E’ stato messo in commercio in Giappone nel 1997 ed era la prima versione di una serie di giochi per la piattaforma Game Boy dedicata al mondo dei Pokemon.
Questo in particolare, Pokemon Rosso, nato dalla penna di Ken Sugimori compagno di lavoro e di avventure di Satoshi Tajiri, l’informatico giapponese creatore dei Pokemon, fu accompagnato, un paio di mesi dopo il lancio, da una serie di casi di denunce di malesseri fisici di bambini tra i 7 e 12 anni che avevano giocato con il game. Non solo: in pochi mesi si sparse la voce di almeno 100 suicidi, sempre di bambini e della stessa fascia d’età, che avevano giocato con Pokemon Rosso. La casa produttrice sospese quindi la distribuzione e chiese subito un riscontro e delle modifiche immediate sul prodotto. I racconti sono frammentari dato che una legge del protocollo di Kyoto blocca la fuga dal Giappone di notizie “sconvenienti”, ma qualche informazione in più è stata rintracciata.
In particolare, sembra che a creare i malesseri e lo stato confusionale fosse l’ingresso in una specifica area del gioco, la città di Lavandonia (da cui il nome del malessere: Sindrome di Lavandonia). Questa zona era accompagnata da una singolare colonna sonora con toni vagamente cupi ed estremamente ripetitiva, quasi ipnotica.
All’epoca, soprattutto in Giappone, l’utilizzo del Game Boy era legato a delle cuffie che praticamente usavano tutti i possessori della consolle. L’ipotesi è che quella colonna sonora utilizzasse, consapevolmente, dei toni binaturali, ovvero delle note non direttamente percepibili dalle orecchie ma dal cervello e la cui composizione e ripetizione compulsiva avrebbe dovuto creare uno stato d’ansia nel giocatore. Sembra che dietro questo progetto ci fosse una storia di bullismo subita da bambino dallo stesso Satoshi Tajiri; una storia che aveva lasciato un segno nell’animo del programmatore: l’odio per il colore rosso!
L’idea quindi di collegare il gioco Rosso ad un malessere sembra sia riuscita fin troppo bene: i bambini che giocavano al game per diverse ore con l’uso di cuffie lamentavano mal di testa, forti emicranie, sangue dal naso, stato confusionale, disturbi psicologici e fisiologici che in alcuni casi (sembra) abbiano portato alla morte (numerose per suicidio).
Ecco una specifica definizione di toni binaturali o battiti binaurali dall’inglese binaural beats, sono dei battimenti che vengono percepiti dal cervello quando due suoni con frequenza inferiore ai 1500 Hz e con differenza inferiore ai 30 Hz vengono ascoltati separatamente attraverso degli auricolari. E’ importante precisare che tali battimenti non sono conseguenza, come normalmente accade, di una sovrapposizione fisica delle onde sonore – cosa impossibile utilizzando degli auricolari- ma vengono generati direttamente nel cervello. Il fenomeno è stato identificato nel 1839 da Heinrich Wilhelm Dove. [fonte wikipedia]
Insomma i toni binatuali esistono, sono replicabili e sono impercettibili all’ascolto ed hanno degli imprecisati effetti sul cervello e sul sistema nervoso. Nel 2008 la Guardia di Finanza ha avviato un’indagine su dei brani scaricabili da Internet a pagamento e che contenevano appunto oltre alle normali note anche queste frequenze, secondo un procedimento ideato per diffondere una sorta di nuova droga virtuale.
Non resta a questo punto (sotto la Vostra responsabilità e possibilmente senza l’uso di cuffie) che ascoltare questo tema maledetto: ne abbiamo preparato un estratto di solo 2 minuti per evitare appunto che assuma quel carattere di ripetitività ipnotica. Noi dall’ascolto siamo usciti indenni, anche se qualche piccolo malessere, magari per suggestione, è stato registrato…