Smart working: modalità superata o cambiamento a cui adattarsi? Ecco il caso di Traininpink

Un’azienda su tre propone lo smart working. È ciò che si evince dall’ultima survey condotta da Fòrema sull’employer branding e discusso in occasione del “NextGen Festival. Formazione e Futuro” dello scorso mese. L’analisi si è concentrata attorno a cinque macro-aree: vantaggi contrattuali e incentivi economici; piacevolezza degli ambienti di lavoro; cultura e modello organizzativo; apertura e interconnessione con il territorio; modalità di progettazione e sviluppo del welfare aziendale. La selezione è ricaduta su queste cinque attività poiché rappresentano un terreno importante sul quale le aziende possono operare per conquistare i lavoratori.

Si tratta di questioni fondamentali, che rendono noto quanto oggi, con la fine della pandemia, ci sia un’offerta sempre minore di smart working.

Come sottolinea, infatti, Roberto Baldo, responsabile attività e progetti finanziati:

c’è in effetti un reflusso verso l’ufficio dopo l’esperienza del lavoro da casa.

Tuttavia, le aziende coinvolte nella ricerca di Fòrema appartengono principalmente all’area del Padovano e del Vicentino, e questo è importante per sottolineare come, in realtà, ci siano tendenze contrapposte all’interno del panorama lavorativo italiano, e non solo.

La prospettiva dello smart working, da molti percepita come un allontanamento da parte del lavoratore nei confronti dell’azienda, rappresenta una direzione interessante da intraprendere per determinate attività.

Lavorare da casa ha diversi vantaggi, ma anche svantaggi che durante il periodo pandemico molte persone hanno potuto sperimentare sulla propria pelle. Il ritorno alla normalità, in certi casi, ha fatto emergere la necessità di un cambiamento.

Si ricorda, a tal proposito, il caso di Velvet media, l’agenzia di marketing che ha eliminato l’orario di lavoro fisso lasciando che sia la responsabilità dei propri dipendenti a guidare il proprio lavoro. Un concetto racchiuso nel progetto “my way my work” il cui obiettivo – come spiegato qualche tempo fa dallo stesso CEO dell’azienda, Bassel Bakdounes, a Social Up – era quello:

di dare la libertà alle persone di scegliere come, quando e dove vogliono lavorare. Facendo un parallelismo si tratta po’ come andare all’università senza l’obbligo di frequenza. Questo non significa che non vai più all’università o che non fai più gli esami. Gli esami li fai eccome, ma semplicemente è un girare buona parte della componente organizzativa e di responsabilità da quella che poteva essere l’azienda al singolo.

Un’iniziativa che si è dimostrata soddisfacente, seppur non applicabile a tutte le attività.

Diverso, è invece, il caso in cui un’impresa decida di diventare una realtà 100% smart working.

Si riporta, allora, la notizia delle ultime settimane di Traininpink, la piattaforma di allenamento online creata da Carlotta Gagna, che dal primo gennaio diventerà un’azienda totalmente in smart working.

Novità dopo novità, la decisione dello smart working rappresenta il culmine di una serie di cambiamenti che questa realtà, già nata online, ha apportato al mondo non solo del fitness, ma dell’intero settore aziendale. Dal profilo LinkedIn di Traininpink si legge infatti che:

Dopo essere stata la prima azienda in Italia ad introdurre il congedo mestruale, questa iniziativa ci permette di consolidarci ancora di più come una tra le leader nel welfare aziendale e nell’innovazione in Italia.

L’azienda attraverso un patto di “fiducia” (quindi senza esibire alcun certificato medico) era riuscita ad introdurre il congedo mestruale. Grazie al quale le appartenenti al team Traininpink possono assentarsi da lavoro per motivi inerenti al proprio ciclo mestruale.

Con l’arrivo del nuovo anno Traininpink si evolve ulteriormente accogliendo la proposta dello smart working.

Preferenza che è stata votata all’unanimità. Tra l’altro, questa modalità di lavoro era stata già sperimentata dall’azienda e non si erano riscontrati cali di produttività. La decisione, si legge dai profili ufficiali di Traininpink, sarà, inoltre, molto conveniente per gli stessi clienti. Considerando che sarà possibile risparmiare i costi di gestione di una struttura, e convertire il risparmio in un beneficio ulteriore per gli iscritti alle attività di Traininpink. Grazie allo smart working sarà, allora, possibile investire di più sullo sviluppo dell’app, ultima novità in casa Traininpink.

Inoltre, tra le motivazioni che sono state riportate dalla comunicazione aziendale di questa importante decisione ce n’è una che spicca particolarmente e che dovrebbe essere considerata come motivo cruciale dello smart working in generale. L’attenzione di Traininpink all’ambiente, questo perché grazie al lavoro da casa è possibile ridurre notevolmente gli spostamenti e risparmiare energia elettrica. Un’attenzione ambientale che è stata ribadita anche dalla scelta della stessa azienda di non partecipare “all’orgia consumistica” del Black Friday.

Lo smart working è, dunque, un’alternativa valida per garantire la sostenibilità in seno ad un’impresa. Chiaramente, così come il progetto “my way my work”, non tutte le attività possono essere in grado di sposare in toto questa soluzione, ma nel caso di Traininpink la capacità di andare contro corrente porterà sicuramente i suoi frutti. Soprattutto in un periodo in cui – si legge dalla Newsletter di Carlotta Gagna –

tutti cercano disperatamente di richiamare le persone in ufficio, sottostimando il cambio epocale ed irreversibile che questi 3 anni hanno portato nella nostra società e nelle nostre abitudini.

 

Giulia Grasso