Di Sebastiano Mura per Social Up!
50 anni suonati di musica, pronti, oggi a diventare roba da museo. Non gioiscano coloro che pensano che ormai si ora di mettere a nanna la leggendaria rock band inglese, perché non si tratta di questo, ma di un vero e proprio tributo ad uno dei gruppi più importanti della storia della musica mondiale.
A suon di riff di chitarra, ballate rock e moves a la Jegger, il gruppo composto nel lontano 1962 da Mick Jagger, Keith Richards, Bill Wyman, Brian Jones e Ian Steward, oggi, decine e decine di canzoni più tardi e qualche giro di valzer tra i membri lasciato alle spalle (oggi a far compagnia a Jagger e Richards, troviamo Charlie Watts e Ronnie Wood), arriva alla galleria Saatchi di Londra.
Un omaggio festoso e roboante, proprio come la band londinese. Nata dall’incontro della compagnia di produzione australiana IEC con gli stessi membri della band, dopo un lavoro di ricerca e produzione durato ben tre anni, la mostra si presenta oggi, come un excursus tematico nella carriera, nelle esperienze, nei live della band. Il materiale certo non manca.
Nei due piani e nelle nove gallerie ad essa dedicata, si possono trovare cimeli di tutti i tipi e rarità eccezionali provenienti niente di meno che dall’archivio privato della band. E, laddove l’archivio personale non era abbastanza, ecco i fans storici che arrivano a dare una mano. Molti sono stati contattati per poter porre mano su memorabilia introvabili come il primissimo contratto discografico firmato dai membri del gruppo; abiti di scena, stravaganti e colorati; strumenti che hanno potuto sentire i polpastrelli; la saliva ed il sudore di ogni singolo componente. Video e audio inediti. Fino a vere e proprie chicche introvabile come i “manoscritti” (passateci il termine) di Mick Jegger risalenti al periodo dell’incisione di Some Girls, siamo nel 1978. Un paradiso per i fan e un occasione per chi ancora non conosce una band che da decenni ormai scala e influenza le classifiche di mezzo mondo, per entrare in contatto con la musica e con l’immagine di questo gruppo storico. Le leggende, si sa, nel mondo della musica, non campano di sole buone canzoni. L’immagine più classica della rock and roll band, incarnata oggi in questi quattro vecchietti (il più giovane, Wood, ha 69 anni, gli altri viaggiano già tutti oltre i 70) che non hanno la minima intenzione di smettere di rockeggiare, continua a funzionare eccome. Le vendite stratosferiche dei loro concerti ne sono la prova.
Un viaggio nella memoria storica di queste quattro leggende della musica mondiale. Aneddoti, racconti, immagini, poster, copertine. Tutto, pur di portare i fan in quel modo di sentirsi e di sentire la musica blues anni sessanta.
Questo è quanto, se non fosse che il “quanto” è un pezzo della storia della musica impossibile da modificare. Un sogno per milioni di fan che si realizza nel momento in cui potranno mettere piede nella fedele ricostruzione (realizzata con l’ausilio di Jegger e Richards) dello storico appartamento di Edith Grove nel quale gli Stones hanno suonato, hanno composto, hanno ascoltato i pezzi alla base della loro formazione, hanno imparato a conoscersi e a suonare, hanno cercato il modo di uscire da quelle quattro pareti sporche (per loro stessa ammissione) per portare la loro musica e la loro energia in giro per il mondo. Un viaggio che era appena all’inizio ma che ancora non si appresta a concludersi.
Ci sono riusciti e, fan o no, se ne volete una prova di quanto, in questi cinquant’anni, siano stati capaci di lasciare alla musica, allo spettacolo e alla cultura, questa è l’occasione. Per il modico prezzo di 20 sterline (per le casistiche particolari vi rimandiamo al sito ufficiale del progetto), avete ancora tempo, fino al 4 Settembre per godervi EXHIBITIONISM, questo il nome della mostra, ed immergervi nella storia, nella musica, nel passato che per molti è già diventata leggenda, ma che rappresenta un’assoluta realtà.