Il macabro nell’arte: dipinti terrificanti

Di Alfonso Lauria, Erminia Lorito e Federico Frigo per Social Up!

Arte “horror”? Il tema del macabro, sentimento di gran impatto che diede vita ad alcuni dipinti tra i più inquietanti e sanguinolenti della storia della pittura: ci sono pittori che hanno avuto l’ardire di rappresentare soggetti inimmaginabili. Grande forza rivelatrice di inflessibili, coraggiosi e solidi messaggi, riflessione delle più affascinanti profondità d’animo degli artisti: è anche questa l’arte macabra.

Ecco un breve tributo riflesso da magnifici quanto macabri dipinti.

1. La morte di Marat – Edvard Munch

1907. L’instabile pittore norvegese Edvard Munch dipinse, “protetto” da un’altra storia e ovviamente da altro titolo, un’allegoria, che rifletteva senza alcuna superficiale remora, un trascorso personale, il tradimento dell’amante, Tulla Larsen. L’artista reinterpretò l’evento ben più famoso creando una sua versione alternativa dell’omicidio di Marat ad opera di Charlotte Corday, come se quei protagonisti fossero Edvard e Tulla. Munch conferì un suo tipico immancabile tocco, con uno strano ed ambiguo tono sessuale pieno di vulnerabilità e vergogna: lenzuola insanguinate ed un realismo raccapricciante.

2. Studi anatomici – Théodore Géricault

Il celebre dipinto “Le zattere della Medusa” lo segnò ossessivamente per gran parte della sua carriera. Famigerato naufragio avvenuto realmente nel 1816, su 147 dispersi solo 15 causa cannibalismo ce la fecero. La sua interpretazione lo fece inserire ferocemente quanto rapidamente nel palcoscenico della ribalta artistica, infatti fin dall’accaduto tale tragedia causò enorme scandalo e disagio da parte di numerosi funzionari politici. Sperando in una rapida e dinamica ascesa delle proprie opere Géricault iniziò a dipingere le tremende conseguenze di quel disastro con incredibile dedizione. Si stava progressivamente trasformando non tanto in un’artista affettuosamente abbandonato alle più pura devozione, quanto in un medico propenso quasi al solo studio anatomico. Per la sua opera finale raccolse quantità inquietanti di resti umani e parti di corpi in putrefazione frequentando assiduamente obitori ed ospedali.

3. Le opere di Francis Bacon

E’ un sublime al negativo quello che ha reso Francis Bacon famoso ed affascinante, la cui produzione, iniziata negli anni Quaranta ed esauritasi all’alba degli anni Novanta con la morte, viene ricostruita dalla rassegna ospitata al Grimaldi Forum di Monaco dal 2 luglio al 4 settembre 2016. Ma chi fu veramente Francis Bacon e cosa lo rese così famoso? Artista dalla personalità complessa al limite del disturbo psichico, con un’attitudine per la mutilazione e la malattia tanto da valergli l’appellativo di “dublinese maledetto”, fu un pittore ai limiti della patologia estetica, che nella deformazione e nella scarnificazione dei volti ha trovato la sua illustre grandezza, come testimoniano alcune delle sue opere. Un mondo delirante e visionario quello dei racconti per immagini di Francis Bacon. Un mondo in cui ha avuto il coraggio di spingere, fino all’estremo, i soggetti della sua pittura, quasi a volerne raccontare un progressivo processo di caduta spirituale, dai piccoli ed intensissimi ritratti, ai monumentali trittici, dal tema della Crocifissione, alle manipolazioni dei Ritratti di Innocenzo X di Velazquez, e Figura con la carne Opere che fanno ormai di Bacon il maestro indiscusso della deformità. La rassegna coltiva il mito di Bacon e permette di coglierne tutte le sfumature. La bellezza alquanto surreale delle sue immagini permette di cogliere la sua sensibilità oscura che si riversa infatti con violenza sulle sue opere che risultano popolate da una cruda drammaticità, il tutto tradotto in un equilibrio sottile tra un’energia straripante e la disperazione.

4. Dante e Virgilio all’Inferno – William-Adolphe Bouguereau

Quale movente e quale opera letteraria migliore se non la Commedia di Dante per dar vita ad un’opera marcatamente con espliciti tocchi di macabro. Fiamme, zolfo e dannazione eterna, perfette caratteristiche per realizzare un dipinto quasi creatosi naturalmente. Protagonista ne è il pittore francese William-Adolphe Bouguereau cui si volle dedicare ad una scena nell’ottavo cerchio dell’Inferno. Una feroce e sanguinolenta lotta tra dannati, in cui l’aggressore falsario Capocchio viene morso sul collo da Gianni Schicchi, intento a rivendicare l’eredità di un uomo morto.

5. Giuditta e Oloferne – Caravaggio

Senza dubbio il tocco più noir e l’accento sul macabro sono stati posti da Caravaggio, nella tela del 1599. In quest’opera, la figura di Giuditta si dipinge di nuove emozioni, che traspaiono in primo luogo dal suo volto e dalla sua gestualità. Le braccia, tese al massimo, cercano quasi di sfuggire alla decapitazione che stanno compiendo, e l’espressione inorridita e nauseata della vedova, unitamente al candore della veste e della pelle, non fanno altro che metterla in contrapposizione rispetto al buio e all’atmosfera fosca dello scenario. La figura dell’anziana serva accanto a Giuditta, di contro, serve ad acuire la sensazione di oppressione, di corruzione e di soffocamento in cui la tela ci vuole trasportare, e il suo volto deforme, al quale si contrappone quello di Oloferne, mettono l’ebrea al centro della prospettiva, in un vortice di oscurità e perdizione. L’espressione stravolta del generale assiro, scosso dagli spasmi e dalla morte di cui è preda, unita all’aspetto disgustato di Giuditta e all’orrore manifestato dall’anziana serva fissano la tela in uno statico dinamismo, come se il pittore avesse voluto imprimere nella mente di ogni spettatore il disgusto, la tensione esasperante, la pesantezza barocca dell’elemento macabro. La purezza di Giuditta, a metà tra il freddo assassinio e la giusta liberazione del popolo, è il punto focale dell’opera, un’opera a tinte fosche, a tratti disturbante, che fissa come oggetto predominante la crudeltà e il sangue che scorre, richiamato dalla tela che troneggia nella parte alta del quadro, quasi ad alzare il sipario sullo spettacolo dell’orrore.

6. Suicidio – Edouard Manet

Senso di perdizione, di fugacità, di inconsistenza del tempo, dileguamento delle cose come delle emozioni. Sono questi i sentimenti che riusciamo ad estrapolare dall’inquietante dipinto di Manet“Suicidio”: corpo accasciato, pozza di sangue, schizzi sul muro. Una grande atmosfera di mistero e macabro aleggiano imperiose nell’intera rappresentazione.

7. Saturno che divora uno dei suoi figli – Francisco Goya

Un incolmabile sfiducia ed un’infinita quanto ombrosa instabilità interiore, furono queste le ultime fondamenta del lavoro maturo di Goya. Da sempre pittore militante, negli ultimi anni della sua carriera nonché vita, la sua produzione diventò progressivamente più tetra, perdendo totalmente la sfiducia nel proprio governo e lottando a fatica contro la malattia che lo colpì. Definitivamente tra il 1819 e il 1823 indirizzò tale indelebile negatività nella cosiddetta “Pittura nera” come per esempio “Saturno che divora uno dei suoi figli”. Tale dipinto riflette una profonda inquietudine e insicurezza, rappresenta l’ossessione del titano per l’ipotetica ribellione dei figli che divorava appena nati.

8. Dragone rosso – William Blake

Quale figura e sua consequenziale rappresentazione potrebbe essere più terrificante del temibile Grande Drago rosso del Libro dell’Apocalisse e del dipinto di Blake? Sia le sue opere sia l’evento biblico non meriterebbero ulteriori spiegazioni:

“Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi;  la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna che stava per partorire per divorare il bambino appena nato.”

Questi sono gli aspetti macabri dell’arte che pochi, se non nessun manuale. Veneri e Amorini nei quadretti di un museo? Ma per favore! E questi quadri macabri li avete mai visti?