Street art: nel milanese un murales dedicato al reato di imbrattamento

A distanza di un anno dalla conclusione del processo divenuto un vero e proprio caso giudiziario che lo aveva visto accusato del reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui, il writer Manu Invisibile torna a far parlare di sé. E’ di qualche giorno fa infatti la notizia della realizzazione di una nuova opera: un gigantesco murale che sovrasta la facciata dell’istituto comprensivo Franceschi, di Trezzano sul Naviglio nel milanese.

“Art. 639: reato di espressione”: questo quanto recita l’opera realizzata dall’artista con l’amico Domenico Melillo, in arte Frode, che all’epoca dei fatti lo ha supportato in veste di avvocato nel processo che lo vedeva coinvolto dopo esser stato sorpreso nel 2011 ad imbrattare un muro di proprietà delle Ferrovie dello Stato proprio nel capoluogo lombardo. In primo grado, il giudice aveva deciso di assolverlo riconoscendo il valore artistico della sua opera, in aggiunta poi al fatto che il muro su cui aveva iniziato a dipingere era già pieno di altri disegni e scritte. Ad analoga conclusione giunse la Corte d’Appello che, pur non riconoscendo il valore artistico dell’opera in quanto il giudizio in atto non verteva su ciò, considerò applicabile alla condotta dell’artista una causa di non punibilità, riconoscendo l’offesa priva di particolare tenuità quanto a condotta ed effetti. L’ultima parola passò alla Corte di Cassazione che la scorsa primavera pervenne a quanto già affermato in Appello.

L’opera, realizzata in soli 5 giorni di lavoro in occasione del festival internazionale di graffiti “Meeting of Styles Italy”, rappresenta un vero e proprio manifesto di denuncia e soprattutto di contestazione nei confronti di una legge considerata troppo rigida e soprattutto poco incline alla libera espressione in ambito artistico. “Nel codice penale non esiste alcun riferimento per distinguere le iniziative artistiche da quelle che non lo sono”, spiega l’avvocato in una dichiarazione rilasciata al quotidiano La Repubblica. “Quando un artista vuole dipingere su un muro brutto e distrutto e lo fa con l’intento di abbellirlo, spesso non sa a chi rivolgersi e viene rimandato da un ente all’altro, per non parlare dell’inasprimento delle pene a cui si è dovuto assistere per questo reato, che ora prevede anche la reclusione. Una punizione non proporzionata, specie rispetto ad altri reati ben più gravi e puniti in modo meno severo”.

Accanto a quel numero che equivale alla disposizione del codice che disciplina il reato di imbrattamento, fa da sfondo il contesto urbano: un’allusione non di poco conto né casuale la quale vuole appunto indicare ed evidenziare il luogo esatto in cui molto spesso il reato in questione viene consumato.