The Prince’s Voyage. Locarno 72. Un inno al viaggio e alla conoscenza

Fuori concorso al Festival di Locarno 72, edizione 2019 (tenutasi dal 7 al 17 agosto) The Prince’s Voyage è un pregevole e sofisticato film d’animazione francese, che attraverso una sceneggiatura colta e originale in cui si dialoga apertamente con la letteratura, col fantastico e con la fantascienza, descrive tramite la metafora del viaggio l’esigenza atavica di conoscenza che è insita nell’animo di ogni individuo, rappresentata nel film dalla odissea del protagonista, un anziano e canuto principe scimmia, non per questo sazio di esperienze o di novità.

Siamo dinnanzi ad un’opera complessa e ambiziosa, creata da Jean-François Laguionie (regista, sceneggiatore e disegnatore) già autore di Le stagioni di Louise e premiato spesso durante i festival del cinema di animazione, il quale, coadiuvato dal regista Xavier Picard, riprende il discorso iniziato con “Scimmie come noi” (A Monke’s tale) del 2001, per rilanciare il suo universo popolato da uomini-scimmie, i quali sono chiari alter-ego degli esseri umani.

La storia di The Prince’s Voyage (che abbiamo avuto occasione di vedere tramite l’interessante piattaforma on line Festival scope, in cui si proiettano in streaming film provenienti dai più importanti festival internazionali, tra cui anche Venezia) è ambientata infatti in un mondo abitato da scimmie bipedi che sono diventate civilizzate, perdendo i caratteri animaleschi originari e diventando sempre più progredite.

Il protagonista del film, il quale con una voce narrante racconta spesso in prima persona ciò che gli sta accadendo, anticipando le scene, con un taglio registico diaristico molto elegante che dà alla narrazione e alla psicologia dei personaggi complesse sfaccettature, è come si diceva un principe, colto e raffinato in cerca di conoscenza, che nonostante avesse tutto nel suo regno è sempre stato convinto che esistessero altre scimmie oltre il mare. Nonostante l’età, il suo insaziabile desiderio di viaggiare ed esplorare lo porta a sfidare i confini del suo regno. Naufrago, si risveglia su lidi sconosciuti, in un tempo ed un epoca che non gli appartengono. In qualche modo infatti è stato catapultato nel futuro, o meglio presso un popolo di uomini-scimmia che conoscono l’elettricità e utilizzano veicoli per spostarsi.

Quasi morto, in viene salvato da un ragazzo scimmia, Tom, il quale lo accoglie e lo fa trasferire presso il museo-studio di un accademico, il prof professor Abervrach. Quest’ultimo è molto interessato al nuovo venuto, in quanto ha sempre sostenuto la tesi che esistessero altre scimmie straniere e altri mondi diversi oltre a quello circostante. Il professore comincia a studiarlo, non rendendosi conto che anche il Principe Scimmia sta facendo altrettanto.

Partendo da questo spunto il film racconta il viaggio del Principe e del suo amico Tom, i quali incontreranno diversi popoli scimmia, ciascuno convinto di avere una propria risposta su quale sia il significato della vita e quale sia il modo giusto di vivere.

Molto elaborata la struttura narrativa del racconto, che si avvale spesso di flashback-ricordi, e costruisce molteplici storie nella storia, ampliando man mano le informazioni che lo spettatore ha sull’universo creato dal regista.

Senz’altro il regista affronta il tema della diversità e del confronto tra diverse culture e fa emergere con forza il potere della condivisione culturale e l’arricchimento che il dialogo, il linguaggio e la cultura possono portare in ciascuno; così come la bellezza di chi da straniero si ritrova in nuove terre ed è aperto ad accogliere tutto ciò che è nuovo ai suo occhi. Al contempo fa emergere anche il tema della paura verso la diversità: i sospetti e gli strumenti che possono essere utilizzati per arginare i diversi e neutralizzarli. Più in generale la pellicola pone una distinzione tra i sognatori-esploratori, coloro che come l’Anziano principe sono sempre in cerca di nuovi stimoli e conoscenze, come del resto i grandi avventurieri della letteratura tra cui Ulisse e Gulliver (chiaro il riferimento), e coloro che invece preferiscono arroccarsi sulle loro convinzioni: i conservatori che si barricano nell‘ignoranza e preferiscono la staticità, a tutto il resto. Il giovane e il vecchio sono accomunati dallo stesso entusiasmo per il nuovo.

Tra le righe l’opera del regista è una denuncia verso la chiusura nei confronti del diverso, un tema fondamentale dei nostri giorni. Il discorso è fatto con profondità ben maggiori e risvolti psicologici ed esistenziali più intensi rispetto ad un altro recente e ben più famoso film d’animazione francese Dillì a Pargini di Ocelot, un bel film comunque, che pure parla di diversità, ma in cui il discorso è per certi versi troppo indirizzato e semplificato. Nonostante l’indiscutibile bellezza visiva, luccicante e “pantagruelica” di questo film, infatti, lo spazio dedicato all’interiorità è a dir poco compresso dietro una patina dorata e barocca di citazionismo,  celebrativa della cultura francese, una patina visivamente bella e piacevolmente frastornante, che, in fondo in fondo, però, offre una rappresentazione abbastanza frivola e stilizzata della società. Il discorso è totalmente diverso in The Prince’s Voyage. Un cartone animato filosofico, dalla forte natura letteraria e cinematografica, come un fumetto-animato d’autore.Risultati immagini per the prince's voyage

Le citazioni sono più indirette (ad esempio anche i riferimenti a Il Pianeta delle Scimmie e in genere al distopico fantascientifico). Come il suo protagonista è un film che si pone continuamente delle domande, in cui ci si stupisce di ciò che di nuovo si è sempre in grado di apprendere.Notevole e metacinematografica la scena il cui Vecchio Principe scopre che il popolo di scimmie presso cui è arrivato ha inventato qualcosa di magnifico come il cinema, a lui sconosciuto.Stupore, meraviglia e domande sono questi i punti forti di questo capolavoro di animazione, poetico e sentito di Laguionie.

Che dire delle animazioni? Un 3d plastico modellato con eleganza sul disegno bidimensionale, che regala panorami e sfondi di grande bellezza e dettaglio, mantenendo però pulita l’immagine senza mai sovraccaricare gli spazi ed esaltando l’espressività delle scimmie dal volto umano che ne sono protagoniste.

Davvero un cartone animato da vedere, con un finale che apre alla meraviglia della scoperta e al rilancio continuo dell’immaginazione, la stessa che nei film d’animazione può trovare sempre nuove forme espressive, per l’estrema versatilità di questo mezzo, non a caso tra i più sperimentali del cinema.

Francesco Bellia