Quando una pandemia genera mostri: “Lockdown all’italiana”

Ammesso (e non concesso) che di mostri questa pandemia da covid-19 ne ha generati tanti (e continua a farlo) mediante contraddizioni, ipocrisie e strumentalizzazioni, che vengono da maggioranza, opposizione, fanatici blogger e finti medici, trasponendo la cosa al cinema il danno maggiore è stato già fatto, e credo sia insuperabile (spero anche insuperato, anche se non c’è limite al peggio!).

Lockdown all'italiana
Wired

Purtroppo è toccato al cinema italiano vivere un immenso lutto il giorno 15 Ottobre, quando nelle sale del nostro Paese è uscito “Lockdown all’italiana”, forse la peggior commedia nazionale del Nuovo Millennio.

Lockdown all'italiana
la Repubblica

L’unico dato positivo che risiede nella chiusura dei cinema in Italia è che un simile prodotto, che non merita neanche l’appellativo di “film”, non verrà finalmente più proiettato (si spera!), con grande sollievo da parte anche del meno cinefilo e critico di turno.

Lockdown all'italiana
Cinecittà News – Luce Cinecittà

Perché, anche il pubblico più rumoroso ed ignorante (cinematograficamente parlando) non riesce a dire che questo sia un buon prodotto. E le recensioni da parte del pubblico su MyMovies lo confermano di brutto, per cui risulta inutile la promozione lanciata da Ezio Greggio, che quivi recita, la scorsa domenica da Mara Venier a Rai 1: ha parlato di “commedia all’italiana” e di “miracolo” affinché la gente ritorni al cinema, ma ironia della sorte, ha affermato tali eresie il giorno prima della chiusura dei cinema voluta dall’ultimo DPCM. Che poi, per vedere cosa, se questo non è nemmeno un film?

Lockdown all'italiana
Cinema Fanpage

Innanzitutto, l’errore è “ideologico”: neanche Dino Risi, regista di tutt’altro calibro, satireggiò sul “boom” a neanche un anno dal suo scoppio, mentre il regista Enrico Vanzina ha avuto la pretesa di dichiarare una presunta quanto inesistente volontà di fare satira su un avvenimento pandemico che ha sconvolto non solo l’Italia, bensì l’intero pianeta, da poco e sta continuando a farlo, producendo altre cause e conseguenze concatenanti.

Lockdown all'italiana
Sky Video

Escludendo quattro risate (non per modo di dire, ma precisamente contate) che sono spontanei sorrisini leggermente rumorosi scaturiti da un lungometraggio che procede con grande evidenza in maniera forzata, la cosa che fa più ridere lo spettatore (per non piangere) dopo l’intera sofferta visione è scaturita da un grande dilemma: “Ma dove e quando esattamente si parla di lockdown?”.

Ebbene sì, ovvio che ci sono riferimenti alla realtà segregante in casa che tutti noi abbiamo vissuto da Marzo a Maggio circa, ma il virus e tutte le sue drammatiche e terribili novità restano parecchio in superficie, come se il covid-19 provasse ribrezzo nell’essere affrontato da un incapace come Vanzina, tanto quanto lo spettatore resta indignato al sentire parole che hanno pure la dannata pretesa di considerarsi comicità, quando poi sono la sua morte: “Attento, il virus rimane sulle superfici, e tu sei un superficiale”.

Nessuno spettatore può essere poi così tanto stupido, sordo e cieco dinanzi alle moltissime scene da non accorgersi che battute e dialoghi si ripetono incessantemente per evidente e preoccupante mancanza di idee, allungando pure di troppo certe sequenze!

Lockdown all'italiana
movieplayer

Ed è ancora più triste vedere i volti chiaramente mortificati di bravi interpreti quali Paola Minaccioni ed Ezio Greggio, che alternano naturalezza a finzione, mentre sugli altri due attori protagonisti, invece, Ricky Memphis e Martina Stella, nello spalare merda non si finirebbe domani.

È evidente che non sono mai stati grandi attori questi due, neanche se ben diretti, ma qui si prova ribrezzo tanto nel sentire da parte di lui una battuta di cattivo gusto, con la solita paresi da maschera sempre uguale, quanto nel vedere lei che calpesta dettami fondamentali della recitazione che corrispondono a naturalezza e spontaneità, fingendo un fintissimo ed esagerato dialetto toscano.

Le musiche sono quasi inesistenti e il fantasma della colonna sonora è inammissibile anche nel prodotto cinematografico più becero.

Ulteriore problema è che s’avverte qui lo schema d’un cinepanettone ormai defunto, e che quindi viene dal regista snaturato, riciclato.

Banalità, prevedibilità, inconsistenze, volgarità ed insignificanze mandano avanti una vicenda che gira sempre su se stessa, di cui in parte si conosce già il finale.

Lockdown all'italiana
cinematricase

Per concludere in bellezza, si resta stupefatti nell’assistere ad alcuni dialoghi di Greggio talmente inutili, insignificanti e anti-realistici che troverebbero più dignità e logica nella sceneggiatura di un porno.

“Lockdown all’italiana” – non vi preoccupate – non offende i decessi o i mali di questa pandemia, perché è già meritevole d’offesa un prodotto che non starebbe bene neanche in televisione (se non per due o tre scene), deriso dalla stessa settima arte perché meritevole d’accuse, con tanto di tirata di sciacquone!

Siamogliene però grati a Vanzina perché, per qualche tempo, a nessuno verrà in mente di imitarlo (si spera mai!)

Christian Liguori