di un romanzo, ma in realtà se analizziamo bene la storia della letteratura, l’ermetismo non è sicuramente una novità. Oltre alle famose e brevissime poesie dei poeti italiani Salvatore Quasimodo e Giuseppe Ungaretti, ricordiamo il microscopico romanzo In vendita: scarpe per bambino, mai usate di Hemingway e vari casi di libri da una manciata di parole che vanno da Stan Lee a Steven King. Il maestro dell’horror, stanco delle continue critiche alla prolissità dei suoi romanzi, accettò, durante un’intervista, di scrivere un racconto da brividi che stesse in una sola riga; il risultato fu questo: “L’ultimo uomo rimasto sulla terra è chiuso in una stanza. Bussano”.
Oggi avendo come mezzi di comunicazione e di informazione uno spropositato numero di piattaforme digitali specializzati ognuno in un settore diverso, dalla fotografia come Instagram all’interazione sociale quali Facebook, perché non sfruttarli per rinnovare un campo come la letteratura, così stantio e fermo? Il social che si è mostrato più adatto in questo senso è stato sicuramente Twitter, denominato il social preferito dai giornalisti e professionisti della scrittura e da chiunque voglia informarsi in maniera celere. Ecco che negli ultimi anni un’insieme di case editrici e scrittori hanno incominciato ad utilizzare il web come nuovo canale di sperimentazione. Il tutto è cominciato un po’ come gioco e anche come mezzo di promozione da parte degli editori e si tratta di romanzi collettivi in cui veniva lanciato un hashtag o un tweet e a seguire i vari follower, che siano lettori o autori non importa, dovevano riprenderlo e continuare la storia rispettando delle regole stabilite, utilizzando tutta la propria inventiva e creatività. Questo nuovo fenomeno è diventato un fatto letterario, fino a costituire un vero e proprio genere con le proprie particolarità, norme e consuetudini, con anche i propri detrattori e i propri estimatori.
Il primo di questi, nacque il 7 ottobre 2010 ad opera di un gruppo di studenti finlandesi, i quali inventarono il primo romanzo digitale collettivo “Da una realtà all’altra”, un poliziesco, creato da una selezione di vari tweet. Naturalmente il fenomeno è sbarcato anche da noi in Italia, come ad esempio il progetto #WeBook lanciato dalla giornalista Claudia Maria Bertola sotto lo pseudonimo di @AngiolettoFree e da Tito Faraci che grazie a una serie di tweet incessanti hanno realizzato un romanzo giallo vero e proprio diventato anche un Ebook. Come non citare in questo contesto poi la prima tweet fiction nonché una delle serie televisive di maggior successo negli ultimi anni, su idea del Premio Pulitzer 2011, Jennifer Egan che propose al “New Yorker” di pubblicare sul proprio account Twitter una spy story al femminile: The Black Box, messe online dall’autore in sei mesi e apprezzata soprattutto per la scrittura sintetica ed effetto, che dona ai lettori massima suspanse.Non meno innovativa poi è la rielaborazione su Twitter dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Grazie al blog @TwLetteratura, la storia di Renzo e Lucia diventa alla portata di tutti, ribaltando quella concezione per cui i classici della letteratura debbano per forza essere trattati con pesantezza e in modo accademico.