L’Illuminismo: una storia di uguaglianza e libertà

Al giorno d’oggi, la società è formata da persone con opinioni proprie, libertà di pensiero, libertà di parola e uguaglianza tra le persone. La stessa Costituzione Italiana presenta il terzo articolo, uno dei 12 principi fondamentali, che cita:

”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

Per arrivare a ciò però, è stata necessaria una profonda trasformazione etica e sociale del pensiero collettivo, che iniziò già nel Settecento con il periodo dell’illuminismo.

Gli illuministi, i cosiddetti ”philosopes”, credevano che la ragione fosse il concetto essenziale da applicare nella vita quotidiana. Credevano che la ragione fosse uno strumento ideale per vagliare ogni aspetto del reale. Credevano cioè in una “società illuminata” in cui l’uguaglianza, la filantropia, la ragione, il cosmopolitismo, rappresentassero tutti il fulcro della vita.

Quando questa corrente di pensiero iniziò a svilupparsi e a ramificarsi nella società di allora, molti sovrani ne furono colpiti perché ciò recava in sé un principio di giustizia, di cambiamento e vedevano in esso, la possibile felicità per il proprio popolo. L’Illuminismo prese piede in Europa con grande velocità ed entusiasmo. Molti furono quindi quelli che vennero definiti i ”despoti illuminati”: Maria Teresa D’Austria ed il figlio Giuseppe, Leopoldo Granduca di Toscana, la zarina Caterina di Russia ed altri ancora. I ”sovrani illuminati” introdussero molte riforme che cambiarono radicalmente la vita del popolo come il catasto, un registro dove venivano elencate le proprietà ed i beni immobili delle persone (così da tenerle sotto controllo ed imporre tasse eque per le proprietà possedute da ognuno); divennero amici dei filosofi Voltaire e Rosseau  (come Maria Teresa D’Austria e Caterina di Russia, che scambiavano molte idee e pensieri con quest’ultimi), e accettarono  il pensiero illuminista applicando i principi di uguaglianza e tolleranza nel loro regno.

Il filosofo Voltaire.

I sovrani illuminati credevano quindi di donare la ”pubblica felicità”, ma non sempre questo fu reso possibile, a causa appunto della modernità di questi pensieri, per molti fin troppo scomodi proprio perché innovativi…

Il dispotismo illuminato non passò però inosservato: in alcuni stati, tempo dopo la pubblicazione del trattato giuridico ”Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria (nel 1764), venne abolita la tortura e la pena di morte, considerata una pratica barbara, inutile ed ingiusta, sebbene l’effettiva cancellazione della pena capitale è stata effettuata solo dopo qualche secolo. L’Italia, per esempio, ha abolito la pena di morte nel 1948, ma stati come gli Stati Uniti la praticano ancora oggi. Lo stesso principio di ”uguaglianza sociale” ancora oggi, a sentire le notizie di cronaca, sembra un’utopia. Cosa ci ha lasciato quindi l’Illuminismo? La comparsa dei ”re illuminati” ha smorzato le catene dell’oppressione tirannica, iniziando così a considerare i sovrani come rappresentanti vicini al proprio popolo, al quale offrire supporto e mezzi di sussistenza. Una logica di “primus inter paris” (ovvero “primo fra i pari”) secondo un ideale filantropico. Insomma, una società in cui il sovrano deve innanzi tutto aiutare e guidare i propri sudditi. E’ nell’illuminismo che trova le sue radici la società odierna.

Il periodo illuminista e le politiche applicate dai re sono stati dunque il fondamento essenziale per arrivare all’uguaglianza come è intesa oggi, popolare e democratica, che migliora l’aspetto egalitario e la libertà di ogni persona, e che finisce dove inizia quella di un’altra. Nel rispetto della tolleranza, della ragione umana e del paese stesso oggi si può sicuramente più di allora lottare per questi tanto antichi principi che possono ancora migliorare il futuro di tutti.