Testimonianze dalle zone rosse: una quotidianità reinventata

Inizia un nuovo capitolo, quello in cui l’Italia si impegna a fronteggare il Coronavirus: ecco alcune testimonianze dalle zone rosse.

Il Coronavirus sta bloccando tutta l’Italia, da nord a sud, senza distinzioni. Ecco come alcuni nostri redattori stanno affrontando la situazione in zona rossa stando a casa.

Bisogna stare a casa ora per tornare a vivere domani!

Testimonianze dalle zone rosse

Silvia

 

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Sono di Rovigo, ma per motivi di studio e di tirocinio mi sono ritrovata bloccata a Rimini. Qui la situazione è grave ma ben gestita, anche se alcuni non hanno ancora capito che prima ci chiudiamo in casa, prima la bella Romagna che mi ospita tornerà a ballare. In questi giorni sto perdendo occasioni lavorative a causa della crisi che sta causando questo virus, ma non mi lascio scoraggiare, sono ancora giovane. Mi preoccupano di più i miei genitori e le persone più grandi di me che hanno un contratto determinato, loro se tutto questo non passa in un tempo ragionevole, saranno le persone da tutelare (oltre ai malati, ovviamente).

In questi giorni mi sento abbastanza serena e tranquilla, anche se all’inizio l’ansia aveva preso il sopravvento, ma tranquilli, non ero una di quelle in fila al supermercato alle due di notte! Ho deciso di reinventare il mio tempo, anche perché non abbiamo molte alternative. La mattina mi sveglio con calma, faccio colazione e (se ho voglia) stendo il tappetino e faccio un po’ di pilates. Durante il resto della giornata mi rilasso, mi curo (faccio maschere, mi faccio impacchi ricostituenti a corpo e capelli), guardo tante serie tv e preparo la tesi. A luglio vorrei laurearmi, anche se forse, quando questa zona rossa nazionale sarà finita avrò bisogno di una bella dieta o sembrerò una palla con la corona d’alloro in testa, sempre se riuscirò ad uscire dalla porta.

Roberta

 

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Sono di Brindisi, ma al momento vivo a Roma, ma essendo tornata di recente da Berlino, ho deciso di stare a casa ed evitare il più possibile i contatti con l’esterno. Non vorrei mai far star male qualcuno a causa mia. Sono uscita di casa solo per comprare guanti, disinfettante e cibo. Ero tentata dal voler tornare a casa mia, ma ho troppa paura di far male o far star male qualcuno. Sto cercando di essere più responsabile ed ho evitato. D’altronde avendo la fortuna di avere un appartamento pagato, i soldi per fare la spesa, una casa col riscaldamento e la possibilità di star bene. Mi manca la mia famiglia, è vero, ma al momento non vedo la necessità di spostarmi e mettere a rischio altre persone. Non ci stanno chiedendo di combattere o andare in guerra, ci stanno chiedendo di stare a casa! Non mi sembra uno sforzo sovrumano.

La situazione è grave, le strade sono deserte e a Rebibbia la situazione non è delle migliori. Ho paura, ho paura di uscire anche solo per andare a fare la spesa. Mi stanno mettendo paura, ci stanno mettendo paura, ma resisto. Le mie giornate sono un po’ monotone e noiose, ma cerco di reagire e riposarmi approfittando della situazione. Seguo le lezioni online, leggo libri, cucino dolci, mi porto avanti con lo studio e ripenso a tutte le volte che ho desiderato più tempo per fare le cose, ora ce l’ho!

Benito

 

Sono di Napoli e in questi giorni alterno momenti di serenità come se il problema non mi tocchi personalmente a momenti di ansia e panico immaginando scenari apocalittici. Il tempo scivola via, tra serie TV netflix, giochini, letture e lavoro. Scrivo da remoto quindi riesco a lavorare comunque. Poi ci sono le mansioni esterne, quelle volente o nolente, le devo svolgere. Il lavoro è necessario per sopravvivere al di là del virus. La faccenda è seria, molto seria. Capisco la difficoltà di limitare i contagi, ma chiudere o limitare per settimane le attività commerciali può creare un buco economico nel sistema imprenditoriale e commerciale non da poco conto. Il governo centrale dovrebbe rassicurare un settore su cui si fonda un pezzo importante dell’economia di questo paese per evitare il tracollo.

Detto questo, dal punto di vista sanitario, penso che il sud sia ricco di personalità d’eccellenza. Ma che le strutture risentono di una cattiva gestione. Sono del parere che se vai in ospedale devi beccare l’angelo di turno, perché altrimenti, non voglio nemmeno immaginarlo. In Campania e a Napoli abbiamo tantissime strutture d’eccellenza, forse quest’emergenza può finalmente far capire a chi di competenza che queste vadano riorganizzate e migliorate. Il sistema sanitario pubblico italiano merita più attenzione. Sono sicuro che gli ospedali del sud avrebbero fatto un ottimo lavoro, anche se l’epidemia dei contagi avesse colpito prima le regioni meridionali. Detto ciò, mi manca la libertà d’azione. Mi spaventa il dover restare in casa contro la mia volontà. Ma mi rendo conto che la mia assenza di paura del virus va relazionata ai rischi che un mio contagio può avere su chi mi è intorno. Resto a casa per salvaguardare i miei affetti e quelli degli altri.

Queste sono le nostre testimonianze dalle zone rosse: da Rimini, Roma e Napoli. Questi siamo noi che stiamo a casa. Fallo anche tu e leggici per ammazzare il tempo e il virus. Uniti possiamo farcela!

Silvia Menon