Dal 2004, il 17 maggio di ogni anno si celebra la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, la transfobia. Una giornata che è stata riconosciuta dall’Unione europea e dalle Nazioni Unite e che segna, di fatto, l’importanza del valore dell’inclusività. Sono tanti gli ostacoli che la comunità lgbtqia+ si trova ad affrontare quotidianamente, ma in giornate come queste si possono davvero proporre iniziative volte a sensibilizzare al rispetto dell’altro. O istituire leggi apposite che garantiscono la tutela fisica, morale e persino giuridica di queste persone. Dopo l’affossamento del DDL Zan in Italia, il nostro Paese si è mostrato chiuso riguardo questo tipo di iniziative. Per fortuna, però, l’ultima parola non è mai detta. Grandi città come Milano possono, attraverso nuovi provvedimenti, urlare a squarciagola da che parte stanno.
In attesa che possa tradursi in un’iniziativa politica nazionale, il comune di Milano si è mostrato favorevole all’introduzione del primo Registro italiano per il riconoscimento del genere di elezione.
Le persone transgender avranno, quindi, la possibilità di avere il proprio nome di elezione su tessere, badge e documenti comunali. Proprio alla vigilia del 17 maggio, la mozione per l’istituzione del Registro di Genere è stata approvata. A presentarla è stata Monica J. Romano, prima consigliera transgender eletta nella storia di Milano.
L’Italia ha un triste primato che è quello di essere il primo paese europeo per omicidi di persone transgender. Questa piaga sociale ha un nome preciso, si chiama transfobia
Così la consigliera Romano ha iniziato la sua presentazione, mostrando come a conti fatti ci sia la necessità di intervenire per garantire sicurezze e cittadinanza ad una parte della popolazione.
Il 27 ottobre del 2021 il DDL Zan è stato affossato, ma nelle ultime settimane anche ripresentato. La comunità lgbtqia+ pur se rammaricata dagli ultimi fatti, non si è mai arresa.
Neanche Milano si è arresa, ed è per questo che è diventata la prima città italiana che avrà un Registro di Genere.
Ciò consentirà a tutte le persone transgender che lo desiderino, di cambiare il proprio nome sulle tessere prima che sia definitivamente cambiato nella carta d’identità, accelerando così il processo. Quindi sull’abbonamento ATM, tessere delle biblioteche, badge e documenti di riconoscimento aziendali per i dipendenti del Comune di Milano e delle aziende partecipate si potrà leggere il loro nuovo nome. Una questione che è a tutti gli effetti burocratica, ma che ha conseguenze anche psicologiche per l’individuo che la sperimenta sulla propria pelle.
Infatti, le persone transgender in Italia “vivono in un limbo giuridico con documenti che sono del tutto incongruenti con l’aspetto esteriore e l’identità sociale, mantenendo il nome anagrafico e il sesso di origine su tutti i documenti di riconoscimento”. Il nome, d’altro canto, è per il bambino la prima forma di riconoscimento. E diventa un problema continuare a sentirsi chiamati in un modo che non rispecchia più la persona che si è.
Milano si dimostra, quindi, all’avanguardia ma soprattutto inclusiva.
Non solo sarà possibile ottenere il proprio nome di elezione semplicemente attraverso una dichiarazione davanti a un ufficiale di stato civile. Ma, si legge da Il fatto quotidiano.it, la mozione promuove il diritto di voto delle persone trans che a causa delle divisioni di genere dei seggi, rinunciano a recarsi alle urne. Un senso di inadeguatezza tale che li porta, quindi, a non usufruire di un loro diritto fondamentale.
Ecco che si capisce l’importanza di questo tipo di iniziative, che miglioreranno di gran lunga l’esperienza di vita di molte persone.
Scegliere di cambiare genere è già di per sé un percorso lungo, tra visite mediche e psicologiche anche la componente burocratica fa la sua parte. Agevolare in tal senso la transizione rappresenta il primo passo per lottare contro la discriminazione. E soprattutto non far percepire che queste persone siano un problema per la società perché hanno tutto il diritto di essere se stesse alla luce del sole.
Esclusione e marginalità sociale grazie alla città di Milano saranno dei termini sempre meno utilizzati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità già da anni aveva stabilito che essere transgender non fosse una malattia psichiatrica. Tuttavia, la vita pratica di tutti i giorni rende difficile far vivere queste persone in una società che non li accetti per come sono, neanche giuridicamente, neanche chiamandoli con il nome che li rappresenta.
Trascorrere le vacanze a Milano può essere un incubo
Quella di Milano è una vittoria storica che si augura possa diventare l’apripista di una nuova legge nazionale che riconosca il diritto all’identità di genere e all’autodeterminazione delle persone transgender.