Le migliori idee nascono nel momento in cui emerge un’esigenza. Che si tratti di un vuoto di sistema o di necessità di trovare delle soluzioni, è sempre dalle esperienze pratiche che d’improvviso la lampadina si illumina. Le startup seguono questa logica e per quanto negli ultimi tempi pare che nascano un po’ ovunque e per caso, in realtà alle spalle hanno tanto lavoro e soprattutto si concentrano su un obiettivo. Il focus su un singolo scopo – che poi possa aprire diverse direzioni – è fondamentale. Questo permette di individuare una falla e proporre un’alternativa o una novità. Dallo stesso presupposto nasce ProfessionAI: la prima academy italiana per formare le nuove generazioni di professionisti che lavorano con l’intelligenza artificiale.
Cosa c’entra l’intelligenza artificiale con un problema legato alle esperienze di vita sociale?
Tutto e niente. Siamo abituati ad intendere l’AI – l’intelligenza artificiale – come qualcosa di troppo alto e riservato solo ad alcuni specialisti o relazionato al futuro. Il problema emerge, allora, quando ci rendiamo conto che il futuro è oggi ed ancora una volta è proprio l’emergenza pandemica che lo sottolinea.
La pandemia ha portato ad un aumento in tutte le generazioni della fruizione della tecnologia dando una forte impennata ai mercati legati allo sviluppo nel settore tecnologico. Uno studio condotto dall’osservatorio del Politecnico di Milano, dimostra che il settore dell’Artificial Intelligence ha registrato un incremento del 15% rispetto al 2019. Raggiungendo così nel 2020 un valore di mercato di circa 300 milioni di euro. Dinanzi ad una frizione totale dell’economia globale dovuta alla circolazione del virus e la chiusura di tante attività, non si può non constatare la vittoria del digitale. E ancora di più, l’importanza di questo settore nella vita di tutti i giorni, non solo come qualcosa da guardare nei film di fantascienza.
Su i dati di cui sopra si basa l’esperienza ProfessionAI, la prima academy italiana per Data Science, Machine Learning e intelligenza artificiale.
Il founder dell’academy, Giuseppe Gullo, spiega che ProfessionAI non nasce per proporre qualcosa di alternativo, ma per rispondere ad una problematica reale:
È ormai evidente che i settori dell’AI, Machine Learning e Data Science stiano vivendo un periodo di fortissima crescita e ci siamo accorti in prima persona di una carenza di figure competenti e realmente formate in questi campi
E quando si parla di concretezza si intende, quindi, formazione e lavoro. ProfessionAI è, infatti, una piattaforma che conta 20.000 studenti con oltre 150 ore di formazione online che offre percorsi di formazione sulle tecnologie più innovative. Chi decide di seguire il progetto si troverà a studiare e lavorare con un team molto giovane, composto da 6 persone. Il team è radicato nel Sud Italia, ma grazie alla modalità e-learning, non si pone barriere – così come la materia che divulga – ed è in costante crescita.
Molti studenti, dopo la laurea o il diploma hanno il sogno di approfondire il ramo di studi sulle intelligenze artificiali, ma sembra troppo difficile trovare un corso appositamente strutturato.
Con ProfessionAI nulla è impossibile, poiché si adatta alle esigenze di tutti. Per i laureati propone corsi altamente specializzanti, e ai neodiplomati mette a disposizione corsi formativi e progetti pratici. La pratica è il punto di forza dell’academy che sa dosare perfettamente la lunga teoria che spesso l’Università richiede, ma anche le competenze vere e proprie che il mondo del lavoro pretende in questo ambito.
L’obiettivo è costruire dei professionisti, i quali sapranno praticamente come si lavora in azienda. Questo è di fatto un limite della sola Università, che punta tutto su una serie di contenuti teorici che poi non vengono messi in pratica. Spesso i neolaureati, pur avendo ricevuto buoni voti durante l’esperienza accademica, si trovano a dover imparare tutto da zero una volta a lavoro.
Andrea, 26 anni, laurea magistrale in Ingegneria aerospaziale presso l’Università di Palermo:
“Ho ricevuto durante i miei lunghi anni di Università tante nozioni. Ho passato notti intere ad imparare una formula e a studiare un manuale. Nel momento in cui sono stato assunto in azienda, mi sono reso conto di non saper fare nulla. Eppure sapevo come funzionasse il tutto. La pratica è stata una componente che è mancata e che ha influito nel mio percorso professionale”.
Da questa esperienza si evince una falla del sistema universitario che accomuna diversi ambiti, non solo quello più industriale. Risulta, dunque, necessaria la presenza dei corsi di ProfessionAI che pur non sottovalutando la formazione teorica, permettono allo studente di imparare a 360 gradi.
Si inizia con la parte teorica, attraverso dei videocorsi già registrati per garantire a tutti, indistintamente da luogo di provenienza, l’apprendimento. In secondo luogo, si passa a mettere in atto la teoria con veri e propri casi reali di business e open projects, ovvero progetti no profit a scopo sociale. Un esempio è “Pic 2 Speech”, un’applicazione mobile progettata appositamente per persone ipovedenti, con l’obiettivo di aiutarle a comprenderle al meglio il mondo che li circonda attraverso una tecnologia di deep learning, che descrive vocalmente il contenuto di immagini caricate dagli utenti stessi.
La tecnologia digitale non può essere solo studiata, ma va compresa in tutte le sue forme.
Dal caso di “Pic 2 Speech” si trova risposta alla domanda iniziale. L’intelligenza artificiale non solo è legata alle esperienza di vita, ma nasce proprio per rendere la vita più semplice. Senza dei problemi da risolvere o migliorare, l’uomo non sarebbe mai andato avanti. L’AI è, allora, l’ultimo degli ancora tanti sviluppi umani e tecnologici che accompagneranno l’esperienza dell’uomo sulla terra.
ProfessionAI non si può, quindi, di certo fermare qui. La startup ha in previsione di estendere i suoi percorsi formativi indirizzando chiunque lo desiderasse alle professioni di AI Engineer, Programmatore Python, Data Analyst e infine Big Data Specialist.
Tra le ambizioni più grandi – spiega Gullo – c’è quella di “rendere la formazione professionale quanto più accessibile, creando programmi personalizzati in base alle necessità della persona. Noi prima di essere imprenditori siamo ingegneri, ricercatori e programmatori, e siamo convinti che l’AI possa rivoluzionare il settore della formazione professionale, per questo stiamo investendo tutto su questo progetto”.