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Lost in the desert: una canzone perché nessuno venga lasciato indietro

Nel momento più difficile del XXI secolo c’è bisogno di unione, di condivisone, di forza reciproca. L’emergenza Coronavirus non ha risparmiato nessuno, ci ha spogliati delle nostre certezze, ha messo a nudo tutte le nostre fragilità. Ed è in momenti come questi che è necessario più che mai pensare all’altro, guardare al di là di noi stessi. Così è nata “Lost in the desert”, una canzone per tutti i lavoratori dello spettacolo che vivono un periodo di crisi senza precedenti.

Nei film che guardiamo, nei concerti a cui assistiamo e nelle canzoni che ascoltiamo c’è tutto un mondo che lavora al buio, dietro le quinte e che permette che tutto ciò possa arrivare a noi. Non c’è solo l’attore protagonista, non c’è solo il frontman della nostra band preferita, ci sono altre persone che fanno funzionare questo meraviglioso meccanismo che è lo spettacolo.

“Lost in the desert” nasce con lo scopo di ricordare tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo e di aiutarli concretamente. È un progetto collettivo nato dalla collaborazione di Daniele Silvestri, Rancore, Venerus, Mace, Joan as a Police Woman, Antonio Filippelli, Rodrigo D’Erasmo, Alain Johannes, Enrico Gabrielli, Gabriele Lazzarotti, Fabio Rondanini e Daniele “ilmafio” Tortora.

Il brano alterna una prima strofa e un ritornello inglese, cantati da Joan as a Police Woman a intermezzi in italiano di Daniele Silvestri; oltre a questo c’è una bellissima strofa di Rancore, caratterizzata dalla sua solita genialità e da immagini tanto evocative quanto efficaci.

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È proprio la strofa del rapper romano che dà maggiormente l’idea della situazione incerta che ha colpito i lavoratori dello spettacolo e, aggiungiamo, tutti i lavoratori colpiti dalla crisi. Un estratto:

«Quando sono certo che farò ritorno non lo so / che senso hanno i viaggi / fossi nel deserto che ci vado a fare se non / credo un po’ ai miraggi / quante volte mi sento ok, quante no / viceversa oggi sto KO.»

Bellissime le parole di Daniele Silvestri in occasione della presentazione di questo fantastico progetto qual è “Lost in the desert”:

«Avete presente quando, alla fine di uno spettacolo, di un concerto, di un’esibizione di qualsiasi genere, il protagonista principale chiede “un applauso ai tecnici”? Magari aggiungendo qualcosa tipo “senza di loro, nulla di questo sarebbe possibile”. Avete presente? Ecco. È vero. […] Per noi non sono una categoria qualsiasi. Non sono numeri. Sono volti e nomi di fratelli, che da sempre dedicano, e vi dedicano, tante ore […] Ecco moltissimi di questi fratelli ora non hanno più niente a cui aggrapparsi. Alcuni sono semplicemente disperati, rimasti privi di lavoro e privi di tutele, sentono di non esistere.»

Non dimentichiamoci quindi di chi ha perso tutto, di chi non ha più tutele, di chi non sa come sarà il futuro per lui. “Lost in the desert” è un primo passo nella giusta direzione.

Marco Nuzzo