Peter Lindbergh: il fotografo che amava immortalare la vera bellezza

Lo scorso 3 settembre il mondo della moda o forse sarebbe più corretto dire dell’arte (perché la fotografia è in tutto e per tutto arte), ha detto addio ad uno dei fotografi più amati di sempre: Peter Lindbergh. Nella fotografia di moda il suo nome costituisce una garanzia. Lindbergh, all’anagrafe Peter Brodbeck, nasce in Germania nel 1944. Inizia da giovanissimo a lavorare come vetrinista nella cittadina di Duisburg, ma nei primi anni ’60 si trasferisce a Berlino dove inizia a studiare presso l’Accademia di Belle Arti. Ha così inizio la sua carriera da artista, che lo porta ad allestire anche alcune sue mostre. Nel 1971 scatta la scintilla: si trasferisce a Dusseldorf e si avvicina alla fotografia. Dopo aver lavorato per due anni come assistente del fotografo tedesco Hans Lux, nel 1973 apre il suo studio.

Nel 1978 si trasferisce a Parigi per dare una spinta alla sua carriera. Il suo è un approccio “neo-realista” che, all’inizio, alla moda fa un po’ paura. Siamo negli anni ’80, l’era dell’artificio, dell’esagerazione, del “troppo”, e Peter propone una fotografia vera, essenziale. Lui vuole raccontare, parlare, narrare, non semplicemente mostrare.

“Se elimini la moda e l’artificio, puoi vedere la persona vera”

Audace affermazione da parte di un fotografo di moda, se pensiamo ad essa solamente come abbigliamento. Se, però, andiamo oltre questo giudizio affrettato e superficiale, possiamo affermare che Peter è uno di quelli che hanno capito veramente che cos’è la moda. Uno strumento per esprimersi, per comunicare, per parlare, e lui attraverso le sue fotografie ha dato voce ai suoi soggetti. A quelle modelle da sempre considerate come dei manichini ha dato una voce, un nuovo valore. Scontato dire che tutte le donne che hanno avuto l’onore di essere fotografate da lui gli sono profondamente grate. Fedele al suo credo che la responsabilità dei fotografi sia quella di liberare le donne “dalla dittatura della gioventù e della perfezione”, nei suoi scatti coglie la bellezza, quella vera, senza artifici e ritocchi (che lui odiava).

Di fotografie Peter ce ne ha lasciate tante, tantissime, ma ce n’è una in particolare che può essere considerata il suo manifesto, conosciuta e riconosciuta da tutti. Nel 1989, l’allora direttore di Vogue UK, Liz Tilberis, gli fa una richiesta: fotografare quella che di lì a poco sarebbe stata considerata l’immagine del decennio che stava per iniziare. Chi meglio di lui poteva rappresentare l’estetica minimalista degli anni ’90? Non sceglie una solo volto, bensì cinque. Volti e nomi allora quasi sconosciuti e che ora potremmo definire delle leggende in questo campo: Linda Evangelista, Cindy Crawford, Christy Turlington, Tatjana Patitz e Naomi Campbell. Una scatto perfetto, che diventa un’icona e che certifica l’inizio dell’era delle super modelle.

Vogue UK, Gennaio 1990

Peter non cercava la perfezione, ma la verità. Emblematico di ciò è anche il suo ultimo lavoro, la cover del September Issue 2019 di Vogue UK, che tra l’altro vanta Meghan Markle come editor d’eccezione. 15 scatti, 15 ritratti, 15 donne, tra cui Greta Thunberg, Jane Fonda, Salma Hayek e Adwoa Aboah. Il titolo le presenta come le forze per il cambiamento e ognuna di esse riesce davanti all’obbiettivo di Lindbergh a comunicarci tutta la propria forza e determinazione.

Vogue UK, Settembre 2019

Una fotografia elegante e sincera. Ecco cosa ci lascia Peter Lindbergh e noi non possiamo fare altro che ringraziarlo e rendergli onore con alcuni dei scuoi scatti.

 

Giulia Storani