RapeaXe: il preservativo antistupro

Se davvero non vi fossero controindicazioni e rischi per tutte le portatrici, questa nuova invenzione potrebbe davvero rivelarsi un buon metodo per bloccare ed evitare casi di stupro, che negli ultimi anni sono aumentati.
Per stupro si intende una violenza carnale fatta con minacce ed aggressione.

La prima notizia scritta di uno stupro la si trova nel “Codice di Hammurabi” dell’omonimo re di Babilonia che regnò dal 1792 al 1750 a.C.  Qui si dice che se la vittima dell’aggressione era una donna sposata, vittima e aggressore dovevano essere puniti allo stesso modo come adulteri, tramite annegamento; il marito poteva però perdonare la moglie. Invece, se la vittima era una giovane non sposata, si prevedeva di giustiziare solo l’aggressore.
Anche la Bibbia a proposito dello stupro dice le stesse cose, aggiungendo che nel caso: uno trova una fanciulla vergine, non fidanzata, l’afferra e giace con lei, se scoperti, l’uomo deve pagare al padre di lei cinquanta sicli d’argento ed ella diventare sua moglie.

Nella cultura greca e romana sono molti i miti che parlano di stupro e di rapimenti anche se non si dava molta importanza alla violenza di per sé.  Nel suo “De Civitate Dei ” (La Città di Dio),  Sant’Agostino faceva notare che lo stupro delle donne e dei ragazzi da parte dei soldati era una pratica alquanto diffusa. Nella cultura occidentale si trovano vari  autori che legittimavano la violenza nel “corteggiamento”. Ovidio, per esempio, nel suo famoso trattato “Ars amatoria” (Arte amatoria), affermava che la donna ama subire violenza: (Grata est vis ista puellis) e nel medioevo queste erano più o meno le convinzioni. Oggi lo stupro è punito in tutte le nazione del mondo ma, nonostante questo, i casi di stupro non trovano fine.
Secondo alcune statistiche l’Australia sarebbe il paese col maggior numero di violenze sessuali all’anno (778) seguita dal Canada e dagli Stati Uniti dove, si dice, avviene una violenza sessuale ogni due minuti. Fortunatamente, l’Italia è agli ultimi posti (con una media di 40 casi all’anno) insieme alla Germania ed al Giappone.

Ma ritorniamo all’oggetto antistupro.


Si tratta di una specie di preservativo ideato dalla Sonnet Ehlers –  dottoressa sudafricana che da decenni aiuta le donne vittime di violenza carnale – e lo ha chiamato: “RapeaXe”.
Dalla forma di un condom, è una guaina di plastica dura al cui interno nasconde aculei e protuberanze e che va inserita direttamente nella vagina come si fa con un normale tampone per il mestruo.
La donna lo potrebbe indossare in qualunque occasione si senta poco sicura, perché può rimanere all’interno della vagina solo 24 senza dare problemi e tra l’altro protegge dalle malattie a trasmissione sessuale mentre è impossibile per il violentatore accorgersi della sua presenza prima della penetrazione. Come un qualunque preservativo va usato una volta sola e poi gettato e per questo è stato messo in commercio al costo di 2 dollari a pezzo.

Ma cosa succede in caso di stupro?
Beh,  gli aculei curvati a mo’ di ami da pesca, si conficcano nel pene eretto costringendo il violentatore a ritirare il pene per il dolore e portare con sé l’apparecchio che non può essere tolto a meno di non soffrire pene atroci e rischiare di danneggiare il suo membro. Solo un chirurgo può estrarlo permettendo così l’identificazione dello stupratore.

La Ehlers assicura che la sua invenzione è sicura e racconta di aver ottenuto l’approvazione di eminenti dottori, ginecologi e psicologi: «Una volta a contatto con il pene fa male, non permette di urinare e nemmeno di camminare. Se lo stupratore tenta di rimuoverlo, proverà ancora più dolore. Tuttavia non si attacca alla pelle e non provoca alcun problema alla circolazione del sangue.
Nonostante ciò, qualcuno muove delle critiche a RapeaXe e tra le prime la garanzia che, una volta che lo stupratore si rende conto di non poter violentare la vittima, non la lascerà andare via senza farle del male.

redazione