Moda: la forza di un “difetto”

Di Sebastiano Mura per Social Up!

Brufoli, lentiggini, fianchi sporgenti, labbra troppo fini, pettorali troppo sgonfi, a tutto, nel mondo della moda, si può trovare facilmente rimedio. Fuori o dentro la carta patinata della fotografia, dentro uno studio fotografico, nella fase del suo sviluppo o persino sulle passerelle, il mondo dell’apparire di oggi è esperto nel trovare il modo di nascondere ogni difetto, dal più piccolo al più ingombrante. Nel caso non ci si riesca, c’è sempre la possibilità di farlo diventare un qualcosa di voluto, di mostrato, di ostentato: gambe finissime, sederi esagerati e vita strettissima, labbra a canotto, nasi sgraziati e occhi inespressivi. Tutto, in un momento o nell’altro, può diventare “di moda”, un trend che per qualche tempo imperversa su passerelle e copertine per poi non lasciare traccia anche solo dopo qualche settimana dalla sua esplosione.

In un mondo così volubile e votato alla perfezione come quello della moda c’è chi però, ha fatto del suo “difetto”, il suo punto di forza. Con perseveranza, coraggio e, sicuramente, fortuna, ha trovato il modo di far sì che ciò che avrebbe costretto altri a sentirsi inadeguati, sbagliati, impresentabili, diventasse invece quella caratteristica del proprio essere unico, capace di lanciarli nell’universo di chi fa dell’immagine, il motore della propria vita.

I loro volti e corpi presenziano senza sosta sulle copertine più prestigiose di tutto il mondo. Interviste, partecipazioni e, sfilata dopo sfilata, hanno costruito un nome e una fama che oggi consentono loro di essere tra i più ricercati del settore. Motivo di esempio per gli altri, soprattutto per chi condivide con loro lo stesso problema o problemi simili, e vere e proprie “muse” ispiratrici di fotografi e stilisti, questi giovanissimi protagonisti del mondo della moda hanno fatto delle loro imperfezioni il motivo del loro successo, alla faccia di chi, per anni non ha fatto altro che dire loro che avrebbero dovuto nascondersi o che non avrebbero potuto mai realizzare i propri sogni.

Winnie Harlow è da anni ormai il volto del marchio spagnolo Desigual. La vitiligine, malattia che la accompagna da quando aveva quattro anni, i commenti, i bulli che ha incontrato sulla via, non le hanno impedito di vivere la vita che desiderava. Nel 2014 Tyra Banks, l’ex modella oggi vero e proprio “agente” scopritore di modelle, la nota su un social e le propone di partecipare al suo programma American Next Top Model. Winnie non vince, ma, come spesso accade, la fortuna non bacia solo i vincitori. Il suo volto e la sua storia fanno breccia nel settore moda e per lei iniziano mesi e mesi di copertine e sfilate. Oggi, a soli 22 anni, vanta contratti con Diesel, Swarovski e Sprite, e una carriera tutta ancora da definirsi.

Ha avuto a che fare col bullismo e col razzismo anche Shaun Ross, venticinquenne modello di origine afroamericane, per quel suo essere così diverso dagli altri ragazzi del quartiere del Bronx nel quale è nato e cresciuto. Una diversità dovuta all’albinismo, un disordine congenito che è la causa, tra le altre cose, di una totale mancanza di pigmentazione di pelle e peli del corpo. Nonostante l’albinismo e, anzi, grazie all’albinismo Shaun ha saputo farsi notare e, negli anni ha posato per le copertine di Vogue, GQ e Paper Magazine, e ha sfilato per Givenchy e Alaxander Mcqueen.  Anche importantissime star della musica lo hanno voluto come uomo immagine dei loro video musicali: Katy Perry (E.T.), Beyoncé (Pretty Hurts), Lana del Rey (Tropico).

Proprio Ross l’ha voluta con se in occasione della sua prima esperienza come Designer per la collezione “In My Skin I Win”. Melanie Gaydos, 27 anni, è una modella affetta da displasia ectodermica, una malattia che nel suo caso ha impedito la crescita di capelli, peli e denti oltre che causarle gravi problemi di vista. Tutto ciò non l’ha fermata, e dopo un piccolo assaggio del mondo della moda (dovuto ad un amico che l’ha convinta ad iscriversi ad un concorso in cui si cercavano dei tipi alternativi di bellezza), contratto dopo contratto, non si è ancora fermata e dice di sé: “certe cose, come il mangiare o il vivere in un determinato modo, non mi mancano, per il semplice fatto che sono cose che non ho mai vissuto. Sprecherei molte più energie per cercare di conformarmi a quello che sono gli altri piuttosto che per accettare quello che sono”.

Tutto può accadere nel mondo della moda, anche che una modella venga scritturata come “modello” e che, al contrario, un modello venga scelto come “modella” di punta di sfilate e servizi fotografici: loro sono Casey Lagler, classe 1977, e un passato da nuotatrice, che per la sua fisionomia, il suo portamento e la sua attitudine tipicamente “maschile” è stata la prima modella donna ad essere stata scritturata da una agenzia di moda (la Ford Models) come modello uomo e Andreja Pejic, australiana, che, oggi donna a tutti gli effetti, è stata una modella che per anni è passata con disinvoltura dalle passerelle di moda maschile a quelle di moda femminile. Il suo aspetto androgino le ha permesso di lavorare e sfilare per importantissimi nomi della moda: da  Jean-Paul Gaultier a Mark Jacobs.

Questi e altri volti della moda rappresentano oggi gli apripista di un concetto di bellezza che cambia veloce assieme ai tempi che di quella moda sono i promotori e i fruitori. Ci sono infatti anche Stephen Thompson, Diandra Forrest, Connie Chiu, tutti affetti da albinismo, Jamie Brewer, Madeline Stuart, le prime modelle con la Sindrome di Down, Jillian Mercado, che da anni combatte con la distrofia muscolare senza rinunciare alla sua passione per la moda, Brunette Moffy, con quello sguardo caratterizzato da uno strabismo molto evidente, e tantissimi altri. Una moda che si fa più inclusiva e libera, più aperta e più “tollerante”. Capace di sfidare e superare (anche se non sempre) quelli che vengono considerati come canoni universali di bellezza e stile. Un universo nel quale si spera, in un futuro non troppo lontano, questi nomi possano essere ricordati come quelle prime mosche bianche che con coraggio ed un pizzico di audacia hanno saputo fare dei loro difetti, la forza più prorompente della loro vita e della loro carriera.