“This girl is on Pfizer”: il diario di una ragazza vaccinata e felice

Il diario di una nerd superstar è ormai roba vecchia, una serie tv del 2011 di cinque stagioni che raccontava le avventure di un’adolescente. Per non parlare del diario per eccellenza del cinema internazionale: Il diario di Bridget Jones del 2001. Entrambi in un modo o nell’altro riflettono i drammi o semplicemente le tematiche della società di quegli anni. E che anni quelli prima del 2020! Anzi, che anni quelli prima del covid-19.

Su Social Up arriva, allora, una versione moderna del diario di una ragazza, questa volta post-covid e soprattutto post-vaccino: una ragazza col Pfizer.

Assurdo o banale, lo scopo di questa pagina di diario vuole essere quello di sensibilizzare giovani e adulti a vaccinarsi. Ad avere fiducia nella scienza A rispecchiarsi nei sintomi e capire che sono normali. A capire che avere paura non è motivo di vergogna, ma il motore giusto per diventare coraggiosi e fare anche con una semplice dose di vaccino la differenza. Risposte a dubbi ed incertezze racchiuse in un diario di una ragazza che è giunto alla nostra redazione e che proponiamo “per sentirci meno soli”.

Capitolo 1.

«Un giorno ti svegli e ti chiedi ma cosa sta succedendo? Davvero il mondo intero si sta preoccupando di un virus?

Davvero quello che mio padre aveva chiamato “un virus che viene dalla Cina” adesso ha un nome –  malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2, meglio nota come Covid-19? Mi hanno insegnato che quando si da un nome a qualcosa allora essa diventa reale, concreta, importante. Ricordo i nomi che davo ai miei giocattoli e la cautela con cui li maneggiavo per paura di “ferirli”. Non erano esseri viventi, eppure erano sempre lì nella mia stanza, potevo toccarli, giocarci.

Se ci penso, il paragone è assurdo. Il 2020 è stato caratterizzato da qualcosa che, al contrario dei miei giochi, era invisibile eppure aveva un nome e agiva in maniera meschina. I suoi effetti erano visibili a tutti anche se incomprensibili per qualcuno. Sì, perché la prima reazione è la negazione. “Ah ma è un raffreddore passeggero”; “Vogliono solo spaventarci per sottometterci”; “Sì, è morto il tizio ma hanno mentito, non era covid-19”.

E tra una polemica e l’altra il virus si addentrava nelle nostre vite. Eravamo entrati in guerra. Ma come si combatte un nemico di questo tipo?

Prima risposta la scienza, la medicina. Ed infatti, in prima linea i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari. Venivano ripresi in tv, elogiati in quanto eroi mentre stavano svolgendo il loro lavoro di tutti i giorni. Grandi eroi lo sono stati davvero, ma lo sono da sempre.

Seconda risposta la responsabilità, la civiltà. Ed infatti lockdown, mascherina, igienizzante e distanziamento sociale. Ci siamo abituati ad una nuova normalità. Anzi, non ci abitueremo mai del tutto, ma viviamo giorno per giorno, e in certi casi estremi, invece, si sopravvive.

Bombardati da informazioni abbiamo superato la prima vera grande fase, con non poche perdite. Poi la luce in fondo al tunnel: i pilastri su cui le nostre speranze si rifugiavano hanno cominciato a collaborare.

Capitolo 2.

La responsabilità si è unita alla scienza finanziando quella che poi è diventata la “bomba atomica” contro il covid-19: il vaccino.

Si è vero, non si tratta di un’immunità totale, ma è comunque un’arma che ci hanno messo a disposizione, e solo gli stupidi decidono di proteggersi durante la guerra con lo scudo di carta pur avendo proprio accanto a sé quello di ferro. Certo le scelte sono scelte, ma che non si dimentichi il valore della civiltà in questo contesto.

E adesso, dopo aver cercato di riassumere un anno di “non-vita” in una semplice premessa, posso dirlo:

Ciao, mi chiamo K. ho 20 anni e finalmente mi sono vaccinata. Pfizer, per chi se lo stesse chiedendo, ma ve lo dico molto chiaramente, avrei fatto anche l’AstraZeneca se me lo avessero proposto.

Ecco, perché non ci siamo resi conto che mentre il covid-19 si insediava nelle nostre vite, ci rubava familiari e amici, ci toglieva la libertà e la gioia di un abbraccio, un altro virus cresceva. Mi riferisco alla disinformazione, alla diffusione e condivisione di fake news, o di notizie eclatanti di fatti che riguardano l’uno sul milione. Notizie che se mal lette portano a scelte davvero pericolose. Una fra tutte: la rinuncia al vaccino.

Ripeto, ognuno fa le proprie ricerche e decide per sé ciò che ritiene più corretto, tuttavia tali decisioni non possono essere tratte da letture superficiali di titoloni acchiappa click. É proprio questo il tipo di informazione che odio soprattutto in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo. Ma come cantavano gli 883 è la dura legge del click no? Ah non faceva così la canzone… va bene comunque.

Il vaccino è stato per me un traguardo da raggiungere, con diverse fasi e tappe difficili.

Nell’attesa dell’apertura delle vaccinazioni alle diverse fasce d’età ho dovuto combattere contro il virus della disinformazione che ormai si era insediato nella mente dei miei genitori. Soggetti fragili da proteggere e da convincere. Ho rivestito indegnamente i panni di una divulgatrice scientifica da quattro soldi, informandomi, affidandomi alla scienza per poi rendere loro semplice capire quelli che sono i rischi con e senza vaccino. Alla fine ci sono riuscita, anche loro si sono vaccinati per la mia e loro tranquillità!

I miei sintomi dopo il vaccino sono tra i più comuni. Primo fra tutti la felicità e profonda gratitudine.

Ho ringraziato i volontari, i dottori, i medici militari per il lavoro e la pazienza dimostrata da inizio pandemia ad ora. Quei 15 minuti di attesa dopo il vaccino sapevano di libertà, persino il formicolio al braccio mi ha fatto piacere.

Per gli agofobici, andate sereni la puntura neanche si sente e non fate in tempo a girarvi per non vedere l’ago, che subito vi ritrovate con il cerotto sul braccio. Sono stata fortunata perché non ho avuto febbre post-vaccino, solo il noto fastidio al braccio e un po’ di mal di testa. Mentre vi scrivo ammetto di sentirmi spossata, quindi immagino che la sonnolenza sia un altro sintomo. Tuttavia, dentro di me avverto anche tanta adrenalina che si mischia con quel senso di responsabilità di cui vi parlavo all’inizio.

Stiamo combattendo, non è ancora finita ma mi sento felice nell’aver contribuito, per essermi fidata. E per chi è ancora in dubbio se vaccinarsi o meno vorrei dire di affidarsi all’opinione medica, fare tutti gli accertamenti del caso e spiegare i risultati ai medici incaricati di somministrare il vaccino. E se nonostante questo non vi sentirete ancora pronti, vi aggiungo io un piccolo grande particolare. Un’omissione che in realtà mi sembrava ridondante dato che non sono stata l’unica.

Ebbene sì, non sono stata l’unica a risultare positiva al covid-19.

Sono stata una dei tanti, purtroppo, ad aver avuto problemi respiratori con conseguenti problemi fisici e psicologici. Ed oggi vi posso assicurare che tra riprendere il covid-19 e tutelarmi con il vaccino, preferisco di gran lunga urlare a squarciagola “THIS GIRL IS ON PFIZER” anche col rischio di sembrare ridicola.

Magari, se vi va vi racconterò di più della mia esperienza da positiva e delle volte in cui mi sono chiesta “ma perché proprio a me?”, per poi rispondermi a fine quarantena “perché non a me?”. Tante le consapevolezze maturate e tanta la voglia di rispettare sempre il parere scientifico, vaccinandomi per esempio.

Vaccinatevi, fatelo per voi e per gli altri. Giovani siate responsabili, vaccinatevi per evitare di diventare vettori di contagio.

Grazie Social Up per quest’opportunità, spero ci sia modo di leggere altre esperienze a riguardo, è un bel modo di sentirci meno soli».

Giulia Grasso