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Romulus: un nuovo mito per Roma tra guerre civili e destini già scritti

Si è conclusa la prima stagione di “Romulus”, la serie televisiva creata da Matteo Rovere e distribuita da Sky che narra le vicende antecedenti la fondazione della città di Roma, nel Lazio antico dell’VIII secolo a.C. La serie non ha nessun collegamento con il film “Il primo re”, film che racconta la storia di Romolo e Remo e di cui lo stesso Rovere è regista.

La serie si compone di dieci puntate della durata di un’ora circa ciascuna, in quello che si può considerare un nuovo capolavoro della televisione italiana. Sì perché “Romulus” è una serie al limite del perfetto, in cui ogni elemento – dalle ambientazioni alla sceneggiatura, passando per le interpretazioni – si vede che è studiato nei minimi dettagli. Il fatto che gli attori recitino in protolatino ne è una dimostrazione.

Eccoci dunque alla recensione di questo gioiello televisivo. A una prima parte senza spoiler, ne seguirà una più approfondita, in cui entreremo nei dettagli delle scene. Ovviamente essa verrà segnalata.

“Romulus”, in realtà, non segue alla lettera il mito di Romolo e Remo, ma è una rivisitazione della leggenda. E a noi va benissimo così.

La serie vede come protagonisti tre personaggi estremamente diversi fra loro. Yemos (Andrea Arcangeli), il figlio di Rea Silvia, è designato come futuro re di Roma, ma le cose per lui si rivelano sempre meno semplici del previsto. Wiros (Francesco Di Napoli) è uno schiavo che partecipa al rito dei Lupercalia e ha come unico pensiero, almeno inizialmente, la sopravvivenza. Ilia (Marianna Fontana) è una vestale che sembra destinata a curare per sempre il fuoco consacrato alla dea, ma nel suo animo la volontà non è questa.

Yemos (Andrea Arcangeli). Da www.lanostratv.it

Tre personaggi incredibili, che mostrano un’evoluzione netta ma ragionata e logica nel corso della narrazione. Il protolatino avrebbe potuto mettere in difficoltà gli attori, che tuttavia hanno padroneggiato questa lingua come fosse italiano. Nessun attore, infatti, dai giovani protagonisti passando per esempio da Sergio Romano, interprete di Amulius, lo zio di Yemos, ha sfigurato.

Un altro aspetto che merita di essere sottolineato è la scelta delle ambientazioni. Al di là della ricostruzione ottima dei rudimentali villaggi, Rovere e gli attori hanno girato scene nei luoghi più disparati: fiumi, grotte sotterranee a decine e decine di metri, praterie e boschi. Luoghi incredibili che alimentano ancora di più l’atmosfera nella quale lo spettatore è immerso.

Una serie cruda, che non esita a mostrare il sangue quando serve, che tuttavia non risulta eccessivo e invadente. Per chi non è di stomaco forte magari può risultare un po’ pesante, sotto questo punto di vista, ma in un contesto violento come quello non si poteva fare altrimenti.

Da un punto di vista tecnico, possiamo dire che Rovere e i suoi collaboratori hanno fatto un lavoro eccellente, lavorando molto anche sulla luce naturale delle ambientazioni. Anche la colonna sonora, a partire dalla sigla passando poi per le musiche che accompagnano le scene centrali, sono sicuramente riuscitissime.

Una curiosità su “Romulus” che vogliamo condividere con voi riguarda i titoli delle puntate. Se si prendono e si leggono tutti insieme, verrà fuori una citazione d’autore. Ve la riportiamo:

“Tu regere imperio populos, Romane, memento, / parcere subiectis et debellare superbos”.

Sono due esametri del Libro VI dell’Eneide di Virgilio. La traduzione è la seguente:

“Tu, o Romano, ricorda di governare i popoli, / risparmiare gli arresi e sconfiggere i ribelli”.

“Romulus” si è dimostrato, quindi, un bellissimo prodotto televisivo tutto italiano; speriamo riceva le attenzioni e i riconoscimenti che merita.

Dopo aver presentato una panoramica generale su “Romulus”, ora entriamo nel dettaglio. Se non avete ancora visto la serie non proseguite nella lettura perché ci saranno ovviamente SPOILER. Se l’avete già vista, proseguiamo.

Partiamo dall’evoluzione psicologica dei personaggi. Fra i tre protagonisti, forse quello che è cambiato maggiormente nel corso della narrazione è Wiros. Da schiavo impaurito di Cneus, si è trasformato in un vero leader, un vero re. Il re dei Ruminales, i quali, dopo la morte dell’Oracolo e della Lupa sembrano spaesati. E come un vero re si assume la colpa del comportamento bestiale di una sua suddita, Tarinkri, rea di aver divorato il cuore di un soldato latino dopo averlo ucciso. La punizione, dal punto di vista di Lausus, futuro re di Gabi, è inevitabile. Nonostante sia stato un nemico, egli non accetta che il corpo di un uomo venga sventrato così. Wiros non ha scelta, ma si sacrifica a ricevere ben diciotto frustate sulla schiena al posto di Tarinkri.

Wiros (Francesco di Napoli). Da www.nowtv.it

Ma oltre a questo si può vedere nella sua caratterizzazione una straordinaria furbizia e capacità di girare le situazioni a proprio favore. È il caso, per esempio, della morte di Hostus da lui procurata ma che riesce a far passare come un omicidio imputato alla dea Rumia. Dopo averlo ucciso, infatti, ne sventra il corpo e lo appende a un albero, martoriandolo come solo Rumia avrebbe potuto fare.

O ancora, nel finale, quando ha la brillante idea di simulare il parto di trenta cuccioli da parte della scrofa per unificare i Trenta Re sotto la guida di Yemos. Tanti momenti, insomma, in cui Wiros si dimostra un abilissimo calcolatore e che gli permettono di scalare presto le gerarchie.

Al contrario, Yemos si dimostra, almeno inizialmente, più fragile. Cacciato da Alba e minacciato da suo zio Amulius che gli ha dichiarato guerra, sembra in un primo momento rassegnato e incapace di reagire. Ma il destino è dalla sua parte; è, infatti, proprio dall’incontro con Wiros prima e con la Lupa poi che si accende in lui la miccia. Bellissima, a tal proposito, la scena dell’uccisione di Spurius. Poco prima che il re di Velia muoia, Yemos gli fa capire che è lui il re di Alba, lui e nessun altro.

Nell’ultima puntata Yemos ha vinto questa strana “guerra civile” contro suo zio Amulius e può finalmente governare su Alba. Ora, re intelligente e saggio, si trova di fronte tuttavia a una difficile decisione. Consacrare la città a Rumia, che l’ha salvato, e scatenare una guerra contro i Trenta Re o non farlo ma inimicarsi il suo fratello di spirito Wiros? La sua indecisione scatena l’ira di quest’ultimo, il quale si sente tradito e sembra minacciargli guerra. È qui che lo spettatore pensa che ci sarà la morte di uno dei due. È qui che si racchiuderebbe il mito di Romolo e Remo. I due gemelli non di sangue ma di spirito, adottati dalla Lupa e che ora sono in guerra. Una guerra in cui uno di loro sarà destinato a cadere.

E invece no, perché Yemos decide di abdicare con un discorso da brividi. Capisce che il suo posto è a Velia, città in cui governerà insieme a Wiros e che sarà la città promessa ai Ruminales. Sarà Ruma. Ecco la “nuova leggenda” del mito, saggiamente rivisitato da Matteo Rovere.

Ilia, invece, nel corso degli episodi di “Romulus”, ha un solo pensiero: la vendetta. Dopo che il suo amato Enitos muore, lei crede che il colpevole sia Wiros e si affida addirittura al dio Marte per trasformarsi in una guerriera vendicativa. Emblematico è l’omicidio a sangue freddo di Ertas, re di Gabi, ritenuto complice della morte di Enitos.

Dopo aver scoperto la verità, ecco che consegna spontaneamente la città a Yemos, e si scaglia con forza contro suo padre Amulius, il vero assassino di Enitos. Sembra averlo ucciso, ma l’ultima scena, con il padre in fuga, dice il contrario. Che Ilia stia facendo il doppio gioco? Lo sapremo solamente nella seconda stagione.

Ilia (Marianna Fontana). Da www.tpi.it

Anche Amulius merita un commento. Personaggio straordinario, dalle mille risorse, non esita a uccidere anche i suoi uomini più fidati, i quali conoscono la verità sull’assassinio di Enitos. E questo perché per lui c’è un solo obiettivo: diventare re di Alba. È disposto a tutto per questo, anche dichiarare guerra alla famiglia e soprattutto inimicarsi gli dei. Straordinario.

Un ultimo aspetto da sottolineare è il ruolo importantissimo giocato dai Ruminales e dalla Lupa, interpretata da Silvia Calderoni. È lei, come effettivamente vuole il mito, ad “adottare” Yemos e Wiros e a farli diventare i re che meritano di essere.

Complimenti a Rovere e a chiunque abbia partecipato a questo ambizioso progetto qual è “Romulus”, perché il risultato è da applausi. Ora non ci resta che attendere la seconda stagione.

Marco Nuzzo