A tu per tu con il cantante siciliano Oscar Latino

BENTORNATO PRESENTE è un album che rispecchia Oscar Latino, anche se non in tutto. E’ il primo album che contiene dei singoli, nei quali troviamo vari percorsi.
E’ il viaggio di un arista che al 90% ha trovato una sua identità e il suo binaro, però ovviamente tale consapevolezza artistica dovrà rafforzarsi negli album successivi. C’è tanto ma non tutto dell’artista siciliano che ha deciso di raccontare numerose esperienze di vita e aspetti della società contemporanea, in un album che richiama molto il suo passato di direttore artistico in numerosi villaggi turistici.
Forse nessuno riesce mai a raccontarsi del tutto in un album, ma dall’intervista che noi di SocialUp abbiamo avuto modo di fargli si racconta con una disinvoltura e una semplicità disarmante, specchio di un amore per il proprio lavoro e per la propria professione.
Oscar Latino, classe 1976, si affaccia alla musica all’età di 13 anni e nella sua maturazione artistica non dimentica le radici siciliane che gli hanno dato i natali, improntando la sua produzione ad uno stile se vogliamo semplice e immediato, frutto del suo rapporto diretto col pubblico rispetto a tanti altri colleghi.
In un’era musicale in pieno sviluppo e sicuramente viziata da un uso smodato dei talenti (basti pensare ai numerosi talent show sulle emittenti televisive) il cantante, strumentista palermitano si pone come voce fuori dal coro e fa della sua arte musicale un prodotto più genuino possibile.
Il cantautore è una figura che viene screditata perchè si pensa che chi scriva canzoni di propria mano e poi le interpreta sia comunque lontano da ciò che la discografia vuole e di cui ha bisogno.
Cantautori come i grandi De Gregori e Battisti purtroppo difficilmente ritorneranno nel panorama musicale; la direzione che si è presa non mette in risalto coloro che scrivono come un tempo. Tutto si adatta a quello che detta il mercato
”.
Partendo da questa affermazione ci siamo addentrati nella carriera di un artista italiano capace con la sua musica di avere un buon seguito e di appassionare.
Seguendo uno stile melodico facilmente riconoscibile siamo andati alla scoperta del nuovo album di Oscar Latino: Bentornato Presente.

Partiamo dagli inizi della tua carriera musicale; tu nasci come batterista e hai frequentato la scuola Europea Jazz, trasferendoti poi a Roma per continuare i tuoi studi come musicista presso L’ U.M, l’Università della Musica. Quando hai capito che il canto poteva essere un ottimo investimento e quanto questi studi ti hanno dato la giusta consapevolezza dello strumento vocale?

L’utilizzo di uno strumento musicale, qualunque esso sia, da un punto di vista ritmico, armonico ti aiuta tantissimo nella realizzazione di un brano, in ciò che devi cantare o scrivere. Questi studi sono stati un trampolino di partenza per la conoscenza di uno strumento.
Mi sono affacciato al canto vero e proprio grazie ai doppi cori che intonavo per i cantanti con cui suonavo nelle band, così ho incominciato ad interagire col pubblico non solo da batterista.
Grazie alla mia vita nei villaggi turistici, dove spesso creavo composizioni e brani, ottenendo un buon consenso di pubblico, ho deciso di rivolgere la mia attenzione al canto.

Dal 4 dicembre 2015 è disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming “BENTORNATO PRESENTE”, il tuo ultimo disco.
Cosa pensi di aver portato di nuovo rispetto ai tuoi lavori precedenti, per citarne uno “Angelo”, il tuo EP di esordio?

Sicuramente nuove musicalità e un nuovo modo di scrivere i testi; alcuni sono stati redatti da me, altri da persone che hanno collaborato alla realizzazione del disco, come Filippo Marchigiani (chitarrista del Banco del Mutuo Soccorso), Alessio Ventura (il cantante dei Dhamm).
Per quanto riguarda i pezzi scritti da me vi è stata una crescita nella stesura del testo; una maturità che ha comportato anche la scelta di trattare tematiche diverse, per esempio vi sono canzoni dedicate alla mia sicilianità ma non solo, vi è anche un brano, Bentornato Presente, che parla di un ragazzo che nella fase adolescenziale fa uso di LSD e capisce che invece si sta rovinando la vita, un passaggio da vita brutta a vita bella; oppure In Radio che parla della crisi economica in Italia.

Nelle tracce presenti nell’album Bentornato Presente non si può non notare una componente chiaramente melodica che, però, trova la sua particolarità in toni rockeggianti e sicuramente pop.
Quanto è durata la gestazione dell’intera raccolta, prodotta da Mauro Munzi (batterista dei Dhamm) e come mai l’idea di accostare generi “diversi”?

Questo lavoro è durato un anno e mezzo, compresi i singoli e le 7 tracce inedite. In linea di massima lo stile musicale del disco segue melodie pop, alcune tracce si avvicinano al rock melodico altre meno. E’ un album molto semplice dove non ci sono mix di generi completamente diversi; di base i pezzi sono pop-rock, a cui si intervallano parti rappate, si tratta comunque di musica italiana leggera.

Oggi come oggi, in una realtà che vede i talent show come mezzo di astrazione dalla più genuina e naturale crescita e maturazione artistica, è difficile emergere nel panorama musicale nonostante si abbiano competenze e doti musicali; tu che cosa ne pensi e che rapporto hai con questi talent?

Questi talent sicuramente danno la possibilità a chi nutre la passione per il canto di avere maggiori opportunità. Tuttavia, il veicolo, secondo me, è sbagliato perchè tutto si fonda su un discorso esclusivamente mediatico; sono trasmissioni televisive che alla fine hanno allo scopo di raggiungere un audience specifico. Per cui non considero i talent delle occasioni di crescita personale; tuttavia, sono favorevole ad un programma  come Sanremo che si dedica maggiormente alle nuove proposte. Sarebbe interessante realizzare un Festival della musica italiana che permetta a nuovi artisti di emergere e non favorire chi è già affermato nel panorama musicale nazionale, però qua ci andiamo a scontrare con tanti interessi.

Ricordiamo il tuo passato come intrattenitore, cantante, musicista e responsabile spettacoli in tanti villaggi turistici in giro per il mondo. Quanto queste esperienze ti hanno formato e cosa hanno portato nel tuo modo di fare musica?

Tantissimo! Molti lo considerano solo un fattore ludico ma ti posso assicurare che non è solo questo. Diciamo che ad un certo punto la parte ludica viene superata da quella prettamente artistica, che comunque vuoi o non vuoi ti porta ad essere l’epicentro di un teatro con 1500 persone. Quindi qualcosa da raccontare devi averla, non solamente che faccia ridere, ma che emozioni non solo con le risate, ma con una bella canzone, un musical d’amore. Vi sono varie sfaccettature che intervengono sul percorso artistico di ogni persona, c’è chi non trae nulla da questo lavoro, chi invece, come me ha preso tutto quello che c’era da prendere. Rispetto ad altri ho un approccio col pubblico più diretto che mi consente un modo di espormi più rilassato e tranquillo.

Numerose le collaborazioni che ti hanno visto protagonista, da Enrico Ciacci e Randy Roberts ad Andrea Banica, importante artista rumena di cui sei diventato anche corista.
Se dovessi scegliere, nel panorama musicale odierno, con chi ti piacerebbe collaborare e chi sono i modelli a cui ti ispiri?

Lucio Dalla è sicuramente un modello e un cantautore col quale mi sarebbe piaciuto collaborare; invidio tantissimo Pierdavide Carone che ha portato a Sanremo un brano scritto da lui, tra l’altro bellissimo e che non ha avuto neanche un successo di critica evidente.
Nel panorama italiano mi piacerebbe poter duettare con Checco dei Modà, con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro che stilisticamente sono vicini alla musica che mi piace fare e da cui a volte traggo ispirazione.

 

Victor Venturelli