The Crown: Netflix ci racconta il Regno di Elisabetta II

Di Luca Tognocchi per Social Up!

Proprio un anno fa finiva Downtown Abbey, serie ITV che raccontava la storia dell’aristocrazia britannica nel primo Novecento, che quindi ne affrontava gli ultimi fasti e la decadenza. Il pubblico britannico, e sorprendentemente quello di tutto il mondo, si è sentito abbandonato ed orfano da questa dolorosa fine, poiché una soap opera sui nobili va rimpiazzata subito con un’altra.  A sopperire questa mancanza è corsa in aiuto sempre ITV proponendo la serie Victoria, che racconta le vicende dell’omonima regina, usando toni da vera soap sud-americana. Ma a cavalcare quest’onda in maniera originale e creativa è stata come sempre Netflix regalandoci The Crown.

The Crown racconta il regno di Elisabetta II dal suo inizio fino, potenzialmente, ad oggi. È una serie che affronterà più di mezzo secolo di storia e dovrà affrontare grandi cambiamenti sociali, politici e tecnologici. Tutti questi cambiamenti verranno raccontati tramite gli occhi della famiglia monarchica, ma parallelamente verrà raccontato anche come gli stessi cambiamenti si rifletteranno sulla famiglia. I Windsor diventano quindi soggetto ed oggetto della narrazione. Il ripetere che è la famiglia il centro del racconto non è un caso, anzi. La particolarità di questa serie è che non si concentra sulle vicende della Regina ma su tutta l’istituzione della Monarchia, appunto sulla Corona. La materia che si va a toccare è il significato della Monarchia per il popolo inglese e per gli stessi componenti di questa. È essa solo un simbolo antiquato o ha una reale utilità nella vita sociale e politica del Paese? Sembra essere un po’ questa la domanda che campeggia nel racconto di tradizioni ed usi chiaramente anacronistici che però si alternano ad udienze con il Primo Ministro Churchill e macchinazioni politiche. La risposta non sembra essere fornita, se non dalle opinioni dei personaggi stessi, e viene lasciata allo spettatore la libertà di decidere da sé.

Un altro elemento di interesse è l’approccio ai personaggi: questi sono visti come una dualità in perenne conflitto. Ogni personaggio è contemporaneamente un essere umano come tutti e un membro della famiglia Reale, un simbolo, una figura ancora più pubblica, se possibile, dei “normali ” politici. Queste due nature coesistono all’interno di tutti i personaggi raccontati, e per alcuni è l’uomo a non adattarsi alla Corona, per altri questa ad usare l’uomo solamente come contenitore. Ma le due realtà rimangono, come ovvio, in perenne conflitto, e questa dualità diventa uno degli snodi più interessanti della narrazione.

A questi positivi elementi si aggiunge l’interpretazione ottima di tutti i primari e comprimari, assolutamente calati in parti dove, come detto, esteriorità e interiorità faticano a conciliarsi, e la bellezza di costumi e scenografie, che non faticano a dare l’impressione di regalità in contrasto ad un mondo apparentemente lontano.

Alla luce di ciò appare chiaro che l’unica cosa che una serie come The Crown può avere in comune con Victoria, di stampo marcatamente ed espressamente soapoperistico, è la provenienza di due degli attori principali, rispettivamente Matti Smith e Jenna-Louse Coleman, entrambi ex-Doctor Who.

redazione