Il rivestimento delle padelle antiaderenti: cosa c’è da sapere

Quando si parla di padelle antiaderenti, non di rado è ancora vivo il timore che il loro rivestimento possa essere pericoloso e capace di avere effetti nocivi sulla salute delle persone. Vale la pena di fare chiarezza in proposito, tenendo presente che le aziende produttrici di pentole antiaderenti più importante del nostro Paese hanno scelto di affidare alla ricerca scientifica l’incarico di giungere a una sentenza univoca sul tema. Prima di tutto, è bene sapere che sono due le sostanze finite nel mirino: da un lato il politetrafluoroetilene, indicato per amore di brevità con la sigla PTFE, e dall’altro lato l’acido perfluoroottanoico, indicato con la sigla PFOA. Quest’ultimo, in particolare, è un acido che viene utilizzato in diversi materiali impiegati per i rivestimenti di tegami e altri utensili per la cucina, ma ha il difetto di non essere in grado di resistere alle temperature più elevate. Il PTFE, invece, è capace di sopportare ottimamente il calore.

La resistenza al calore

Proprio la capacità di resistere al calore rappresenta il discrimine tra l’una e l’altra sostanza: alle alte temperature, e cioè nelle condizioni in cui vengono utilizzate le padelle, il PFOA diventa instabile al punto da generare sostanze tossiche per la tiroide umana. Ciò vuol dire che devono essere ritenute nocive le pentole antiaderenti con rivestimenti a base di PFOA. Non ci sono inconvenienti di questo genere, però, con il PTFE, che è un materiale del tutto atossico e, quindi, può essere impiegato con la massima sicurezza per rendere antiaderente il fondo delle padelle.

Tutta colpa dei media

Chi decide di acquistare una padella antiaderente su Illa.it, insomma, non ha niente di cui preoccuparsi. Ma qual è, allora, la ragione per la quale fino a poco tempo fa era diffuso un allarmismo – a questo punto non giustificato – a proposito della presunta pericolosità di tali pentole? Tutto nasce nel 2006, quando l’Epa, l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti, chiede agli otto produttori di fluoropolimeri più importanti al mondo di entrare a far parte su base volontaria di un programma finalizzato alla riduzione e poi all’eliminazione totale delle emissioni di PFOA: l’obiettivo che viene chiesto di raggiungere è di una diminuzione del 95% entro il 2010 e di una eliminazione assoluta entro il 2015.

Alcuni mezzi di informazione, tuttavia, all’epoca riportano la notizia in modo sbagliato, confondendo il PFOA con il PTFE, che è il materiale con cui è realizzato il Teflon. Ciò vuol dire che la sicurezza delle padelle antiaderenti non è mai stata posta in dubbio, neppure dall’Epa: esse possono essere utilizzate senza correre rischi. Il PTFE, infatti, sopporta temperature molto elevate, fino a più di 200 gradi, e può venire sfruttato per i prodotti da usare in cucina in virtù delle sue caratteristiche antiaderenti. Il materiale è stato preso in esame e “promosso” da tutti i più rilevanti organismi di controllo non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa e in Italia. La sua non nocività è stata dimostrata, per esempio, dal Dipartimento di Chimica della Normale di Pisa e dall’Università di Modena. Anche nel caso di graffi, eventuali particelle di PTFE ingerite non sono pericolose. Il PFOA, invece, non viene più usato.

redazione