Ricerche sul Web: cambiano i mezzi ma non cambiamo noi

Di Sebastiano Mura per Social Up!

Alzi la mano o scagli la prima pallina di carta chi, all’ennesima richiesta del professore di turno di realizzare una ricerca a casa, non ha alzato gli occhi al cielo o non ha cercato comprensione e accoglienza nello sguardo altrettanto affranto dei compagni di classe. La “ricerca a casa” ha rappresentato per molti anni, l’incubo aggiuntivo a quello, già abbastanza orrorifico, dei compiti a casa. Per chi tra i lettori ancora oggi si trova a scuola, il discorso è chiaro, per quelli che invece ne sono venuti fuori da un po’, cercate di fare mente locale.

In linea generale il procedimento avrebbe dovuto essere semplice e lineare: si sceglie un argomento (qualora non ci fosse un assegnazione precisa da parte dell’insegnante), si va a casa a spulciare uno dei quegli enormi volumi che la mamma ha voluto che tenessi in camera ad occupare spazio, senza sapere bene perché, si cerca di capire qualcosa (diciamola tutta: alcune vecchie enciclopedie erano scritte con un linguaggio che ogni tre per due ti costringeva a cercare termini su termini sull’altro grande amico della scuola, il vocabolario, neanche dovessi competere con Platone in una Street Fight a suon di versi filosofici). Leggo, riassumo, rielaboro (ok, qui serve ottimismo) e il lavoro è fatto.

Visto con gli occhi di oggi, dopo anni di studio universitario (e di altre ricerche) , non sembra neanche così traumatico e di sicuro ci ha fatto bene. I tempi comunque cambiano, siamo cambiati noi, sono cambiati gli alunni, è cambiata la scuola, ma non sono cambiati i professori: è infatti probabilissimo che i nostri fratelli, sorelle o nipoti si ritrovino a scuola la stessa identica maestra che ha rappresentato il nostro incubo peggiore per i primi dieci anni di vita. Assieme a lei, forse, saranno sopravvissuti i suoi metodi di fare scuola, e le sue ricerche… Un vero incubo!

Cambiano però sicuramente i mezzi. L’avvento di internet, i suoi dati, le sue informazioni a portata di mano, ha causato una notevole facilitazione delle ricerche di qualsiasi tipo queste possano essere. E’ stata proprio questa maggiore facilità d’azione permessa dal Web che ha fatto infuriare gli animi di molti negli ultimi anni. Una ricerca così facile non fa che instupidirci: limita maggiormente la nostra voglia di capire e conoscere dicono. Tutto è troppo facile, è tutto lì a portata di click. Per non parlare di quanto, un mezzo come quello del Web possa essere “pericoloso” per via dei suoi mille rimandi, e dunque dispersivo, per via delle costanti alternative e distrazioni che può offrire in ogni momento.

Ma proviamo a fare nuovamente mente locale e a partire da una considerazione forse universale: l’uomo è pigro. Tutte queste storie sull’ottimizzazione del tempo, sulla parcellizzazione delle energie, sul momento giusto per quello e quello giusto per quell’altro, hanno tutte un’unica, immutabile, motivazione: siamo pigri. Chi più e chi meno, sia chiaro, ma quando si tratta di qualcosa che non ci appassiona particolarmente, tutti impegniamo quasi più tempo a cercare il modo di non fare quello che dobbiamo, di quello che effettivamente ci vorrebbe per farlo. L’uomo pigro di oggi, era probabilmente un bambino pigro ieri che infilava il fumetto o il giornalino nel libro di scuola, o nel volume dell’enciclopedia, per far credere alla mamma che tutta quella attenzione era rivolta all’accrescimento della sua cultura. Uno sguardo appassionato al fumetto, uno annoiato al librone e uno attento alla mamma che osservava dal divano in cucina. Insomma: lo stesso tipo di bambino è quello che oggi affianca alla pagina della ricerca sul ciclo evolutivo degli armadilli, quella del sito di videogiochi, o la sua pagina di Facebook, nella quale ogni tanto fa una capatina, per condividere il suo “immane lavoraccio” proprio con un compagno di scuola. La verità è che non siamo cambiati affatto.

Si parla oggi spessissimo della facilità con cui in Internet si può fare copia-incolla e portare al cospetto della maestra un lavoro da 10 e lode, a costo (e sforzo) zero. Ma chi non ha avuto in classe un compagno la cui ricerca si limitava ad una serie di fotocopie, finemente evidenziate nelle parti più salienti, delle pagine estrapolate da questo o quel volume? O che dire di quello che alle otto della mattina, giusto qualche minuto prima della campanella, faceva un collage delle relazioni e delle richerche fatte dai (magnanimi) compagni di classe, e si ritrovava a prendere il voto più alto di tutti? Lo abbiamo detto più volte: non siamo cambiati. Come spesso accade, Internet ci ha solo dato nuovi modi per esprimere la nostra pigrizia.

Se c’è un qualcosa che quindi si potrebbe fare è quello di insegnare ai ragazzi e ai bambini (già per certi versi molto più ferrati di noi) un corretto uso di un mezzo magnifico come quello della rete e forse far capire loro che i libri non sono soltanto strani ricettacoli di polvere, usati per occupare i troppi scomparti delle librerie o dei mobili di casa. Si tratta della stessa guerra tra dispositivi elettronici e libri cartacei. La verità è che ai ragazzi di oggi, i “post Millennials”, l’odore dei libri la fragranza inebriante che ti accompagna durante tutto il processo di lettura e che rende ogni libro ancora più appassionante probabilmente mancherà… Ma poco male: ha a disposizione altri mezzi per accrescere la sua cultura e la sua fame di conoscenza. Lasciamo che i tempi passino e smettiamo di convincere noi stessi e gli altri che il passato era migliore.

Siamo giornalmente costretti a migliorare le nostre conoscenze sulle keywords per rendere migliore le nostre ricerca, la consulenza SEO è importante e non solo per rendere sempre migliori e affidabili le nostre ricerche, ma perché queste siano perfettamente mirate.

E se è vero che alcune cose possono essere sicuramente migliorate, proviamo a pensare a cosa noi per primi possiamo fare per rendere la rete un posto più affidabile e più sicuro, per natura e qualità dei contenuti che fornisce. La formula Wikipedia, ad esempio, da molti additata come inattendibile visto che “tutti possono scriverci”, vanta al contempo una folta schiera di sostenitori e collaboratori (anche tra le persone comuni) il quale impegno quotidiano è quello di offrire un’informazione valida e costantemente aggiornata. Non sarebbe meglio piuttosto imparare a riconoscere la strada dell’attendibilità, sui libri come sulla rete? Perché una fonte è attendibile? In primo luogo, deve essere valido l’autore del contenuto che stiamo analizzando (chi è? quale è la sua formazione? quale è il suo lavoro e da dove viene la sua conoscenza?). In secondo luogo, anche la pagina su cui il contenuto si trova deve essere affidabile (si tratta di una pagina governativa, commerciale, educativa? quali altri contenuti si trovano nello stesso sito?). Infine, la modalità in cui i concetti ed i dati sono espressi (esiste una logica del contenuto? il linguaggio e l’utilizzo degli aspetti tecnico-linguistici è accorto e corretto?). Sembra banale ma vuole dire molto.

Una strada che, per coloro che hanno vissuto il passaggio da un mezzo all’altro, dal libro al tablet, sembra particolarmente in salita, ma che per le nuove generazioni risulterà molto più semplice. Per chi invece Internet è stata una scoperta che ha rivoluzionato tutto ciò che c’era prima, un unico contenitore in cui trovare cultura, divertimento, amicizia, analisi, e tanto altro, era senz’altro più difficile mantenere salda l’attenzione sui propri compiti o sulle ricerche da fare. Non sarà lo stesso per chi con la rete convive sin dai primi anni della sua esistenza.

E, parlando di attenzione, se siete arrivati fino alla fine di questo articolo, beh allora, forse non siete così pigri.

redazione