TeamLab e la sua unica regola: perdersi e ritrovarsi interi

Capita a tutti di perdersi. Perdersi nella quotidianità, nelle abitudini, nei sogni. Perdersi anche per ritrovarsi. C’è una differenza, però, tra perdersi e voler perdersi che sta tutta nel bisogno di una meraviglia, di un qualcosa che ci stupisca in modo da rendere più leggero anche il peso delle nostre responsabilità e dello scorrere del tempo.

Così TeamLab, un gruppo di artisti giapponesi, intrecciato dalla voglia di fondere scienza, tecnologia e creatività in un unica visione, ha pensato bene di creare un’installazione d’arte digitale a metà tra il fanciullesco, visto che si tratta di enormi bolle colorate che cambiano colore quando vengono toccate, e l’irreale, considerando di ritrovarsi in questo universo di sfere fluttuanti.

Ci perdiamo in queste stanze, nella Galleria Nazionale di Singapore, come nei luoghi in cui sentiamo di poter essere liberi.

TeamLab ci dà le coordinate di una dimensione onirica e ovattata, quella in cui non sarebbe male trovarsi quando si ha bisogno di una meraviglia. Molti i progetti a cui il gruppo ha lavorato e lavora tuttora, tra cui “Water Spatial Calligraphy: Line and Koi”, che offre un’ interpretazione contemporanea della calligrafia giapponese in uno spazio astratto e tridimensionale, “Light Cords”, in cui toccando dei veri e propri “accordi di luce” puoi ascoltare il loro suono e “Flowers Bloom on People”.

Ultima citata, ma non per importanza dato che si parla di un’ installazione che prende vita quando le persone entrano in questa stanza dove si ritrovano il corpo cosparso di fiori e, avvicinandosi, le piante si uniscono creando un ponte tra i visitatori. Un immagine in continuo divenire, una stanza buia in cui sono gli esseri umani, con il loro tocco, a snodare questi lacci creativi e farne dei “quadri vivi”. Labirinti di linee e colori, posti solo lo schiocco di un bacio può far ritornare alla realtà.

Che dire…perdersi ha anche i suoi vantaggi, non credete?

Alessandra Nepa