Movimento per l’emancipazione della poesia: un’invasione urbana di poesia!

Di Andrea Colore e Alice Spoto per Social Up!

Il Movimento per l’emancipazione della poesia è nato nel marzo 2010 con l’intento di diffondere fra le persone comuni una nuova idea di poesia. In realtà, l’approccio con la poesia non deve essere necessariamente scolastico: il MeP è impegnato in una campagna di divulgazione culturale ma allo stesso tempo di rispetto per le diverse forme artistiche. E’ curioso il fatto che al MeP aderiscano persone il cui nome non viene mai menzionato alla fine del loro componimento: secondo lo statuto del MeP, l’anonimato sarebbe funzionale a mettere in primo piano la poesia e non il poeta. L’organizzazione è aperta a tutti coloro che vogliano cimentarsi a diffondere una bellezza artistica attraverso mezzi originali, questo è vero, ma comunque accessibili a tutti. Principale strumento di divulgazione è l’affissione alle pareti della città di fogli su cui sono stampate le poesie. Nonostante alcuni hanno mosso la critica di affissione abusiva, il Mep ha continuato a tappezzare le nostre città con questi carteggi clandestini per diffondere il messaggio emotivo della poesia.

Il Movimento per l’emancipazione della Poesia, la magia delle lettere in città (a cura di Alice Spoto)

Il movimento è molto variegato sia per l’età sia per ceto sociale e esperienze di vita. Uomini e donne sono presenti più o meno allo stesso numero. All’interno del MeP c’è posto davvero per tutti: dal giovane universitario con l’esigenza di esprimere le proprie emozioni, al cinquantenne più esperto e con uno stile ricercato. I membri del MeP non ritengono di fare parte della Street Art, con la quale condividono soltanto il mezzo e il luogo di diffusione della loro espressione artistica. Le loro opere nascono altrove, non per strada, ma vengono introdotte nella quotidianità della gente comune in ogni modo possibile, con l’obiettivo di spiazzare e donare stupore, inserendoli in contesti urbani inusuali per la letteratura. La strada è dunque un solo mezzo di diffusione, non la fucina primaria di elaborazione dell’opera.

Le tecniche utilizzate vanno dal classico attacchinaggio sui muri delle vie, di palazzi ed edifici, al volantinaggio. Il movimento agisce sempre con la premura di non deturpare monumenti artistici e procede anche attraverso il cosiddetto “inserimento clandestino” delle poesie dentro libri in vendita nelle maggiori librerie. Voi ad esempio, ne avete mai trovata una? Purtroppo, numerose sono state le deturpazioni delle suddette poesie cartacee così come gli insulti scritti, ma non sono mancate pure aggiunte, pensieri e correzioni inserite su questi fogli A4.

Il movimento però sfrutta anche gli attuali e moderni mezzi di comunicazione come i social network. La loro pagina ufficiale Facebook è molto attiva e ricca di foto che ritraggono i fogli in varie parti d’Italia e addirittura d’Europa. Sul loro sito vengono archiviate le varie poesie ed è possibile inoltre contattare lo staff per inviare segnalazioni di avvistamenti di queste e chiedere informazioni per entrare a far parte attivamente del gruppo.

L’aspetto interessante e innovativo del gruppo è il fatto che non esiste una selezione interna per scegliere i membri che ne faranno parte. Si parte infatti dalla concezione democratica che chiunque ha l’urgenza di comunicare qualcosa è in grado di scrivere. Inoltre secondo il Manifesto del movimento, nessuno può arrogarsi il diritto di giudicare. Non vengono fatte distinzioni di stile o qualità, di conseguenza il repertorio è molto variegato e cerca di attrarre un pubblico più vasto possibile. Le poesie non vengono firmate per mantenere l’anonimato degli autori, ma sono contrassegnate da un’iniziale alfabetica accompagnata da un numero.

Di cosa parlano le poesie metropolitane? (a cura di Andrea Colore)

La grande varietà di scrittori che aderiscono al Movimento per l’emancipazione della poesia genera stili e tematiche differenti. Dallo studente che scrive “di getto” sulla voglia di vivere o sull’amore, allo stile più raffinato degli adulti che esprimono temi più meditativi. Attraverso una forma di “arte democratica“, ognuno può dedicare del tempo alla composizione di poesie che non solo spaziano in una vasta gamma di argomenti, ma comprendono poesie più o meno estese. E’ di C.06 la poesia “Riflesso“, il cui stile può ricordare i poeti ermetici del ‘900:

“Innocente di pura gioia,

per chi saprà guardarmi così,

senza specchi”

M.27, con molta probabilità, è una persona adulta che dedica una prolissa poesia alla sua infanzia dal titolo non casuale di “Peter Pan” (vv. 12-17):

“Una volta però,

innamorato del suo fluttuare

con tanta facilità,

decisi di provare anche io

nel mondo reale

a volare tra le nuvole”

Nella poesia “Petali“, G.45 non solo si limita ad usare in modo innovativo figure trite figure poetiche rendendole davvero originali, ma usa anche degli accorgimenti retorici non di secondaria importanza che rendono dunque la poesia molto studiata nei suoi dettagli. E’ il caso dei versi 3-4 dove l’accostamento di suoni sibilanti rende all’ascoltatore l’idea del vento:

“un semplice soffio del vento

può distruggerci”

Infine, per concludere questa breve disamina di poesie itineranti, M.64 nella poesia “Accordi” non teme di certo di provocare reazioni nei moralisti! Ricordiamo che questi brevi versi potevano essere sotto gli occhi di tutti…

“Primavera, un pomeriggio.

Nudi, vicini.

Ad infrangere le regole che tacitamente abbiamo sottoscritto”

Come si è evinto da questi pochi esempi di poesia del MeP, questo particolare tipo di poesia rifugge dalle forme tradizionali che siamo abituati a vedere, anche dal punto di vista del layout (o impaginazione) dei versi. E’ un tipo di poesia che si avvicina certamente ai canoni della rottura delle forme poetiche pre-novecentesche, che abbassano di certo il tono degli argomenti, ma non per questo producendo sterili componimenti. Infatti, in questa sede, abbiamo voluto dare prova dell’esatto opposto. Non è forse anche questo una specie di avanguardia, una sorta di modo come tanti per dare adito alle proprie emozioni anche se non nei modi convenzionali che i più conoscono? Non è dunque, in una parola, arte anche questa?

“C’è lo sporco e il degrado? Noi mettiamo un barlume di bellezza”