Di Luca Sardella per Social Up!
È sempre più difficile negli ultimi tempi trovare un solido appiglio al quale potersi aggrappare, sul quale poter fare ciecamente affidamento. La nostra società sembra portarci sempre di più verso la solitudine, la competizione, i finti legami. Ci viene offerta la possibilità di stringere amicizia con il mondo intero ma questo fa di noi individui debolmente interconnessi da una linea inesistente. La nostra società rispecchia perfettamente il concetto ideato dal noto sociologo polacco Zygmunt Bauman: “Società liquida”. Ma che cos’è la società liquida?
Questa espressione è stata coniata per indicare l’assenza di qualsiasi riferimento “solido” che caratterizza la società post-moderna. Questa epoca è contrassegnata, infatti, dalla totale assenza dello Stato che, non riuscendo più a tracciare una strada politica ben definita, smette di essere un punto di riferimento per i cittadini i quali, come fossero dei liquidi, deformandosi, adattano la loro forma al proprio contenitore.
Tematiche sociali e culturali che, fino a prova contraria, dovrebbero contraddistinguere il nostro vivere comune, cessano di avere importanza, mentre altre, più superficiali e banali, risultano essere fondamentali. La necessità di documentare ogni istante della nostra esistenza partecipa attivamente a renderci fluidi, ci aiuta a modificare il presente in un file facilmente dimenticabile. Siamo portati a metterci in mostra, come se i Social Network fossero delle vetrine da arricchire. Questo mondo veloce e sbrigativo pretende il nostro egoismo, facilita la competizione andando a distruggere il concetto di condivisione sociale che tanto farebbe comodo in un momento di profonda crisi come questo. Ma da quando è iniziata a cambiare la società?
Durante il corso del ‘900 le persone scelsero di limitare la propria libertà favorendo l’ordine, la regolamentazione e la cooperazione. È impossibile negare la violenza psicologica che i totalitarismi nel secolo scorso sono stati capaci di esercitare, ma perché l’uomo, successivamente al conseguimento della libertà è stato così bravo a disunirsi e a smarrirsi?
Questo lento processo ha portato l’umanità a sfidarsi, scomponendosi in singole entità in cerca di affermazione. L’egoismo dei singoli individui nei confronti delle comunità ha portato gli esseri umani ad assumere un atteggiamento profondamente individualista.
L’uomo si ritrova solo, preferisce realizzarsi singolarmente, anche a discapito degli altri, dimenticando il concetto di cooperazione. Tutto ciò ha portato a una profonda crisi dell’identità sociale. L’assenza di punti di riferimento e l’ esposizione a un numero eccessivo di modelli poco stabili e di certo non duraturi hanno condotto le persone a isolarsi alla ricerca della propria identità. Queste trasformazioni provocano una sorta di rapida “liquefazione” delle strutture e delle istituzioni sociali, frantumano i tempi e gli spazi comunitari, lasciando terreno solamente alle soggettività. Vanno in questo modo affievolendosi le tradizionali colonne portanti della collettività: Stato, Chiesa, famiglia, scuola e istituzioni. L’uomo, in questo momento di confusione, vive tentando di adeguarsi a forme e modelli che cambiano continuamente e a seguire compulsivamente mode e tendenze. La “società fluida” lascia gli individui in balia delle proprie ansie, ossessionati dalla continua ricerca di se stessi.
Zygmunt Bauman, attraverso importanti studi, ha cercato di dimostrare come l’uomo stia sbagliando notevolmente il modo di intraprendere la propria vita. Le culture, le tradizioni, le religioni, le idee politiche sono valori che hanno permesso all’uomo di identificarsi nel tempo, dei marcatori culturali da trasmettere di generazione in generazione. Non dimentichiamo da dove siamo partiti e cosa ci è stato insegnato, affinché le persone in futuro abbiano la possibilità di ritrovarsi.