Storia del telescopio, da Galileo ad oggi

Dire telescopio vuol dire automaticamente rievocare alla mente il ricordo di un grande protagonista della scienza, quale cioè Galileo Galilei.

Vero è che dal lontano 1600 ad oggi di strada ne abbiamo fatta dal punto di vista tecnologico e scientifico, ma è vero anche che per capire il funzionamento e l’importanza di un soggetto simile bisogna partire dalla sua primissima versione. Versione che seppur molto elementare rispetto ai telescopi moderni, rappresenta la base di questo particolare oggetto che ha aiutato a definire la nostra visione dell’Universo.

La nascita del telescopio: Galileo Galilei

Siamo nel lontano 1609, epoca in cui non si sapeva nulla dell’universo, considerato luogo perfetto ed immutabile, al cui centro c’era la terra.

Eppure qualcuno aveva il desiderio di ampliare le proprie conoscenze, le domande su quello che c’era oltre la terra erano troppe. Quel qualcuno era Galileo.

Lo scienziato si servì di un’idea di un ottico olandese che aveva dato vita ad uno strumento in grado di ingrandire gli oggetti in lontananza. L’idea si basava sull’accostamento di due lenti per occhiali. Galileo chiamò il suo strumento cannocchiale e decise di puntarlo verso il cielo. Le scoperte sull’universo aprirono un mondo allo scienziato.

Tralasciando le varie scoperte che fece, il suo cannocchiale o telescopio, aveva la capacità di ingrandire gli oggetti di 20-30 volte.

 

Il telescopio rifrattore

Utilizzando due lenti per deviare l’immagine, ovvero per rifrangere la luce, il “telescopio alla Galilei” fu definito rifrattore.

Si tratta cioè si uno strumento formato da due lenti. La prima prende il nome di obiettivo e serve per raccogliere e concentrare tutta la luce sulla seconda lente. Quest’ultima, il cui nome è oculare, serve invece per ingrandire l’immagine dell’oggetto osservato.

Per quanto l’idea fosse altamente ingegnosa, in questo modello di telescopio c’è lo svantaggio che le lenti sono troppo pesanti. Ragion per cui diventa difficile lavorarle e diventa di conseguenza difficile costruire telescopi di dimensioni più elevate.

Tra i telescopi rifrattori mai ideati, il più grande fu quello costruito nel 1897 (il suo diametro è di un metro e poco più). Lungo 18 metri, lo strumento è conservato a Yerkes, negli Stati Uniti.

Il telescopio di Zucchi

Nel 1616, quindi poco dopo l’invenzione di Galileo, Niccolò Zucchi costruisce un nuovo modello di telescopio dove le lenti vengono sostituite dagli specchi.

Sulla base di questa idea, a sua volta Newton perfeziona il nuovo modello, rendendolo simile come concezione alla versione attuale. Fu così dunque che dall’idea di utilizzare le lenti per filtrare la luce, si passa ad un nuovo concetto, quello di riflesso. Nasce quindi il telescopio riflettore.

Il telescopio riflettore

Con il nuovo modello di cannocchiale, la luce filtra all’interno del tubo per poi essere riflessa da uno specchio parabolico verso uno più piccolo. Il tutto viene poi incanalato all’interno di un oculare. Lo specchio secondario, ovvero quello più piccolo, viene messo in posizione obliqua rispetto al primo, o al massimo in posizione parallela.

Prima che questo modello diventasse il prioritario tra i telescopi passa oltre un secolo. In effetti, secondo la storia, il loro sviluppo è arrivato dopo il cambiamento e il miglioramento di lavorazione degli specchi. Questo in quanto occorre che la luce raccolta dagli specchi abbia un’altissima riflettività.

Fu infatti William Herschel alla fine del ‘700 a dare inizio all’epoca dei grandi telescopi riflettori, costruendone oltre 400 nell’arco della sua vita. La sia devozione lo portò ad una lavorazione innovati a e all’avanguardia degli specchi impiegati (fu così che scoprì infatti Urano).

Grazie ai nuovi modelli più leggeri, gli astronomi riuscivano ad effettuare le loro ricerche in modo più efficiente e gli studi diventavano sempre più approfonditi.

I telescopi ibridi fino ai giorni nostri

Lentamente l’ingegno umano raggiunse la combinazione di specchi e lenti, portando alla nascita dei telescopi ibridi. Tipico esempio è dato dai telescopi schmidt-cassegrain, molto noti, in particolare tra gli appassionati.

Più grande diventava il diametro del telescopio e maggiore era la luce che veniva filtrata (o riflessa sulle lenti). Pertanto l’ingrandimento del corpo osservato cresceva. In questo modo lo studio dell’universo ha raggiunto risultati mai avuti prima. Inizia così una corsa umana per costruire telescopi sempre più grandi e capaci.

I telescopi moderni

Oggi la situazione si è modificata e non di poco. Grazie all’utilizzo di macchine ultra moderne che permettono la realizzazione di specchi sempre più perfetti o di componenti metallici di precisione millimetrica e oltre, i nuovi dispositivi per osservare il cielo possono dotarsi di slitte sempre più affidabili, adattatori per obiettivi fotografici, boccole contrappeso, morsetti e flange di grandissima precisione e qualità (puoi approfondire su AR Costruzioni Meccaniche, azienda specializzata nel settore delle lavorazioni meccaniche di precisione e nella realizzazione di componenti per l’astronomia).

Sono stati costruiti complessi astronomici dove strumenti altamente tecnologici, tra cui telescopi di ultima generazione, osservano l’universo in contemporanea. Sicuramente l’approccio astronomico e lo studio cosmico è cambiato radicalmente.

Ad esempio, accanto al classici cannocchiali sono stati aggiunti degli strumenti che osservano l’universo, i pianeti le stelle, e sfruttano a loro vantaggio l’emissione delle radiazioni.

Nel giro di 400 anni e poco più dunque siamo passati dai disegni su carta, ottenuti dopo aver trascorso ore ed ore di osservazione al telescopio, ad immagini digitali ottenuti con strumenti computerizzati che trasmettono in tempo reale l’immagine così come vista.

Resta il fatto che il telescopio, rifrattore riflettore o ibrido che sia, ha segnato la storia dell’umanità, e ha consentito alle nostre conoscenze di svelare molti dei segreti dell’universo.

redazione