Sotto l’ombrellone con Rupi Kaur, l’Instapoet amata da Emma Watson

Rupi Kaur si è fatta conoscere con “Milk and Honey” che si è autopubblicata nel 2014 dopo i numerosi no ricevuti da case editrici e riviste letterarie.

Un atto coraggioso che le ha garantito la svolta. Dopo esser stato pubblicato in NordAmerica, la Andrews McMeel Publishing ha deciso di ristamparlo traducendolo in 35 lingue e così arrivando a vendere più di tre milioni di copie, conquistando il primo posto nella classifica del New York Times.

 La scrittrice è nata in India nel Punjab ed è figlia di un rifugiato che ottenne asilo in Canada quando lei aveva 4 anni. La sua è una storia fatta di abusi, di aborti, di sentirsi diversa e brutta e di amori depressi. Tutto quel che è stato e che è dalle sue origini indiane mescolate alla cultura canadese alla non accettazione del suo corpo fino al sentirsi libera e amata sono il fulcro delle sue poesie diventate cura per il suo animo. Come ha dichiarato la scrittrice: «La scrittura è stata la risposta al mio trauma. Ho scritto, ho scritto e ho scritto con l’intenzione di sopravvivere. È stata la poesia che mi ha portato a reclamare il mio corpo e amare me stessa».

Una poetessa non convenzionale la Rupi Kaur. Non ha perseguito le orme di suoi illustri predecessori, ma ha scelto di sperimentare l’uso dei social per veicolare la sua poesia. Prima ha pubblicato una serie di video con performance poetiche su YouTube e dopo si è tuffata nel mondo di Instagram dove la seguono in tre milioni mentre lei posta foto di sé, stories di sue performance e versi accompagnate da disegni a mano.

Ha fatto scalpore con “Period”, il lavoro fotografico sul ciclo mestruale realizzato con la sorella, per un corso di retorica al college, con il quale è riuscita a far parlare molto di lei nel bene e nel male. Oltre tutte le chiacchiere, però, Rupi Kaur è stata inclusa nell’elenco 30 under 30 della rivista Forbes, ha partecipato a un episodio della serie 100 Women della BBC, ha tenuto il suo TEDx talks ed è stata editor di Mays Literary Anthology of New Writing, che ogni anno seleziona le più innovative voci letterarie tra gli studenti di Cambridge e Oxford.

Nel 2019 è stata pubblicata la sua seconda raccolta di poesie dal titolo “The sun and her flowers” per Tre60. Il libro è diviso in cinque capitoli: l’appassire, il cadere, il radicare, il crescere e il fiorire. Ciò che piace da subito del modo di poetare della Kaur sono i versi sciolti, le parole accuratamente scelte e il titolo della poesia inserito solo al termine che funge da riassunto del tutto. Le poesie sono accompagnate da illustrazioni a matita nera che rappresentano quel che Rupi Kaur racconta. Le poesie sono incentrate molto sulla scrittrice. Si parla di amore, di desideri, del concetto artificiale di bellezza, di accettazione, della figura della madre e anche di sesso. Colpisce, soprattutto, la sensibilità della Kaur verso questioni legate al femminismo e al ruolo che la donna ricopre nella società.

È incredibile come con semplicità Rupi Kaur riesca ad esprimere concetti complessi in poche righe illuminando il lettore che si ritroverà nel modo di vedere il mondo della Kaur. Un esempio tra tutti può essere considerato la poesia “Umana” in cui dice: “è un industria da miliardi di miliardi che crollrebbe/ se credssimo di essere belle già così/il loro concetto di bellezza/ è artificiale/ io no” oppure la poesia “Parlo a te” in cui: “Fidati del tuo corpo/ a reagire al giusto e allo sbagliato/è più bravo della tua mente”.

La poesia di Rupi Kaur, però, è oggetto di opinioni opposte. C’è chi la critica come la poetessa Rebecca Watts che le ha dato della dilettante sostenendo che «se vogliamo promuovere il tipo di cultura critica intelligente, necessaria per combattere gli effetti del populismo in politica, dobbiamo smettere di celebrare il dilettantismo e l’ignoranza nella nostra poesia». Gli Hater della Kaur sostengono che i suoi versi sono più frasi da biglietti d’auguri a cui non riconoscere alcun valore. C’è chi, invece, ritiene la poetica di Rupi Kaur di una forza, potenza e bellezza disarmante proprio perché affronta tematiche femminili con determinazione esprimendo al meglio sensazioni e stati d’animo senza perdere razionalità.

Tra i fan di Rupi Kaur, c’è anche Emma Watson, la Hermione di Harry Potter, la quale ha dichiarato: «Ecco una ragazza di 26 anni che osa dire l’indicibile a centinaia di migliaia di persone: che è stata violentata, che ha subito degli abusi, che ha le mestruazioni. E poi, il peccato più inconfessabile, che le piacciono i peli che crescono sul suo corpo! Che si piace così com’è. Che il suo corpo è la casa sua e di nessun altro. Che forza, che trasgressione!»

Buona lettura!

Sandy Sciuto