Leggere in spiaggia: Fabio Genovesi e “Il calamaro gigante”

Da poche settimane, è arrivato in libreria “Il calamaro gigante”, il nuovo libro di Fabio Genovesi, edito da Feltrinelli.

Il titolo e la copertina fanno intendere che l’attenzione dello scrittore è per uno di quegli animali che nell’immaginario collettivo è da sempre sottovalutato e poco indagato.

In realtà, già dall’incipit, Fabio Genovesi fa capire quanto lui sia interessato a dire più di quello che non si vede. Prende ad esempio il mare: crediamo di conoscerlo, ma nessuno può dire quali sono e come sono fatte le sue profondità.

È un inizio che fa da perfetto assist al protagonista del libro ossia il calamaro gigante.

Esiste o non esiste il calamaro gigante? È questa la domanda da cui viene travolto il lettore quando pagina dopo pagina asseconda lo scrittore facendosi trascinare dove vuole condurlo.

E Fabio Genovesi fa dei giri immensi tra realtà e leggende e snocciola aneddoti sul mondo del calamaro gigante. Parla delle sue sembianze mastodontiche e delle sue caratteristiche attraverso ch lo ha cercato, visto e provato a catturare. Uno svisceramento nel quale il lettore si perde, si confonde, si interroga, ma restando sempre curioso e attento.

Fabio Genovesi, infatti, ha saputo scrivere del calamaro gigante inserendo anche il suo punto di vista sull’approccio alla vita con riflessioni e personali opinioni su come affrontare ogni esperienza o ogni emozione che ci pervade fino a travolgerci.

Pagina dopo pagina, si scopre che lo scrittore fa del calamaro gigante un pretesto per poter parlare di altro. Al centro del libro vi è l’importanza incontrovertibile e necessaria delle storie, imprescindibili per alimentare i rapporti. Quando si perde la voglia di raccontare, per Genovesi i rapporti di qualunque tipo sono destinati a morire.

 

Allo stesso modo, lo scrittore riflette sull’uso della parola ormai che ha in sè il senso della resa e del rimpianto, ma anche a come le cose più importanti della vita arrivino per caso quando siamo intenti a pensare ad altro.

Storie, quindi, come collante tra gli esseri umani, ma come motore di ogni esistenza. Non importa se il calamaro gigante esista o no, conta di più averne potuto raccontare, averlo potuto usare come esempio per spiegare quanto sia importante continuare a credere in ciò che non si vede, ma c’è come i sogni, le ambizioni e la voglia di scommettersi.

In ultima analisi, Fabio Genovesi si sofferma a parlare di salvaguardia dell’ambiente, focalizzandosi su quanto il mare, casa del calamaro gigante e uno degli elementi naturali più apprezzato, sia vittima di inquinamento a causa di quanti ne fanno una discarica gettando mozziconi di sigarette, plastica e ogni oggetto non biodegradabile.

“Il calamaro gigante” in meno di duecento pagine è una lettura capace di aprire la mente, riflettere e condurre in un mondo immaginato che ha spunti per il mondo reale. Fabio Genovesi è riuscito nell’intento di saper elogiare la bellezza della narrazione qualunque sia il suo oggetto, solo per il fatto di saper raccontare storie, saper proteggere i sogni e saper guardare oltre come Leopardi nel suo “Infinito”.

Buona lettura!

Sandy Sciuto